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Alan Kay

QUANDO LA VACANZA DIVENTA UN INCUBO. TRA FICTION E REALTA’

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«Partire è una dolce pena.» Il celebre motto di Shakespeare (Romeo and Juliet, II, 2) ha acquisito con il tempo un sapore sempre più ri­schioso di attualità. La vacanza può diventare un incubo nell’epoca del terrorismo globale. L’attacco di Tunisi, ampiamente prevedibile secondo gli osservatori più autorevoli, segue una scia di sangue ormai lunghissima. Nel 1883 Oscar Wilde visitando Leadville, Colorado, in pieno selvaggio West, dichiarò: «Per favore, non sparate sul pianista.» Il turista, al contrario, non può contare sulla propria intangibilità. Quest’ultima è sempre stata solo una presunzione. I viaggi, anche nel passato, finivano sempre per scavare nel cuore di tenebra dei territori esclusi dalla sfera dello sviluppo e della civiltà. Lo sapevano bene Conrad, Melville, Hemingway, Chatwin e tutti gli altri viaggiatori assoluti, in cerca delle aree segnate sulle antiche mappe con la scritta “hic sunt leones”. Superato il colonialismo e gli effetti talvolta devastanti della sua smobilitazione, oggi impervesa una geopolitica fuori controllo piena di contenziosi insolubili. Si realizza l’ennesimo adagio di Ennio Flaiano: «Se i popoli potessero conoscersi meglio, si odierebbero di più».

Un’ interruzione della quotidianità

thunderballChe la vacanza rappresenti un’interruzione della quotidianità e sia di per sé aperta all’imprevisto è una verità sulla quale la fiction ha costruito memorabili esempi. Intanto i libri e film di 007, che si svolgono per la maggior parte in cornici tropicali. Chi ha dimenticato la Giamaica di “Licenza di uccidere”? O la bellezza delle Bahamas in “Thunderball”? James Bond appare immancabilmente in costume da bagno, quando non indossa uno smoking per vincere al baccarat recandosi di sera al casinò. Con un risvolto opposto: le piste da neve di “Al servizio se­greto di Sua Maestà”, dove le vacanze natalizie offrono spunti pericolosi che dovrebbero far riflettere tutti quelli che fin da ora sfogliano i dépliants per programmarsi la settimana bianca. Su quest’ultimo tema vale un film davvero fenomenale di Luciano Salce: “Slalom”, del 1965. Il protagonista è l’insostituibile Vittorio Gassman, che qui dà l’ennesima prova da eccelso istrione. Mite e inoffensivo romano in vacanza sulla neve al Sestriere, finisce impelagato in un intrigo internazionale per sventare l’immissione sul mercato di dollari falsi che precipiterebbero l’economia occi­dentale nel caos. Il tutto per essersi lasciato irretire dagli occhioni blu di Beba Loncar. Sempre meglio di quello che capita a James Stewart e Doris Day in “L’uomo che sapeva troppo”, di Alfred Hitchcock. La vacanza in Nordafrica di un’affiatata coppia americana si trasforma in un’incubo spionistico, che co­mincia col rapimento del loro bambino e culmina in un attentato a Londra, nel bel mezzo di un concerto.

In Spagna

jurassic parkNon meno intrigante la Spagna, preferita dagli italiani nonostante alcune maxirisse e sparatorie delle scorse estati. Qualcosa di più coinvolgente succede al dottor Peter Ross in un romanzo del ‘69 che merite­rebbe di essere riscoperto. Il titolo è “Fredda come il ghiaccio”, l’autore John Lange, ma attenzione: si trattava dello pseudonimo dell’allora sconosciuto Michael Crichton, in seguito esploso nelle classifiche dei best-seller con “Sol Levante”, “Jurassic Park”, “Il mondo perduto”, ecc. Sulla costa di Barcellona, un cardiologo americano in vacanza viene interpellato per un’autopsia. Prima an­cora, lo hanno minacciato di morte se la esegue. Non manca Angela, misteriosa e procace avventuriera che condisce la vicenda di rosa. Il libro è stato appena ripubblicato dalla Garzanti con la traduzione letterale del titolo originale, “Zero Assoluto”.

Gli amanti della montanga e del sole

death-on-the-nile-w1280_1772513_296951Quanto agli amanti della montagna, se non bastassero a metterli in guardia i disastri recenti, vadano a rileggersi un classico di spionaggio, “Assassinio sull’Eiger”, di Trevanian. Trasformato anche in un film con la regia e l’interpretazione di Clint Eastwood, è la storia di una terribile scalata alpina in Svizzera, che sfocia in resa dei conti fra sicari dei servizi segreti. Se poi qualcuno, nonostante le polemiche sempreverdi sui disservizi fer­roviari, continua a credere che in fondo rimane sempre un bel viaggio in treno per rilassarsi, meglio ricordargli di “La signora scompare”, portata due volte al cinema, una da Alfred Hitchcock nel ‘38 e l’altra da Anthony Page nel ‘79. In entrambi i casi la storia e la stessa, due turisti americani finiscono coinvolti in un intrigo spionistico che riguarda i destini del mondo. Per non parlare di un titolo che è leggenda: “Assassinio sul Nilo”, di Agatha Christie. Del resto, la signora del giallo disse la sua anche sulle vacanze balneari in “Delitto sotto il sole”, dove un gruppo di privilegiati che intendono abbronzarsi alle latitudini dell’Adriatico sono funestati dall’omicidio e dall’implacabile smascheramento dell’assassino effettuato da Hercule Poirot. Smascheramento? Un termine che occorre. L’umanità globale deve realmente imparare a riconoscersi. Superando il paradosso di Flaiano. Per farlo, non bastano i dépliants e le settimane tutto compreso. È un processo parecchio compli­cato, più lungo dei tempi veloci cui ci ha abituato un consumismo che trasforma tutto, anche lo straordinario bagaglio di emo­zioni insite nei viaggi, in spazzatura.
Enzo Verrengia

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