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Milan Kundera

Isis. Patto di non belligeranza con milizie di stanza a Damasco

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Lo Stato islamico sta correndo ai ripari in vista degli imminenti raid aerei degli Stati Uniti e dei paesi alleati contro le sue postazioni in Siria e in Iraq. Poche ore dopo il discorso tenuto  dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che ha annunciato la nascita di una nuova coalizione di paesi alleati per combattere il terrorismo islamico, gli uomini di al Baghdadi firmavano infatti un accordo con le milizie avversarie della guerriglia siriana di stanza nei dintorni di Damasco. Un accordo, secondo quanto ha rivelato l’emittente televisiva “al Jazeera”, di non belligeranza. In questo modo lo Stato islamico si sarebbe assicurata la possibilità di concentrare la propria azione di difesa contro gli attacchi aerei americani senza dover pensare a  contrastare altre formazioni armate, come il Fronte al Nusra e Ahrar al Sham, indebolite dall’attentato che tre giorni fa ne ha decapitato i vertici e nel quale è rimasto ucciso il leader jihadista Hisan Abud.

Sull’altro fronte, l’obiettivo dei ribelli anti Isis intanto è quello di cercare di sfruttare la situazione a proprio favore inducendo in prospettiva la coalizione ad attaccare anche direttamente le forze di Bashar al Assad. E’ per questo che i miliziani hanno annunciato una nuova offensiva per la conquista di Damasco e lanciato missili sul centro della città, uno dei quali ha colpito l’hotel Four Season a poche ore dall’arrivo dell’inviato dell’Onu Staffan De Mistura. E’ da venerdì scorso che si combatte nella periferia della capitale dove i miliziani anti regime nell’obiettivo di conquistare il centro di Damasco hanno reclutato 5 mila nuove unità che saranno addestrate nei campi militari  allestiti dall’Arabia Saudita. Riad infatti, secondo quanto ha rivelato l’emittente televisiva libanese “al Maiadin”, avrebbe accolto la richiesta avanzata espressamente da Washington di provvedere al training militare dei ribelli siriani. Un chiaro segnale questo, secondo gli analisti arabi, della volontà saudita di trasformare la guerra contro lo Stato islamico in un attacco al regime siriano.  Cosa che preoccuperebbe molto Damasco, che avrebbe risposto con l’attentato al leader jihadista Abud, che era a capo non solo di Ahrar al Sham ma di tutta quanta la coalizione del Fronte islamico, finanziata dall’Arabia Saudita. Un attentato che ha annientato l’intera leadership, 45 alti ranghi, di Ahrar al Sham e che dimostra che la posta in gioco in Medio Oriente è alta e non riguarda solo la lotta al terrorismo ma anche il futuro della Siria e del regime di Assad.

Hamza Boccolini

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