Un pericoloso déjà vu. Così appare l’attacco sferrato dalla triplice alleanza, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, contro Damasco. Ieri l’Iraq oggi la Siria. Ieri i tomhawk stanavano gli arsenali nucleari di Saddam Hussein, che poi non sono mai stati trovati. Oggi i missili da crociera americani bombardano le industrie di armi chimiche di Basher Assad.
L’azione è stata annunciata dal presidente americano Donald Trump in diretta tv alle 21 ora di Washington del 13 aprile. “Il nostro obiettivo è distruggere le capacità di lanciare armi chimiche del regime siriano. Andremo avanti il tempo necessario”, le sue parole.
Contemporaneamente da Londra la premier Theresa May spiegava che “non c’erano alternative all’uso della forza”. E da Parigi Emmanuel Macron, a giustificazione dell’attacco, ribadiva l’esistenza di prove che confermerebbero l’uso di armi chimiche da parte del regime siriano. Fuori dalla partita a tre, per il momento Italia e Germania.
Durissime le reazioni di Iran e di Russia, che sostengono invece che non esiste nessun arsenale e che anche questa volta si è trattato di una pretestuosa messa in scena dei servizi segreti occidentali che ha ben altri fini.
Nessuna dichiarazione è arrivata da Damasco. Ma la presidenza siriana ha twittato un breve video in cui si vede il presidente Bashar al-Assad che entra nel suo ufficio alle 9 locali (le 8 in Italia) con il messaggio “Mattina di fermezza”.
Il vaso di Pandora è stato aperto, le conseguenze non potranno che essere devastanti.
صباح الصمود..
رئاسة الجمهورية العربية السورية pic.twitter.com/hhIZT6cOTe
— Syrian Presidency (@Presidency_Sy) April 14, 2018