Sogni, promesse volano... Ma poi cosa accadrà?

Gianni Rodari

Striscia di Gaza, economia al tracollo

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Nell’ultimo rapporto della World Bank viene illustrata la situazione catastrofica

striscia di gazaRAMALLAH, Cisgiordania – La Banca Mondiale afferma in un nuovo rapporto che l’economia è martoriata, la striscia di Gaza è sull’orlo del collasso, trascinata verso il basso dall’impennata dei tassi di disoccupazione seguiti alla guerra della scorsa estate con Israele (durata 50 giorni, in cui persero la vita 2.200 palestinesi), dalle restrizioni di frontiera e dall’inefficienza del governo. Il rapporto afferma che le lotte intestine tra i governanti islamisti di Hamas ed il presidente dell’autorità palestinese sostenuto dall’occidente, Mahmoud Abbas,  stanno ritardando la ricostruzione del piccolo territorio, che ha subito danni importanti durante la guerra. Il tasso di disoccupazione di Gaza sarebbe ora pari al 44%, 11 punti in più rispetto a prima della guerra – ed il livello più alto del mondo. Il tasso di disoccupazione giovanile è al 60%, il più alto di tutto il Medio Oriente. Il 40% dei quasi 1,8 milioni di palestinesi di Gaza vivrebbe in povertà, anche se circa l’80% riceve qualche tipo di aiuto.

Questi numeri, però, non riescono a rappresentare il grado di sofferenza dei cittadini di Gaza, afferma il rapporto, citando frequenti interruzioni di energia elettrica, accesso limitato all’acqua potabile, i traumi psicologici legati alla guerra ed i movimenti limitati a causa delle difficoltà ad importare materiali per la ricostruzione. Israele sostiene la necessità di controlli rigorosi per monitorare i materiali per la ricostruzione che entrano a Gaza, perché Hamas in passato ha veicolato questi materiali per la ricostruzione dei tunnel per gli attacchi oltrefrontiera. Anche l’Egitto ha fatto un giro di vite sul commercio un tempo fiorente con Gaza, con i funzionari della sicurezza che affermano che i militanti utilizzerebbero i tunnel per entrare in Egitto, ed ha deciso la chiusura del valico di Rafah, unico accesso a Gaza non monitorato da Israele, dallo scorso ottobre. Le politiche israeliane ed egiziane hanno intensificato le restrizioni imposte nel 2007, dopo che Hamas ha conquistato il territorio, ed hanno bloccato una vasta gamma di importazioni ed esportazioni.

La Banca Mondiale ha affermato che le restrizioni dovevano consentire l’ingresso dei materiali da costruzione in quantità sufficiente per la ricostruzione, e permettere le esportazioni. Ha inoltre invitato i donatori ad onorare i loro impegni. Ma meno di 1/3 dei 3,5 miliardi di dollari di aiuti promessi dai donatori internazionali sono stati consegnati finora. “L’economia non può sopravvivere senza essere connessi al mondo esterno”, afferma nel rapporto Steen Jorgensen Lau, direttore nazionale della banca per la Cisgiordania e Gaza. Il PIL della Striscia di Gaza è calato di 1/3 negli ultimi 20 anni. Sameer Abumdallala, un docente di Economia dell’Università di Al-Azhar di Gaza, che non è stato coinvolto nella stesura del rapporto della Banca Mondiale, ha stimato che 30.000 persone sono al minimo della sussistenza a causa della mancanza di attività di ricostruzione. Inoltre, la maggior parte dei dipendenti pubblici di Hamas, circa 40.000 persone, non vengono pagati a causa della mancanza di fondi, ed altri 15.000 uomini sarebbero disoccupati a causa del blocco da parte di Egitto dei tunnel di contrabbando.

Ci si aspetta non un crollo, ma un’esplosione, ed a farne le spese saranno Israele, l’Egitto ed anche Hamas.

Mara Noveni

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