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Teatro. Nuove stagioni e vecchi finanziamenti

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“C’è qualcosa di eroico nel far funzionare un teatro”: la frase la pronuncia Lidia Ravera, assessora alla cultura della Regione Lazio, durante la presentazione della nuova stagione del Teatro di Roma. E in effetti sembrerebbe proprio così visto che, pochi giorni dopo, il rapporto annuale di Federculture disegnava uno scenario a dir poco apocalittico: l’astensione a tea­tro rag­giunge il 90% mentre un quinto degli ita­liani non par­te­cipa a nes­suna atti­vità cul­tu­rale. Siamo il fanalino di coda dell’Europa per quel che riguarda gli inve­sti­menti pub­blici in cultura con lo 0,13% rispetto al Pro­dotto Interno Lordo, anche se con aumento del finanziamento del mini­stero dei beni cul­tu­rali (Mibact) passato da 1,5 a 1,6 miliardi annui ma con un abbassamento delle ero­ga­zioni libe­rali e dei fondi ban­cari. Causa buco di bilancio Roma investe in cultura meno di Napoli, dal 2010 siamo passati dal 4,5 per cento al 2,4. Alla luce di tutto ciò, mettere insieme un cartellone degno di un teatro nazionale, che tale e’ appena diventato lo stabile della capitale, non era facile. Se il sindaco Marino esalta i numeri (la scorsa stagione del Teatro di Roma ha registrato 155 per cento di spettatori in più tra spettacoli ed eventi rispetto all’anno precedente ) e’ pur sempre la qualità che conta.

Tenere insieme entrambe le cose- e anche tradizione e innovazione- e’ quanto cerca di fare il direttore Antonio Calbi. Largo dunque alla contemporaneità con Lisa Ferlazzo Natoli, Fabrizio Parenti, Antonio Piovanelli, Fabrizio Arcuri, Veronica Cruciani, Deflorian/Tagliarini e Cesar Brie. Inoltre dopo il fortunato “Ritratto di una Capitale” il progetto prosegue con “Ritratto di una Nazione”  con 20 nuovi copioni di altrettanti drammaturghi delle 20 regioni d’Italia. Accanto ai classici proposti da Maurizio Scaparro, Roberto Latini, Luca de Fusco, Valter Malosti per citarne qualcuno, c’è il bel progetto “Roma per Pasolini” con spettacoli di Giovanna Marini, Federico Tiezzi, Ninetto Davoli, Teatro delle Ariette, Marco Carniti e Ricci/Forte. Attesa per la prima regia di Massimo Popolizio che dirige Umberto Orsini in “Il prezzo” di Arthur Miller e per “Morte di un commesso viaggiatore” diretto da Elio De Capitani. Peccato sia tramontato il progetto quadriennale che vedeva affidare una sorta di compagnia stabile a Peter Stein, peccato per qualche regia di troppo affidata al medesimo regista di riferimento. Peccato ancora che l’apertura del Teatro Valle procrastinata di altri sei mesi, pare, impedisca l’utilizzo del suo storico palco (con quali soldi del resto?), ma questa è tutta un’altra storia. O forse no.

Laura Landolfi

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