Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi,
molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

Trivelle sì, trivelle no. Il punto di vista sul referendum

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I Referendum si fanno affinché i cittadini si possano esprimere liberamente su tematiche di interesse comune ed è importante che  non vengano strumentalizzati da frange fondamentaliste o a fini politici. Per questo Prendere posizione è sempre importante.

Le trivellazioni entro le 12 miglia, 22 Km. dalla costa. La costruzione di nuovi impianti è già vietata dal 2006, il problema sono gli impianti già esistenti, che per non perdere l’opportunità i trivellare costruiranno altre piattaforme spostandosi a 12,5 miglia. Vi siete mai domandati, nel caso si verificasse un disastro ambientale nell’Adriatico ( in mare la percentuale più alta è di piattaforme è per la trivellazione dei giacimenti di gas naturale, quelli di petrolio sono sulla terra ferma ) e noi avessimo bloccato il funzionamento delle nostre piattaforme, se saremmo immuni dal disastro?

trivelle

La piantina delle piattaforme petrolifere e di gas metano che operano dall’altra parte dell’Adriatico, in Croazia.

 

Siamo un Paese con confini liquidi, non ci sono confini in mare, né al limite delle 12 miglia né fra gli Stati che si affacciano sull’Adriatico o sul Mediterraneo. Se ci fosse un disastro ecologico, una marea nera, ne saremmo tutti colpiti, Triv e no Triv. Spetta ad ognuno di noi decidere essendo coerenti, sapendo che
Se voteremo Sì dovremo comprare sul mercato il gas e il petrolio che non estraiamo dalle nostre piattaforme , con costi in termini economici ed ambientali, perché lo stop delle piattaforme si traduce in un maggior traffico di petroliere che viaggiano nei nostri mari, petroliere che vanno a petrolio che inquina, petroliere soggette a perdite o a sversamenti e nel caso del gas anche ad esplosioni. È vero che negli ultimi anni con il miglioramento delle tecnologie i rischi si sono enormemente ridotti, ma quando si sono verificati hanno creato veri e propri disastri ambientali. Se voteremo Sì dovremo cambiare il nostro stile di vita in uno stile green, andare in bicicletta e lasciare l’auto o usare le nuove tecnologie come l’auto ad acqua o ad idrogeno ( tecnologie che sono già state inventare ma non ancora in uso) , utilizzare il riscaldamento a pellets e abbandonare il vecchio termosifone, non viaggiare più in aereo o in nave, significa non utilizzare prodotti di uso comune derivati dal petrolio come la plastica, asfalto, la lanolina usata nei cosmetici, il nylon, la gomma, ritornare all’agricoltura a braccia invece che con mezzi diesel, piatti e stoviglie per mense ( i cosiddetti piatti di carta), le coperte in pile….. dovremo rinunciare a miliardi di investimenti da parte di società, ENI e Agip incluse, interessate a questo business. In cambio avremmo un abbattimento del 30% delle emissioni di CO2, ridurremmo il buco dell’ozono , coste più sicure, biodiversità marina intatta, e forse più turismo.
Se voteremo NO o non andremo a votare, tutto resterebbe come è adesso, le compagnie petrolifere continuerebbero a perforare fino al termine del giacimento, continuerebbero a vendere il petrolio e il gas all’estero senza farlo transitare in Italia, escluso il diritto di trattenuta del Paese di produzione, che in Italia è del 10% sulla produzione per i vecchi contratti, (percentuale migliorata per i contratti più recenti , ma altri Paesi produttori trattengono fino al 70% della produzione invece del nostro 10% – reportage di Minoli su Radio24), il tutto a prezzi di mercato, permettendo allo Stato italiano e alle petrolifere di trarne grossi guadagni. La convenienza di un accordo di concessione va visto considerando tutti i ritorni economico finanziari, le compensazioni territoriali, gli aspetti geologici e le ricadute occupazionali. La vendita all’estero consente la sospensione dell’Iva, ma tutte le altre imposte sui redditi: Irap, Imu etc. le società che perforano le pagano e lo Stato italiano inoltre si arricchisce anche con le accise. Oggi il costo del petrolio all’estrazione è molto basso, ma quello che fa lievitare il prezzo della benzina sono le accise che vanno allo Stato italiano, imposte che vengono girate alla pompa a carico del consumatore finale, naturalmente NOI. Per quanto riguarda i rischi ambientali restano, dobbiamo considerare anche che anche se noi chiudessimo i nostri giacimenti, dall’altra sponda dell’Adriatico ci sono decine e decine di piattaforme di perforazione e non sappiamo se utilizzano i nostri stessi standard di sicurezza. Dobbiamo considerare che essere un poco più autonomi sotto il profilo energetico renderebbe il nostro Paese più ricco, la ricaduta positiva sotto il profilo economico porterebbe forse anche ad un incremento dell’occupazione. Pensiamo anche che se votassimo NO non daremmo un calcio ai 16 miliardi di intenzioni di investimenti da parte di Società petrolifere estere ed italiane interessate a questo mercato.
Dei sei quesiti proposti per questo Referendum la Cassazione ne ha ritenuto ammissibile solo uno, quello sulla durata delle concessioni del bacino su cui si estrae. Chiunque vinca non ci sarà nessuna nuova trivellazione ma le concessioni dureranno fino a che il giacimento dura se verrà abrogata la norma. A breve gli italiani avranno la possibilità di far sentire la loro voce e di far vincere le ragioni che riterranno più idonee: la biodiversità nei nostri mari o una economia più fiorente.
I Referendum si fanno affinché i cittadini si possano esprimere liberamente su tematiche di interesse comune ed è importante che questi non vengano strumentalizzati da frange fondamentaliste o a fini politici. Per questo Prendere posizione è sempre importante!

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