La gente ha sempre dichiarato di voler creare un futuro migliore.
Non è vero. Il futuro è un vuoto che non interessa nessuno.
L'unico motivo per cui la gente vuole essere padrona del futuro
è per cambiare il passato.

Milan Kundera

Ue: Italia affonda, perché non tocca fondi

0

L’Europa colpisce solo d’estate. Una nuova bacchettata arriva via lettera a Palazzo Chigi – che smentisce – ma viene svelata da Repubblica, che ha evidentemente rotto la luna di miele con Matteo Renzi e rivela come l’Europa abbia lanciato un warning a Roma: fanalino di coda per l’uso dei fondi comunitari, rischiamo di venire tagliati fuori dal meccanismo dei fondi strutturali. Questo duro affondo – si sa che sull’Europa pesa anche la relazione sempre più ruvida tra Renzi e Merkel – segue una concatenazione di altri segnali di tensione. Di ieri la minaccia di nuove multe all’Italia per lo sversamento in mare di liquami inquinanti, in contravvenzione alle normative europee. Ma con la lettera di oggi, denegata da chi detiene peraltro la Presidenza di turno della Ue, lo scontro si fa duro. Avvelenato anche dal sospetto che vi sia un dietro le quinte tutto italiano, e che uno studio di Eurispes, guidato da Gian Maria Fara, sia stato alla base dell’intervento della Commissione Europea. Di seguito pubblichiamo un estratto dell’informativa strategica di Eurispes.

SPENDING REVIEW: SLITTA ALLE 13 TAVOLO GOVERNO-PARTI SOCIALIIl centro di gravità della politica regionale e di allocazione dei fondi europei si è spostato inevitabilmente verso Est, a discapito delle regioni dell’Europa meridionale, che si affacciano sul Mar Mediterraneo. L’Italia rappresenta uno dei maggiori contribuenti al bilancio dell’Ue, ma anche uno dei suoi principali beneficiari, per lo meno in termini assoluti, soprattutto per quanto riguarda le regioni del Sud della penisola. Eppure, il nostro Paese fatica a spendere le risorse messe a disposizione.

Rinunciare, restituire, arrendersi? La possibilità di dovere rinunciare a una buona parte delle risorse impegnate da Bruxelles e non spese, vuoi per inefficienze burocratiche, vuoi per la mancata presentazione di progetti ritenuti appropriati, è ormai quasi una certezza. Esiste una data limite entro la quale spendere i soldi stanziati per il periodo 2007-2013: il 31 dicembre 2015. Trascorso quel periodo, scatterà il disimpegno automatico dei fondi impegnati dall’Ue.

Analizzando le statistiche sul tasso di realizzazione del Programma di spesa dei fondi strutturali nel periodo 2007-2013 (dati aggiornati all’aprile 2014) si delinea un quadro a tinte fosche per l’Italia, che si distingue per la sua, tutt’altro che lusinghiera, incapacità nello spendere i fondi comunitari. Emerge infatti un ritardo cronico nei confronti degli altri paesi membri, che vantano tassi di esecuzione decisamente più elevati del nostro. Ad esempio, il tasso di attuazione dei programmi operativi finanziati dal FESR si attesta poco al di sopra del 45%, un valore ben al di sotto della media Ue (60,81%), e del paese che ha registrato la performance più lusinghiera, la Lituania (80,1%). Soltanto due paesi sono riusciti a fare peggio di noi: la Croazia, il 22%, semplicemente perché, essendo stata ammessa nell’Ue soltanto nel 2013, non ha avuto il tempo materiale di spendere tali risorse, tra l’altro piuttosto esigue; la Romania, fanalino di coda con il 37%.
Percentuali analoghe si riscontrano anche relativamente al tasso di realizzazione dei programmi legati all’obiettivo Convergenza, il che suggerisce che il dato sul FESR sia pesantemente influenzato dall’incapacità di spesa nell’ambito dell’obiettivo Convergenza. Anche in questo caso, provvede la solita Romania, a salvare seppur parzialmente l’onore dell’Italia, mentre il primo della classe è un altro paese baltico, l’Estonia (78,3%). Il tasso di realizzazione è leggermente più lusinghiero per quanto riguarda i programmi finanziati dal FSE, con il 58,66% di spesa delle risorse impegnate, e un 16° posto su 26. Per l’ennesima volta, il più elevato tasso di realizzazione spetta a un paese baltico, stavolta la Lettonia, che registra lo sbalorditivo tasso di realizzazione del 95%, ben superiore al 63,5% che rappresenta la media Ue. Altrettanto mediocre, ma non disastrosa, la performance legata alla realizzazione dell’obiettivo Competitività, che registra la spesa del 59,1% dei fondi impegnati dall’Ue, leggermente al di sotto della media (62,57), e in 13° posizione su 19 Stati: una graduatoria guidata dalla Grecia, con l’85,8% delle attività realizzate in termini di fondi comunitari spesi.
Questa inefficienza di spese può rivelarsi tutt’altro che indolore, per quanto riguarda l’Italia, perché una volta trascorso il 31 dicembre 2015, l’Unione non sarà più vincolata a erogare i fondi che aveva impegnato per il periodo di bilancio 2007-2013. Dei 27,92 miliardi di euro stanziati dalla Ue nel settennato 2007-2013, la spesa certificata operata dall’Italia e dai suoi Enti locali (tramite i PON e i POR, rispettivamente) ammonta a 13,53 miliardi di €, il che significa che ben 14,39 miliardi di euro, devono essere spesi entro la data limite, pena il disimpegno automatico di tali risorse. Questo significa che ad oggi è stato speso meno della metà, delle risorse disponibili.

Di conseguenza, per via di carenze di tipo organizzativo (mancata esecuzione dei progetti), inefficienze burocratiche, incapacità di presentare progetti valutati come appropriati, l’Italia vedrà evaporare cospicui stanziamenti finanziari che le spettavano di diritto e che sarebbero vitali in questo periodo di contrazione dell’attività economica. Basti pensare che l’ammontare a cui l’Italia si vedrebbe costretta a rinunciare equivale a oltre l’1% del Pil registrato dal Paese nel 2013 (1.362,5 miliardi di euro).

La maggior parte dei soldi non spesi, e quindi a rischio disimpegno, dovrebbero finanziare l’obiettivo Convergenza, ovvero le regioni economicamente disagiate: infatti, allo stato attuale, sono proprio le regioni del Mezzogiorno a mostrare una più modesta capacità di spesa, che si esprime in un tasso di realizzazione estremamente ridotto (45,37%), mentre le altre regioni, nel loro complesso, registrano un tasso di attuazione del programma del 59,08%. Di conseguenza, le regioni del Sud Italia, per via della loro scarsa capacità di spesa, si vedrebbero costrette a rinunciare a risorse pecuniarie che sarebbero vitali per dare impulso al loro sviluppo economico. Inoltre, tale scenario produrrebbe l’effetto perverso di esacerbare le disparità economiche tra un Nord sviluppato e un Sud strutturalmente in affanno, anziché produrre quell’allineamento che rappresenta la ragion d’essere della politica regionale di coesione.

Tra le regioni destinatarie dell’Obiettivo Convergenza figurano: Calabria; Campania; Puglia; Sicilia. La Basilicata, invece, usufruisce del regime transitorio decrescente, il phasing-out, dal momento che il suo Pil pro-capite è superiore al 75% della media di EU-25, ma ancora inferiore al 75% di EU-15.
Le risorse garantite tramite i POR rappresentano la parte preponderante del bilancio destinato a finanziare l’obiettivo convergenza, precisamente i 2/3 del totale. Infatti, l’entità dei finanziamenti erogati tramite i POR ammonta approssimativamente a 14 miliardi di €, mentre l’Italia ha ricevuto uno stanziamento complessivo di 21 miliardi per la realizzazione dell’obiettivo Convergenza.
La Sicilia è la regione italiana che ha ricevuto lo stanziamento più cospicuo, oltre 4,3 miliardi, di cui 3,27 provenienti dal FESR e i restanti erogati dal FSE, mentre il budget a disposizione della Campania è lievemente al di sotto della soglia dei 4 miliardi. La Puglia, invece, ha beneficiato di oltre 3,2 miliardi di euro di fondi, la Calabria di oltre 1,9 miliardi, e la Basilicata, interessata dal regime transitorio del phasing out, ha potuto usufruire di un budget di 430 milioni di euro.

I programmi operativi regionali svolgono un ruolo cruciale anche nella realizzazione dell’obiettivo Competitività, assorbendo la quasi totalità delle risorse destinate allo scopo. Tra le Regioni in questione, è la Sardegna, ad avere ottenuto i finanziamenti più cospicui (972 milioni di euro), non appartenendo propriamente alla categoria di regioni comprese nell’obiettivo competitività, ma usufruendo del regime transitorio decrescente di phasing-in. Tra le altre regioni destinatarie di risorse ragguardevoli vi sono il Piemonte (817 milioni), il Lazio (734), la Toscana (649), il Veneto (552) e la Lombardia (548).
L’orientamento a concentrare le risorse sulle regioni meno sviluppate, quelle comprese nell’obiettivo Convergenza, si conferma anche nel bilancio preventivo del periodo 2014-2020, che assegna a tali regioni 22,32 miliardi di euro, pari al 68% del totale dei fondi strutturali destinato all’Italia.

Regioni virtuose e regioni ritardatarie. Entrando nel dettaglio delle singole regioni, i dati forniti dal Dipartimento per lo Sviluppo e la coesione economica, aggiornati al 31 maggio 2014, dipingono lo stesso ritratto, ovvero la limitata capacità delle regioni coinvolte nell’obiettivo Convergenza nello spendere efficacemente gli ingenti stanziamenti pecuniari garantiti dall’Ue tramite i fondi strutturali.Europa
Il tasso di attuazione medio dei POR relativi all’obiettivo Convergenza è particolarmente contenuto, in particolar modo relativamente alle risorse stanziate dal FESR, dato che è stato speso soltanto il 42,78% del totale, mentre il dato relativo all’utilizzo dei fondi FSE è più incoraggiante (59,53%). Sarebbe comunque fuorviante considerare le regioni del Sud come un insieme uniforme, almeno sotto questo punto di vista. Tutt’altro, in tema di realizzazione dei programmi operativi, si può parlare di una macro-area a due velocità: da una parte i “virtuosi”, Basilicata e in minor misura la Puglia, con valori chiaramente superiori alla media del Sud Italia; dall’altro lato, i “ritardatari”, che esibiscono livelli di attuazione dei programmi operativi particolarmente modesti, soprattutto in relazione alla spesa dei fondi FESR (il 33,3% della Campania spicca negativamente).

Analizzando i valori assoluti, ovvero i miliardi di euro impegnati dall’Ue e quelli spesi dalle regioni, emerge che quasi 7,5 miliardi di euro devono essere spesi complessivamente dalle regioni incluse nell’obiettivo Convergenza, a fronte di circa 14 miliardi di impegni complessivi da parte dell’Ue.

Chi può, aggiungiamo noi, tragga le sue conseguenze. Tra poco finisce il secondo mese del Semestre di presidenza italiana; non so se ve ne siete accorti. Noi no.

Aldo Torchiaro 

L'Autore

Lascia un commento