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Turismo e beni culturali: globalizzazione, personalizzazione e rete

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beni culturaliGlobalizzazione, personalizzazione e rete. Sono queste le tre parole chiave dell’intervento del Segretario generale di Competere.Eu al convegno nazionale “Beni culturali: una risorsa da valorizzare per la promozione turistica e per generare nuove opportunità di sviluppo”. Il convegno è stato promosso dalla Confapi Campania presieduta da Emilio Alfano, dall’Ordine degli ingegneri di Napoli  presieduto da Luigi Vinci, da Confapi Giovani Napoli presieduta da Raffaele Marrone e dall’Associazione giovani ingegneri guidata da Apostolos Paipais. Ad introdurre la manifestazione il Consigliere dell’Ordine ingegneri, Ettore Nardi e il Presidente Confapi Giovani Napoli Raffaele Marrone, che hanno fatto il punto sulle strategie di recupero e rifunzionalizzazione dei beni culturali, cercando di individuare nuovi fronti di intervento, anche in relazione alla programmazione dei fondi comunitari. Sono intervenuti anche il sottosegretario ai Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni, il Governatore della Campania Vincenzo De Luca, il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, il Sovrintendente al Teatro San Carlo Rosanna Purchia, il Segretario regionale del MiBact per il Molise, Gennaro Miccio, ed il Segretario Generale di Competere.Eu Roberto Race.

“In Italia – dichiara Roberto Race – abbiamo bisogno di una strategia chiara a supporto del turismo. Una strategia che vada al di là dei tempi della politica e delle campagne elettorali. Una strategia che possa fungere da strumento concreto alla creazione di una offerta in grado di intercettare e, dove occorra, creare la domanda. Fino a pochi anni fa creare una rete e sinergie virtuose tra imprese ed attori istituzionali significava dare un valore aggiunto maggiore ai progetti: oggi invece è una scelta obbligata perché i nostri competitor internazionali hanno un’offerta molto meno polverizzata della nostra ed un’interazione con le istituzioni molto più efficace. Ed allora ripensiamo tutti i paradigmi, abbattiamo i dogmi se vogliamo che i privati entrino nella gestione di quei beni culturali che oggi il pubblico non è più in grado di tutelare e valorizzare. Nella salvaguardia del bene storico, artistico e culturale, privatizziamone la gestione! O, quantomeno, introduciamo elementi di gestione privatistici concreti e non solo enunciati come slogan che mascherino il nulla. C’è bisogno di innovazione e di confronto con le esperienze internazionali”.

 

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