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Sulle pensioni la Consulta ha fatto scivoloni? Ne parliamo con Luigi Mazzella

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Luigi Mazzella Un film di successo, diretto da Antonello Grimaldi e interpretato da Nanni Moretti, s’intitolava ‘Caos calmo’. Questo titolo esemplifica con icastica semplicità il susseguirsi di situazioni confuse e confusive, che lo sport dell’arrampicamento sugli specchi (quello che pare praticato con esiti da medaglia d’oro dal premier Matteo Renzi e dai suoi famuli e sodali) diffonde nella situazione politica ed economica nazionale e, a ricasco, locale. Abbiamo incontrato l’ex vicepresidente della Corte Costituzionale, Luigi Mazzella – nonché già Avvocato generale dello Stato e Ministro della Funzione pubblica – per fare con lui un focus sulle tante situazioni ‘inverse’ attualmente sul tappeto e che, di diritto o di rovescio, coinvolgono anche la Corte Costituzionale.

Pure la Corte Costituzionale risente gli effetti nocivi di tanta confusione?

Certamente. Si pretende che il supremo organo di garanzia, che ha il delicato compito di giudicare le controversie sulla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di legge (sia dello Stato sia delle Regioni), si faccia carico degli errori che Governo e Parlamento possano avere commesso nell’elaborazione dei testi legislativi e nei loro successivi pentimenti!

Si riferisce ai provvedimenti di indicizzazione delle pensione, prima concessi e poi revocati?

A essi e ad altri. Si pretendono dalla Corte provvedimenti idonei a porre rimedio alle conseguenze finanziarie (ritenute aberranti e disastrose: ma si può essere aberrante e disastroso a intermittenza?) di tali errori compiuti in successione cronologica.

E non è una richiesta “presentabile”?

Assolutamente no! Non è compito della Corte ma del Governo e del Parlamento, provvedere, al meglio, nell’ambito delle rispettive competenze, alla gestione della res publica. La Corte non gestisce: giudica e annulla le leggi incostituzionali. Elimina dall’ordinamento giuridico tutto ciò che, violando la Carta fondamentale, lede i diritti dei cittadini.

Eppure i media hanno bersagliato la Corte Costituzionale, l’Avvocatura dello Stato e difeso il Governo e Parlamento. Sono sorte polemiche infinite sui pretesi “disastri” provocati dalle decisioni della Corte…Luigi Mazzella 1

Spesso, contrariamente a quanto avviene in altri Paesi, dove la stampa è davvero il watchdog dei cittadini, i nostri giornalisti sono poco inclini ad approfondire i problemi un po’ complessi. E non indagano sulle responsabilità. La verità è che, prima di fare leggi, il Parlamento dovrebbe porre molta attenzione sia alla costituzionalità dei provvedimenti che vara, sia alle ricadute finanziarie delle misure in essi contenute.

Secondo lei, credono di svolgere un ruolo “patriottico”, addebitando alla Consulta gli effetti delle sviste compiute dagli organi di gestione amministrativa e finanziaria dello Stato o corrono sempre, come diceva Flaiano, in soccorso del vincitore che individuano nell’attuale Presidente del Consiglio?

A volte il valore “impressivo” del provvedimento ha la meglio su ogni altra considerazione. In realtà, si finge anche di ignorare che c’è una continuità nell’azione amministrativa. Nè rappresenta un segno di responsabilità lo scaricabarile dei Ministri sui predecessori, spesso dello stesso colore politico, incolpandoli di “malgoverno”.

Non le sembra, però, che anche i “giuristi” abbiano la loro parte di responsabilità? In Tv ho orecchiato da parte di un personaggio emnerito, ex componente della Consulta che la Corte, nelle sue decisioni, violerebbe spesso l’articolo 81 della Costituzione. Un autogol?

Stendiamo un velo pietoso su quest’affermazione di cui pure a me è giunta eco. L’articolo 81 della Costituzione, pur nella versione in vigore dall’esercizio finanziario 2014…

E’ cambiato di recente, allora?

Sì e certamente in modo peggiorativo rispetto alla precedente, originaria versione.

Come mai?

Per effetto di una vera e propria imposizione dell’Unione Europea. Si è trattato di un “golpe” sotto traccia a livello costituzionale: una vera lesione intrusiva della sovranità degli Stati membri!

Ritorniamo all’articolo 81: chi ne sono i destinatari?

Non di certo la Corte, ma gli organi dello Stato responsabili della gestione del bilancio (e cioè Governo e Parlamento). La Corte entra in campo e si deve occupare dell’articolo 81 della Costituzione soltanto se ne è denunciata la violazione da parte del giudice rimettente.

Luigi Mazzella

E’ legittimo soltanto chiedere a un giudice di preoccuparsi delle ripercussioni negative della sua decisione prima di emettere il verdetto?

I giornalisti hanno fatto un gran parlare sul dovere della Corte Costituzionale di conoscere i dati finanziari e sull’analogo dovere dell’Avvocatura dello Stato o dell’Amministrazione dell’Economia di fornirglieli, come se l’eventuale errore commesso da Parlamento e Governo nel concedere l’indicizzazione delle pensioni, (forse anch’esso all’epoca in cui fu concesso, instrumentum regni o electoralis) dovesse essere rimediata dal massimo organo di garanzia dello Stato, abdicando, clamorosamente, al proprio compito. Non dichiarando, cioè, contro ogni giuridica evidenza, l’illegittimità costituzionale di una norma lesiva di un diritto del cittadino, non solo alla propria retribuzione ma anche alla certezza del diritto.

La stampa si è intromessa anche nel delicato problema delle votazioni che, a quanto mi risulta, dovrebbero essere segrete. Chi ha violato la consegna del silenzio sulla discussione e sulla votazione in Camera di Consiglio.

Non mi occupo di pettegolezzi: ché solo di questo ha potuto trattarsi! Le sedute in Camera di Consiglio sono segrete e tutti i giudici dovrebbero, come ho sempre fatto io, attenervisi. A meno che non si ipotizzi la presenza di ‘cimici’ in Camera di Consiglio: anche questo un fatto grave..

Infine, si può governare un Paese che accetta fatalisticamente così tanti ‘strappi’?

Ci vorrebbe un libro per risponderle. A molte delle questioni può, comunque, trovare qualche idea rispolverando i libri di Storia patria e risalire ai fatti che precedettero l’avvento del fascismo!

Annamaria Barbato Ricci

L'Autore

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