La gente ha sempre dichiarato di voler creare un futuro migliore.
Non è vero. Il futuro è un vuoto che non interessa nessuno.
L'unico motivo per cui la gente vuole essere padrona del futuro
è per cambiare il passato.

Milan Kundera

Quello che un tempo adoravo (e adesso mi crea un po’ di imbarazzo)

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Il sexy sfacciato

imbarazzoNel suo eterno correre da un estremo all’altro la moda fa dei giri immensi come certi amori che non finiscono e poi (sfortunatamente, ma dipende dai punti di vista) ritornano. Io le ho seguite tutte – blusette di pizzo, borchie, tessuti mimetici, lenti multicolor, minigonne di lurex, a stampa scozzese, acconciature da vamp e sandali a schiava – fino a che non è nato mio figlio. Oggi quando mi guardo allo specchio mi sento un po’ come il protagonista di Napoli Milionaria una volta tornato dalla guerra: e’ smunto, smagrito, sbrendolo. Ecco la vita dopo il parto a volte è un po’ come la storia di Gennaro Jovine, un sovvertimento totale del mondo di prima, tu sei rimasta con le ciabatte di pelo mentre tutte intorno portano i tacchi a stiletto.

Palazzi e potere

Un tempo ero molto simile alla rana bollita di Chomsky. Potevo scrivere parole come ‘frustata all’economia’ senza che mi si torcesse minimamente lo stomaco. Nemmeno le riunioni fiume sull’ incarrozzamento della autovettura del capo mi davano particolari problemi alla pancia. L’altro giorno un tizio – abito di grisaglia e camicia bianca – mi ha consegnato il suo biglietto da visita. Sotto il nome e cognome c’era scritto: referandario. Che poi e’ un funzionario, o un collaboratore di Stato, insomma colui che ha superato il primo degli esami per l’accesso alla professione legale. Come se io scrivessi sul mio: puerpera, che è la fase subito dopo quella del parto. È stato come fare un tuffo in un pentolone di acqua bollente: sono balzata fuori all’istante, un secondo dopo ridevo.

Certi sguardi insistenti

Se sali su l’autobus senza pagare il biglietto hai come la sensazione che dietro ogni sguardo si nasconda quello del controllore. Una volta l’ho fatto e sembrava davvero che tutti fissassero me. Dunque: la mia vita oggi è tale e quale a quella di chi oblitera sempre il biglietto. Vado in giro in tuta e scarpette da tennis; non uso colori sgargianti; sul viso non porto trucco e i capelli sono quasi sempre legati. Non c’è motivo che qualcuno mi guardi. Così, se invece succede, io penso di aver come minimo qualche pezzo di sugo spiaccicato ai capelli o la bocca ancora sporca di dentifricio. Poi, una volta verificato di essere in ordine faccio qualche respiro profondo, trattengo l’aria e infine – come in una seduta di training autogeno – ripeto: sono una mamma… sono una mamma… sono una mamma. Devo essere calma e serena. Perché mai qualcuno dovrebbe guardare una mamma?
Fiorella Corrado

L'Autore

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