Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi,
molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

Quello che mi piace dell’innamoramento 

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Lui sdraiato in divano, Tv, sigaretta, coca cola in lattina, nemmeno si è fatto la barba. E’ un’immagine che trovi romantica, lo rende così bohémien, un po’ maledetto, artistoide inquieto. E tutto questo ti eccita.

Le sorprese, a qualsiasi ora del giorno. Esempio: un caffè a pausa pranzo. Lui, via sms: amore, dove sei? Tu: bar, proprio sotto l’ufficio, con una collega. Lui: voltati, sono dietro di te.

Il primo anniversario. Il conto alla rovescia come a capodanno. La memoria intonsa: mi hai messaggiato il mercoledì, io ti ho riposto il giovedì, venerdì tu mi hai chiamata e finalmente sabato ci siamo baciati. Tu, un po’ ruffiana, davanti al bicchiere di vino: “Soltanto un bacio?”.

Lo spirito di avventura anche dopo una giornata spossante. Tu, al telefono con un’amica: “Sai, mi è venuto a prendere con un vecchio motorino senza ammortizzatori”. Amica: “E come è stato”. Tu: “Come è stato cosa?”. Amica: “Come è stato fare zig zag tra sampietrini appuntiti?”. Di nuovo tu, senza indugio: “Sublime”.

I baci in agosto. Per la serie: l’amore è amore quando è più forte del caldo.

I regali a piacere. Anche se di tre taglie più grandi.

Dormire abbracciati come se non ci fosse un domani. In alternativa:guardarlo dormire. Il che presuppone il russare di Lui e il silenzio reverente di Lei. Perché il riposo del guerriero, ca va sans dire, è sacro.

Il letto matrimoniale.

Il primo natale coi suoceri.

I figli (che ancora non hai).

Vedere tutto a colori. Anche il sacco nero della spazzatura da buttare ogni sera.

Certe licenze poetiche. Tipo ‘Propio’o ‘pultroppo’: fanno molto ‘toy Boy’.

La Sua gelosia, persino quella ossessiva di controllare l’ultima volta che ti sei collegata a whatzapp.

Scaldarlo. Perché Lui ha sempre freddo, anche con due maglie di lana, sciarpa, scialle e pedalini. Roba che nemmeno Lucarie’ di casa Cupiello.

Non averci capito una mazza. Io ad esempio una volta ho perso la testa per un tipo che non mi ha mai portata a cena fuori. Al viavai frenetico preferiva il caldo di casa. Diceva, testualmente: non voglio sciuparti portandoti in giro in balìa del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti. A me era sembrato un gesto d’amore – a quell’epoca per giunta leggevo Kavafis – invece col senno di poi ho capito che era solamente un fottutissimo tirchio.

Fiorella Corrado

L'Autore

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