Non preoccuparti di cosa sta per fare qualcun altro.
Il miglior modo per predire il futuro è inventarlo.

Alan Kay

Perchè praticare “l’eutanasia” sul fidanzato malato

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I fidanzati sono una cosa bellissima. Perché avere un fidanzato è come avere una bambolina voodoo in carne e ossa su cui però invece di infierire con gli spilli, che poi sono pure poco maneggevoli e si perdono, si può infierire con la pazzia. Quando tutto va male, quando si spezza un’unghia, quando la carote biologiche sono terminate lui è lì a farsi maltrattare direttamente e indirettamente, e comunque nel 90% la causa determinante è sempre la solita famigerata sindrome premestruale.

 

Il fidanzato

4.1.1Avere un fidanzato è importante perché soddisfa il desiderio materno di quasi ogni donna (meno che di Anna Maria Franzoni). Il senso è: dopo essersi sfogate durante l’infanzia giocando a mamma e figlio, intorno a 12 anni c’è bisogno di passare oltre (anche perché se vuoi avere un’amichetta giocare a mamma continuare a proporle biberon in plastica non è il massimo) e quindi subentrano i fidanzati, quando poi intorno ai trent’anni capisci che il tuo lui continuerà eternamente a comportarsi come se fosse un adolescente impazzito fai un figlio cosicché tu possa ricominciare da capo e mettere in pratica tutto ciò che hai imparato in anni e anni di Baby Mia (che però rispetto al vostro fidanzato era in uno stadio già più avanzato perché non solo parlava ma aveva delle opinioni anche se non interpellata).

I risvolti negativi dell’essere fidanzate

Comunque avere un fidanzato è anche uno schifo certe volte, e non solo nei momenti in cui vieni colta da quelle domande esistenziali (sempre frutto della sindrome premestruale) che poi sono due: non mi ama più? Ha un’amante? Che sono indissolubilmente legate: non mi ama più perché ha un’amante, ha un’amante perché non mi ama più, forse è per questo che è da ben un giorno che non sbava per fare sesso.

Quando un fidanzato si ammala

Avere un fidanzato può essere orribile perché si ammala. Sì gli viene l’influenza. E quando un fidanzato ha l’influenza è peggio che se aveste appena mangiato l’ultimo caco mela della stagione, per giunta andato a male. Vi deprimerà e terrà in ostaggio la vostra gioia di vivere. I fidanzati malati talvolta si aggirano attorcigliati in un plaid di pile e fingono di non voler far pesare a nessuno il fatto di avere l’influenza ma hanno dei metodi abbastanza eloquenti per farvi comprendere quanto la loro presenza sia in realtà ingombrante e non possano essere ignorati.

Più o meno accade che ti svegli e lo fai perché lui ha iniziato a tossirti amabilmente nell’orecchio, lui stranamente annuncia di volere una spremuta d’arancia o un tè caldo, una cosa insolita per lui, stoico amante del caffè e della sua straordinaria alienazione mattutina da Facebook, ti segue in cucina, a quel punto ha preso il plaid, e inizia a fissarti. È lì che capisci che si è ammalato, o più probabilmente ha solo il raffreddore ma ha deciso di comportarsi come se avesse riesumato il colera tra le malattie contraibili nel 2015. A quel punto hai solo una cosa da fare: ignorarlo. Non bisogna mai chiedergli cos’ha, più che altro perché questo renderebbe reale il suo malanno. E comunque è meglio procrastinare il momento in cui lui deciderà che la malattia è in uno stadio talmente avanzato da doversi mettere a letto aspettando che tu ti trasformi in una tenace infermiera pronta a tutto per fargli mettere il termometro, che rifiuta costantemente, perché per lui l’influenza non dipende dai sintomi universalmente riconosciuti ma solo dalla sua scelta di averla contratta.

uomo-con-influenzaDopo una mattinata trascorsa tra fazzoletti accumulati sul comodino e squilli sul cellulare mentre sei in cucina che solitamente esprimono la necessità di acqua, brodo, attenzioni e sguardi di commiserazione mista ad amore (loro l’odio non lo percepiscono come una possibilità), arriva il momento in cui esci, perché magari lavori, perché vuoi fare la spesa o perché hai una vita, e al tuo ricordo le cose sono cambiate: continua a fare il baco da seta dentro il plaid ma si è amabilmente spostato davanti a Fifa15. Quando arrivi se sei abbastanza scaltra non gli chiedi niente e prendi tempo, se sei me invece gli chiedi come sta e a quel punto ti rendi conto di quanto ti ami e quando la tua presenza gli sia necessaria perché il tuo arrivo coincide col momento in cui ha finalmente deciso di prendere una Tachipirina, che era evidentemente troppo lontana per essere raggiunta con le sue poche forze durante le 5 ore in cui sei stata assente.

Sorpreso: “Come si prende questa medicina?”

Sorridi.

“E’ orosolubile”

Perplesso: “Cioè?”

Con simulato amore: “Devi scioglierla in bocca”

Affranto: “Ma fa schifo”

Sorridi.

La “vendetta”

La Tachipirina sortisce effetti miracolosi, talmente miracolosi che esce dal suo guscio di plaid, comincia a chiacchierare e farti una serie di moine. Ecco allora che arriva la fregatura: “amore, mi sento decisamente meglio, quindi vado a giocare a calcetto”.

Nessuna risposta è adeguata o opportuna, meno che tirargli un posacenere in faccia. Non lo fai, sorridi amabilmente pensando che tra 11 giorni avrai il ciclo. Lo guardi seraficamente preparare la sua borsa da calcetto pensando a tutte le cose che avresti dovuto fargli durante le sue lunghe ore di agonia. È lì che prendi tempo: il giorno dopo starà peggio. E in quel momento è veramente molto rassicurante.

A FEBBRAIO SI REGISTRERA’ IL PICCO MASSIMO D’INFLUENZA IN ITALIA: SI CONSIGLIA VIVAMENTE DI CONTATTARE L’ASL PIU’ VICINA PER EVITARE INUTILI SPARGIMENTI DI SANGUE.

Martina Di Matteo

L'Autore

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