La mutilazione per cui la vita perdette quello che non ebbe mai,
il futuro, rende la vita più semplice,
ma anche tanto priva di senso.

Italo Svevo

REFERENDUM. LE RAGIONI DEL NO

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d'alemaRiduzione del numero dei parlamentari, elezione diretta dei senatori e istituzione di una Commissione di Conciliazione tra Camera e Senato sul modello americano. Sono i punti chiave della  proposta elaborata da Massimo D’Alema e Gaetano Quagliariello sulla quale aprire un grande dibattito nazionale in caso di vittoria dei No al referendum costituzionale del 4 dicembre. Un “No” a una riforma “inutile e sbagliata”, che entrambi hanno auspicato con forza,  nel corso dell’incontro che si è tenuto al Residence Ripetta a Roma organizzato dalle fondazioni Italianieuropei e Magna Carta e al quale hanno preso parte esponenti politici di spicco della vecchia guardia trai quali Fini, Rodotà, Civati, Brunetta, Dini, Gasparri, Ferrara, Romani, Bernini, Craxi, Pomicino e vari costituzionalisti

Ha preso per primo la parola Gaetano Quagliariello che con modi pacati ha spiegato il perché del No al Referendum, chiarendo che  per lui il No non rappresenta la fine del processo riformatore, ma al contrario è il punto di partenza per una vera riforma che non stravolge l’intera Costituzione in ben 47 articoli, ma sia efficace e valida nel merito e condivisa nel metodo.

Ma l’intervento più atteso è stato quello di D’Alema che facendo leva sulla sua esperienza, con ha spiegato la gravità di queste riforme. Queste riforme ha detto “rappresentano l’espropriazione dei diritti fondamentali dei cittadini, alimentano la frattura presente nel Paese. Si tratta di una riforma inutile e sbagliata. Questa riforma deve essere respinta, la vittoria del No non avrà aspetti catastrofici, non si avrebbe lo stesso effetto se vincesse il SI. Il No obbligherebbe ad avere una revisione della legge elettorale, la vittoria del No non fermerebbe il processo costituente e le riforme. E rifacendosi alle dichiarazioni fatte da Renzi, ha aggiunto, questo non è un treno che passa ogni 40 anni. La carta costituzionale è stata riformata 35 volte negli ultimi 60 anni. La riforma costituzionale deve essere fatta nella certezza, ci deve essere una stabilità costituzionale e non le scelte della maggioranza del momento.  Dunque, No alle riforme costituzionali a colpi di maggioranza! Se vince il Si si apre una ferita perché il 50% degli italiani non si riconosce nella riforma mentre Il NO porterebbe ad un dialogo. Le due fondazioni propongono una riforma limitata, con la nomina dei senatori a suffragio diretto evitando la camera dei nominati. Il testo non è stato fatto da giuristi. Il pericolo per la democrazia è il combinato disposto tra riforma e legge elettorale, che farebbe governare il partito che ha preso a malapena 30% dei voti, un potere mai visto nella nostra democrazia. All’indomani del No ha aggiunto D’Alema, si lancerebbe il segnale che i treni circolano e che nella prossima legislatura si può procedere ad interventi puntuali e convergenti.

Parole forti quelle di D’Alema contro le riforme di Renzi e della Boschi, che ha definito “blocco politico minaccioso!”. Non è mancata una nota polemica contro Confindustria accusata di voler insegnare ai politici come tagliare i costi della politica ma che non sa guardare neanche nelle sue tasche, visti i problemi economici che ha “il Sole 24 Ore”.

La proposta di D’Alema e di Quagliariello propone stabilità e offre una alternativa reale all’ondata populista, ma tornare ad un sistema politico chiuso, dove centrodestra e centrosinistra governano insieme senza possibilità di alternativa, dove forze politiche possono avanzare lucrando sui disagi della gente è vantaggioso per l’Italia?

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