Non preoccuparti di cosa sta per fare qualcun altro.
Il miglior modo per predire il futuro è inventarlo.

Alan Kay

Referendum si’, no. Il punto di vista di Alessandro Battisti

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Qualche breve notazione sul prossimo referendum costituzionale.

Diciamo subito che la parte prima della nostra carta fondamentale non e’ oggetto del quesito referendario e i nostri principi fondamentali non vengono toccati e continuano a essere la base della nostra convivenza sociale, il nostro “ contratto sociale”.

Una obiezione che sento spesso fare  : il parlamento ha proceduto a colpi di  maggioranza senza ottenere quell’ampio consenso da alcuni  reclamato.

Ma e’ proprio quello che prevede l’art. 138 della nostra costituzione nel caso non si raggiunga in parlamento la maggioranza dei due terzi e che questo fosse gia’ nelle previsioni del Costituente lo dicono gli atti della assemblea costituente quando Meuccio Ruini ebbe a affermare in aula “ auspico un intervento sul testo grazie al quale noi stessi, o i nostri figli,rimedieremo alle lacune e ai difetti che esistono e sono inevitabili “ e Piero Calamandrei aggiunse “ nel progetto della carta non c’e’ quasi nulla su quello che si definisce il problema centrale della democrazia, cioe’ il problema della stabilita’ del governo “ e su questo interviene il nuovo testo costituzionale.

 Sara’ solo la camera a dare la fiducia al governo evitando il rischio di maggioranze diverse tra camera e senato e quindi una evidente maggiore stabilita’.

 Fine del bicameralismo perfetto come in tutta Europa che permettera’ di evitare una duplicazione di letture e di voti che certamente snelliranno il lavoro legislativo.

Il Senato rimarra’ competente solo per le leggi di sistema,quelle relative al senato stesso e quello sull’ordinamento degli enti territoriali.

I Senatori non saranno piu’ 315 ma 100 , eletti direttamente insieme ai consigli regionali e non riceveranno emolumenti di sorta.

Tagli alla politica, tagli ai suoi costi e semplificazione dell’iter legislativo, maggiore stabilita’.

Finalmente chiarezza tra materie di competenza dello Stato e quelle di competenza regionale. Si sapra’ chi fa che cosa con la massima limpidezza.

Abolizione del Cnel, divenuto obsoleto, inutile e costoso.

L’abolizione definitiva delle province, il tetto all’indennita’ dei consiglieri regionali.

Difficile pensare che queste modifiche non siano razionali e forse necessarie.

Gia’ nel 1951 fu  istituita una apposita commissione parlamentare dopo l’appello di Dossetti a superare il “ bicameralismo integrale” e poi la prima commissione bicamerale per le riforme costituzionali del 1983 presieduta dal liberale Aldo Bozzi, e poi ancora il progetto del 2005 poi bocciato con il referendum.

Insomma sono  piu di trenta anni che si parla di riforme senza che si approdi a nulla di fatto.

Ho partecipato attivamente a quell’iter parlamentare e mi piace ricordare  che anche allora tutti convennero sulla necessita’ delle riforme anche se quella riforma era ben diversa da quella oggi oggetto di quesito referendario.

Concludendo, ho rispetto per le dinamiche parlamentari e partitiche che vanno tenute in conto ma ci sono momenti in cui deve essere prevalente il bene superiore della nazione al di la’ degli schieramenti e questo e’ uno di quelli.

Vero che non tutto puo’ piacere fino in fondo e tutto e’ sempre migliorabile ma poi viene un momento in cui si deve decidere, in cui di deve fare una sintesi.

Uno scrittore israeliano che vive da anni negli Stati Uniti, Amos Oz, in un suo libro tesse l’elogio del compromesso, una parola usata spesso in accezione negativa ma che ha avuto nella storia significati altamente positivi.

La storia delle Costituzioni è storia di compromessi. Non ripercorrerò la storia della nostra Costituzione, ma il dibattito tra Terracini, Mortati, Calamandrei, Carlo Arturo Jemolo approdò ad un compromesso alto e onorevole.
Idealità e valori diversi ebbero un denominatore comune nella necessità di promuovere una sintesi tra culture diverse: la cultura socialista, cattolica e laico-liberale.

 La nostra Costituzione trovò una sintesi proprio in virtù del valore del compromesso che allora sembrava irrinunciabile.

 Spero che gli italiani , i cittadini si tengano lontani dalle beghe politiche e sappiano giudicare nel merito il contenuto di questa riforma.

Spero che la dichiarata intenzione di molti di far fallire questa riforma allo scopo di danneggiare il presidente del consiglio lasci il passo a ragionamenti piu’ “ alti” che dovrebbero mettere in primo piano il bene del nostro paese che da troppo tempo aspetta una stagione riformista.

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