«Lei sogna di ..far tredici? » Ma lo farà sicuro!

Gianni Rodari

Star bene a scuola

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È stato più volte ribadito in campo pedagogico che il motore centrale dell’apprendimento è la relazione docente-allievo. Se funziona questa, funziona tutto. La conoscenza passa attraverso il legame affettivo-emozionale ed è paragonabile alla digestione di un lattante. Se il latte materno è buono (se il rapporto madre-figlio è ottimale, cioè fatto di tutte le accortezze occorrenti) viene anche digerito, assimilato e consente una buona crescita.

Docente fit e docente unfit

docentiPer poter essere all’altezza di una tale relazione ogni docente dovrebbe essere in grado di offrire alla classe la parte migliore di se stesso mettendo da parte le sue personali angosce, ansie e preoccupazioni. Detto così sembrerebbe che egli debba ogni volta operare uno sdoppiamento: dalla sua vita famigliare, dai suoi problemi e dalle difficoltà da affrontare quotidianamente. Allora qual è il discrimine tra un docente fit (adatto allo scopo) è un docente unfit (travolto dai suoi problemi)? Quali competenze specifiche questi deve possedere per fronteggiare ed evitare quello stato psichico che oggi da più parti si incomincia a riconoscere come il burnout del docente (letteralmente cervello in corto circuito, fuso), situazione molto frequente tra gli insegnanti (molto meno nelle altre professioni) per la complessità del lavoro scolastico, purtroppo pochissimo riconosciuta dall’opinione pubblica ( sono in molti a pensare che gli insegnati siano fannulloni che fanno un bel po’ di vacanze).

Lo studio

insegnanti-stressati-300x180Da uno studio pubblicato su “Medicina del Lavoro” si rileva che già nel 1979 il 30% del corpo docente faceva uso di psicofarmaci per fronteggiare l’ansia della classe e tutto il lavoro ad essa correlato – carico di lavoro a casa per la correzione dei compiti (con grandi conflitti e sensi di colpa nei confronti dei partners e dei figli che vedono sottratta l’attenzione alle loro istanze affettive e materiali), preparazione delle lezioni (segno della sua professionalità), rapporti con le famiglie degli alunni e con la direzione didattica non sempre facili.  Oggi si calcola che il numero di docenti afflitti da difficoltà psicologiche abbia raggiunto l’80% della totalità con 13 casi di suicidio, dovuti alla depressione sviluppatasi dal disagio.

Una “buona scuola”

Ora è chiaro che se si vuole fare scuola (e cioè una “buona scuola”) il docente consapevole deve presentarsi in perfetta forma psicofisica alla classe e comunicare entusiasmo per l’apprendimento. Penso che ognuno di noi abbia dei ricordi in tal senso. Forse le materie che si sono amate di più durante la carriera scolastica di ciascuno di noi sono state quelle dei docenti, dei quali – per così dire – eravamo innamorati. Non posso risparmiarmi qui un accenno all’eros di cui parla Recalcati, quale forza propulsiva e motivazionale dell’apprendimento. Ma quale eros riuscite a immaginarvi con un/una docente che è sotto sedativi e tutto ciò che veicola non è altro che depressione?

La salute dei docenti

Vittorio Lodolo D’Oria è un medico che sta facendo un lavoro meritorio a tale proposito. Sulla sua bacheca di Fb ha pubblicato una lettera aperta al Presidente del Consiglio Renzi, in cui racconta il suo impegno umano e professionale per la salute dei docenti e fa riferimento alle sue pubblicazioni su “La Medicina del Lavoro” (in particolare N.5/2004 e N.3/2009). Egli denuncia l’istituzione italiana che “non raccoglie dati nazionali sui docenti, ma attua riforme previdenziali senza valutare le condizioni di salute della categoria, in barba all’art. 28 del DL 81/08, che prevede la prevenzione dello stress da lavoro correlato, per la quale non è stato finanziato un solo euro”. È ancora rivolgendosi a Renzi, con un PS a margine della lettera: “(…) e non le ho parlato delle neoplasie che ancora una volta “prediligono”  le  insegnanti (quasi tutti i tumori al seno) in seguito allo stress cronico che determina un abbassamento delle difese immunitarie(…)”.

In Europa

happySi può fare qualcosa? E come affrontano il problema i nostri vicini di casa? In Francia ogni docente che si trova in “difficoltà dovute a stress da lavoro correlato”, oltre che al medico di base, può rivolgersi gratuitamente ad un consulente psichiatrico, perché esiste sul piano istituzionale una “psichiatria di base” a supporto della funzione docente. In Austria – sempre a livello istituzionale – si punta molto sulla “supervisione”, come speciale forma di counseling psicologico, che offre la possibilità di una rivisitazione del proprio modo di lavorare, di una riflessione attenta sulle proprie difficoltà, su tutto quello che non si ha il coraggio di comunicare – sarebbe meglio dire confessare – nè ai colleghi, nè al dirigente scolastico, nè al proprio partner che spesso non è in grado di capire di cosa si sta parlando, essendo calato in tutt’altro contesto. Sempre in Austria si punta molto sulla sensibilizzazione dei dirigenti scolastici affinché imparino a riconoscere nei loro docenti i segnali precursori del burnout, attivino misure igieniche di prevenzione e non lascino da solo il docente con i suoi problemi.In Germania si fa riferimento già da parecchi anni all’accordo raggiunto in campo comunitario sul tema dello stress in ambito lavorativo, ma soltanto da poco sono state sviluppate proposte pratiche di trattamento ambulatoriale per la prevenzione del burnout, attraverso gruppi di riflessione sul lavoro dei docenti (Hillert e Marwitz, 2006 – Hillert Et al., 2012).

Crescita umana e professionale

Nei casi sospetti di burnout, medici, psicologi e psicoterapeuti possono sottoscrivere una relazione diagnostica e inviare il docente al trattamento offerto dalla mutua. Soltanto nei casi di burnout conclamato, accompagnato cioè da una malattia psichica o somatica, viene prescritto un trattamento di psicoterapia sempre a carico della cassa malattia. L’atteggiamento in generale  mira comunque alla prevenzione e alla promozione nel singolo della consapevolezza della problematica del lavoro docente e delle sue difficoltà. La crescita umana e professionale del docente è garanzia sia della sua salute personale sia del benessere e del successo formativo dei discenti. Ricordo che durante la mia carriera scolastica ho fantasticato più volte sulla eventualità che il dirigente scolastico piazzasse ogni mattina un medico all’ingresso della scuola per osservare la cera dei docenti e mandare a casa quelli che con il loro stato d’animo del momento avrebbero potuto procurare in quella giornata soltanto danni alla scolaresca.

Nicola Corrado

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