"Tutto è fatto per il futuro, andate avanti con coraggio".

Pietro Barilla

Sognando la pelle bianca. Il 50% delle africane usa gli schiarenti

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Bianco è bello. Sembrano pensarlo milioni di africani. E di afro-americani. Almeno a giudicare l’incremento della “moda” di schiarirsi viso e corpo con creme e altri prodotti decoloranti. E non parliamo solo di star, che sono semplicemente una prova evidente di una tendenza in crescita. Sì perché non si tratta più di un capriccio, di un comportamento stravagante “ammesso” in personaggi dello star system da cui ci si aspetta e si “accetta” qualsiasi stramberia. Il desiderio di avere la pelle chiara ha contagiato anche donne e uomini delle classi medio-basse. Persino chi può permettersi a malapena due pasti al giorno. Tanto che l’ultima ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è probabilmente indietro rispetto alla crescita del fenomeno.

Più del 50% delle donne africane contagiate dalla mania dello sbiancamento

Secondo l’Oms il 77% delle donne nigeriane usa creme e saponi schiarenti, il 55% in Togo, il 35% in Sud Africa, il 27% in Senegal e il 25% in Mali. Ma l’uso di tali prodotti è molto diffuso anche in altre aree dell’Africa. Come il Ghana, dove non solo nei negozi, ma nei mercati più grandi e forniti e in quelli dei piccoli centri è possibile acquistare questa merce. I prezzi li decide il portafoglio. Chi ha possibilità acquista nei grandi magazzini prodotti di importazione, chi non ha grandi risorse si affida a una sorta di mercato nero. Nessuno sta a guardarne la provenienza e nessuno, ovviamente, pensa ai danni che le sostanze, primo fra tutti il mercurio – presente in percentuali diverse in tutti questi prodotti – può provocare. Come la resistenza a funghi e batteri. Ma anche, nel peggiore dei casi, tumori della pelle. Sono stati anche determinati effetti psicologici come ansietà, depressione, psicosi, neuropatie periferiche. Senza contare poi che, se dopo averne fatto uso si smette l’applicazione, la pelle può diventare più nera di prima, assumendo una colorazione carbone del tutto innaturale. E così, si abbiano o meno le disponibilità finanziarie, si rimane obbligati e costretti, quasi fosse una droga, a farne uso.

La voglia di cambiare legata a ragioni sociali

Sempre secondo l’Oms è altissima la percentuale di donne che utilizzano questi prodotti anche per vent’anni. La voglia di essere diversi nasce ovviamente da ragioni sociali e da una costante pressione psicologica che – chi ha analizzato il fenomeno – fa risalire alle politiche coloniali. Periodi storici che non riguardano solo il possesso, l’amministrazione e lo sfruttamento delle risorse di un territorio, ma anche la sudditanza mentale dei suoi abitanti. In sostanza, centinaia di anni di brainwashing sulle popolazioni africane hanno formato una sorta di Dna che induce a pensare, e a credere, che tutto ciò che proviene dal mondo occidentale è migliore, più bello. Compreso il colore della pelle. “Se la mia pelle è più chiara sarò ammirato, avrò più possibilità di successo e di carriera, sarò considerato più intelligente”, questa la convinzione e la sintesi delle ragioni di chi vuole nascondere, e rinnegare, la pelle nera. E, come dicevamo, non si tratta del capriccio di questa o quella star. Michael Jackson e la sorella Latoya Rihanna; l’artista giamaicano Vybz Kartel; l’attrice ghanese Yvonne Nelson; la modella, attrice e imprenditrice somala Mohamed Abdulmajid. La grande Diana Ross – che ha scoperto le magie delle creme schiarenti avanti negli anni.

Pubblicità, role model, pressione sociale: i motivi determinanti alla base del fenomeno

Pubblicità, role model, pressione sociale: sono i motivi che stanno alla base di questo fenomeno crescente. Ma sociologi, commentatori, giornalisti e accademici sono concordi che tutto nasce da una sorta di odio (indotto), dalla disistima verso se stessi – come popolo nero –, dalla mancata presa di coscienza di una identità razziale nera. Il problema è quindi legato alla decostruzione e successivamente al riconoscimento della Black Consciousness. Se un giorno il mercato di questi prodotti dovesse crollare sarà solo un buon segno.

Antonella Sinopoli

L'Autore

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