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Gianni Rodari

Siria. Opposizione allo sbando. Ucciso capo di Ahrar al Sham

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L’opposizione siriana è allo sbando dopo l’uccisione di Hisan Abud, comandante della formazione ribelle “Ahrar al Sham” e leader del Fronte islamico, una coalizione di brigate finanziate dai sauditi in contrapposizione con al Qaeda. Nell’attentato, dai contorni ancora oscuri, messo a segno due giorni fa, sono rimasti uccisi altri cinquanta leader. L’intera cupola del potente gruppo di miliziani, che è il terzo per importanza sul territorio dopo l’Isis e dopo il Fronte al Nusra, è stata decapitata in un solo colpo. Il più duro subito finora dagli avversari dal regime di Bashar al Assad che ha celebrato l’evento con un banner rosso fatto scorrere a ripetizione sugli schermi dell’emittente  nazionale Ekhbariya. Ma a festeggiare sono stati anche i jihadisti dello Stato islamico che hanno dedicato un hashtag su Twitter alla notizia, anche se poi hanno smentito.

Usate armi chimiche

Le modalità dell’agguato lascia pensare che dietro ci sia la lunga mano del regime di Damasco, che potrebbe aver usato armi chimiche. Dalle foto diffuse su internet i cadaveri non mostrano segni di colpi d’arma da fuoco o di bruciature. La maggior parte di loro sono morti asfissiati. Ed è per questo si pensa che nella deflagrazione si sia sprigionato gas velenoso. Abud aveva convocato, in un villaggio alle porte di Idlib, una riunione dei vertici del gruppo a cui partecipavano sia i dirigenti di prima fascia che di seconda linea. L’appuntamento era nello scantinato segreto di una casa del villaggio di Ram Hamdan.

Decapitati i vertici di Ahrar al Sham 

L’informazione sarebbe stata intercettata dai servizi segreti siriani, che contro l’abitazione avrebbero lanciata un’autobomba. Cosa non confermata e che aggiunge mistero a questo episodio tra i più importanti della guerra siriana, che va avanti da oltre  tre anni. Nonostante il gruppo “Ahrar al Sham” si sia affrettato a nominare un nuovo emiro e una nuova leadership nel tentativo di  evitare lo sfaldamento della formazione armata o innescare scissioni locali, al momento non è chiaro quel che davvero è accaduto a Ram Hamdan. Altre fonti  riferiscono infatti di un kamikaze che si sarebbe fatto esplodere nella sede della riunione, mentre una terza fonte parla dell’esplosione di un deposito di armi che si trovava a pochi metri e che afferma che a uccidere non sia stato lo scoppio, ma il fumo provocato dall’incendio. Buona parte dei siti di informazione siriani, vicini all’opposizione, propendono per questa seconda ipotesi.

Opposizione ad Assad in ginocchio

Al di là delle possibili dinamiche, sta di fatto che la potente formazione è stata messa letteralmente in ginocchio e proprio ad Idlib, da sempre roccaforte della guerriglia. E che l’intera opposizione appare debole e più che mai divisa, mentre cresce la minaccia degli uomini di al Baghdadi e degli Stati Uniti, che hanno annunciato nuovi raid. Se l’opposizione laica siriana sostiene gli attacchi aerei americani contro le basi dello Stato islamico, i Fratelli musulmani dicono no a questa eventualità. In una nota il principale gruppo islamico che ha dato il via alla guerra siriana ha definito “ipocrita” l’occidente  reo di intervenire “solo contro il terrorismo islamico e non contro quello di Assad”. Secondo i Fratelli musulmani “sono giusti i raid in Siria solo se il primo missile verrà lanciato contro Assad”.

 

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