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Gianni Rodari

Lo scrittore Markaris parla delle difficoltà economiche nella sua trilogia della crisi

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Indicare l’Edipo re come il primo poliziesco della storia può sembrare un azzardo ma se a farlo è un grande scrittore di gialli, e per di più greco, come Petros Markaris, forse c’è da crederci. Come lui stesso spiega “la domanda che oggi ci si pone in un romanzo poliziesco non è più ‘chi ha compiuto il delitto?’ ma ‘perché?’ E per trovare risposte a questo interrogativo devi cercare le ragioni nella società. In Edipo un delitto dà inizio a una ricerca nell’individuo e nella società. Così era il romanzo borghese, si pensi a ‘Delitto e castigo’ o i ‘Miserabili’. Ecco oggi siamo tornati a quel tipo di romanzo”. Questo il percorso intrapreso da Markaris per scrivere la trilogia della crisi – Prestiti scaduti, l’Esattore e Resa dei conti, di cui è protagonista il commissario Kostas Charitos con la sua famiglia- best seller nel mondo che racconta, attraverso un giallo, la terribile crisi economica che ha colpito il suo paese.

 ‘Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni’

Petros Markaris

Petros Markaris

A lui gli autori-attori, Daria Deflorian e AntonioTagliarini, si sono ispirati, in particolare al suo libro l’Esattore, per il loro spettacolo ‘Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni’, che apre la loro rassegna Trilogia dell’Invisibile, fino al 16 novembre al Teatro India di Roma. Per l’occasione lo scrittore greco, ma nato in Turchia, ha partecipato alla rassegna intervistato da Lorenzo Pavolini. Markaris parla della Grecia, della sua trilogia che si conclude con un Epilogo in uscita da noi nel 2015 (“temo che per allora la crisi ci sarà ancora”) e della “difficoltà nel vedere soffrire la gente e poi dover descrivere il tutto, come soffrire due volte”. Parla del suo paese segnato “da una profonda decadenza che continuerà anche dopo la crisi. Ma il problema non è descrivere i fenomeni esterni di questo periodo travagliato quanto capire come l’Unione europea continui a puntare esclusivamente su una politica economica. Non capiscono che per superare la decadenza non serve il mercato ma l’educazione e la cultura”.

I problemi delle nuove generazioni

L’autore, spesso paragonato al nostro Camilleri o al marsigliese Jean Claude Izzo, dipinge generazioni cresciute con la convinzione che “mamma Ue li avrebbe tirati fuori dai guai e ora sono nel panico. E con il panico non si ragiona, si cercano soluzioni facili come il nazionalismo di Alba dorata. Bisogna sradicare i problemi e guardarli alla radice. Il problema è l’allontanamento dalla politica e- ribadisce- dalla cultura”. E proprio sul tema della crisi è nato l’incontro con Deflorian/Tagliarini.

Antonio Tagliarini e l’incontro con Markaris

Antonio Tagliarini

Antonio Tagliarini

“Stavamo ragionando su questo tema e cercavamo un filo sotterraneo per parlare della perdita e così ci siamo imbattuti nell’Esattore” dichiara a Futuro Quotidiano Antonio Tagliarini. “Ci serviva qualcosa che ci illuminasse, e il libro di Markaris, che poi abbiamo incontrato di persona, è stato il trampolino di lancio per una riflessione su un fenomeno che ha toccato tutte le classi sociali”.Un trampolino sì, perché il teatro dei due non è certo teatro civile o di narrazione ma pur nascendo, almeno in questi tre lavori, da un fatto reale, diventa quasi evocativo, alla ricerca di una parte sotterranea, segreta, da condividere con gli spettatori.

Il teatro mette in scena Markaris

“Siamo partiti da un’ immagine terribile raccontata nel libro, quella del ritrovamento delle salme di quattro donne pensionate che nel pieno della crisi economica greca si sono tolte la vita”. “Abbiamo capito che siamo di peso allo Stato, ai medici, ai farmacisti e a tutta la società –spiegano in un biglietto – Quindi ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni. Risparmierete sulle nostre pensioni e vivrete meglio”. Di qui, ci spiega Tagliarini, “ci siamo posti delle domande cercando però di non fare della retorica. Scoprire qualcosa di queste donne di cui non si sa nulla se non le modalità della morte, ci ha posto questioni etiche importanti e messo in difficoltà soprattutto perché in quel momento anche da noi iniziavano a verificarsi una serie di suicidi di diversi imprenditori”.

Il rapporto con il pubblico

Infatti il lavoro- di cui fanno parte anche gli attori Monica Piseddu e Valentino Villa- è un’ammissione di impotenza davanti al pubblico come punto di partenza per un percorso non precostruito ma comune. Uno scardinamento della finzione sia nel dichiarare la difficoltà nel raccontare la storia delle quattro defunte sia nella capacità e volontà di relazione con il pubblico con il quale i due artisti riescono creare una sorta di intimità. “Quello che abbiamo scoperto- continua Tagliarini- è che quando si mette l’economia sopra ogni cosa, valori, cultura, si appiattisce tutto. Non c’è più modo di capire e valorizzare le differenze. Una situazione che impedisce di cogliere la complessità che ci circonda e cosi, mano mano, il singolo affoga nel suo fallimento personale. Ecco, il teatro dovrebbe servire a tenere aperto lo sguardo, a innalzare la visione affinché qualcosa cambi. Almeno lo speriamo”.

Laura Landolfi

L'Autore

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