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Abraham Lincoln

Quirinale. Non ci libereremo mai della balena bianca

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Non ci libereremo proprio mai della balena bianca e davvero moriremo tutti democristiani. Povera Italia, povero Pequod senza neppure un capitano Achab a comandarla. Ma il destino è il destino e il destino di questo paese noi non siamo in grado di cambiarlo: questo è il triste punto. Sergio Mattarella, che oggi è stato eletto presidente della Repubblica, non è Moby Dick, ma è sicuramente l’espressione di un vecchio modo di fare politica, quello della Prima Repubblica, di cui Seconda e Terza sono figlie. Un vecchio modo di fare politica che è l’ origine di ogni male presente e futuro, che è, sì,  il famelico cetaceo di Herman Melville pronto a ingoiare tutto,  il frullatore che ha prodotto la melma in cui affoga l’Italia di oggi.

Sergio Mattarella sarà di sicuro un eccellente capo di stato, ma è certo che con lui l’Italia non compie un balzo in avanti, ma un potente salto indietro, almeno da un punto di vista simbolico. Back to past, con tutto il rispetto.

Il ritratto

Sergio Mattarella, classe 1941, fratello di Piersanti Mattarella, presidente della regione Sicilia ucciso dalla mafia il 6 gennaio del 1980, giudice costituzionale dal 2011, deputato della Dc, poi del Ppi e della Margherita, è stato più volte ministro: era titolare della Difesa durante la guerra del Kosovo e in quella veste negò che la Nato avesse mai utilizzato proiettili all’uranio impoverito. Tangentopoli lo sfiorò¬, ma senza colpirlo al cuore: venne infatti assolto dalle accuse rivoltegli da un imprenditore siciliano di aver ricevuto 50 milioni di lire.

Sergio Mattarella è il padre del “Mattarellum” della legge di riforma del sistema elettorale della Camera e del Senato che, recependo l’esito del referendum del 1993, ha introdotto il maggioritario, decretando per sempre la fine del sistema proporzionale e con la quale si è andati alle urne fino al 2001. E come giudice di Corte Costituzionale  ha dichiarato incostituzionale la legge con la quale è stato eletto il Parlamento che oggi lo ha eletto presidente. Tra i suoi meriti va ricordato che il 27 luglio del 1990, insieme ad altri ministri della corrente di sinistra della Dc, si dimise per protestare contro la fiducia posta dal governo sul disegno di legge Mammì di riassetto del sistema radiotelevisivo, che legittimava la posizione dominante del gruppo televisivo di Silvio Berlusconi. Questo in breve il curriculum.

Quanto all’uomo, Sergio Mattarella è un politico schivo, c’è chi l’ha definito “neutro”, un politico che pochi italiani conoscevano fino a ieri. Non più di 5 su 100 lo avrebbero scelto, dicono i sondaggi. Ma il consenso popolare, si sa, quanto conta. Ed è proprio questo il punto.

La democrazia subita

E’ da quattro anni che gli italiani non scelgono più. Ma subiscono scelte dall’alto. Un pericoloso vulnus che sta stravolgendo le regole democratiche.

Tutto è cominciato il 6 novembre 2011 quando l’allora capo di stato Giorgio Napolitano affidò il governo a Mario Monti, invece di sciogliere le camere e andare alle elezioni. Lo fece in nome dell’Europa e della crisi economica che ci attanagliava e con la quale ci troviamo invece ancora a fare i conti.In nome dello spread, ossia del differenziale tra i bond italiani e i bund tedeschi, che era arrivato alle stelle a significare che il debito italiano procedeva al galoppo, il presidente adottò questa linea. Le elezioni si tennero poi soltanto nel febbraio 2013 e da quelle consultazioni uscirono vincitori Pierlugi Bersani con la coalizione di centrosinistra e il Movimento Cinquestelle di Beppe Grillo. Una scelta quella del popolo italiano che venne completamente bypassata: l’incarico di formare un “governo di larghe intese” venne affidato a Enrico Letta. Come dire gli italiani avevano votato Bianchi e si ritrovavano Rossi e Neri a esercitare insieme il potere.

Anche questa volta la decisione fu presentata come salvifica e come unica prospettiva possibile. L’altro grave strappo si verificò alla scadenza del mandato presidenziale di Napolitano, che, incomprensibilmente, e contro la sua stessa volontà, in nome della stabilità delle istituzioni, della ragion di stato, venne rieletto al Colle. Un’altra anomalia. Non l’ultima.

La scelta

Senza andare alle elezioni, non dimentichiamolo, ci siamo ritrovati un altro presidente del Consiglio, uscito fuori dal cilindro delle primarie farse del Pd: Matteo Renzi. A lui Napolitano ha direttamente affidato la guida del governo dopo le dimissioni irrevocabili di Letta, seguite all’approvazione a larghissima maggioranza da parte della Direzione Nazionale del Partito Democratico, di un documento in cui si chiedeva un cambio dell’esecutivo. E’ così che arriviamo a oggi. All’ultima scelta, una scelta prefabbricata, fatta da Renzi, che a sua volta è stato una scelta prefabbricata frutto di scelte prefabbricate. Dovremmo riflettere su dove sta andando la nostra democrazia e diventarne più partecipi, davvero.

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