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Alan Kay

Eravamo un paese per giovani e torneremo a esserlo

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Risorgimento libroll Risorgimento? Una storia di ragazzi e ragazze, poco più che adolescenti, pronti a sacrificarsi per un ideale con la forza e la passione che solo ‘l’età ribelle’ può regalare.  “Eravamo un paese per giovani – Un selfie per il Risorgimento italiano”(Intermedia Edizioni), un libro scritto a quattro mani da Velia Iacovino, direttore editoriale di Futuro Quotidiano, e Marcello Giannotti, responsabile dei contenuti entertainment di MN Italia, ha l’obiettivo dichiarato “di far scoprire e riscoprire ai nativi digitali di oggi il coraggio e l’orgoglio della loro età”. Il volume è stato presentato a Roma il 25 maggio. Al tavolo dei relatori, nella bella sala della  Società Dante Alighieri a Piazza Firenze, il professor Otello Lottini, direttore del Dipartimento di Letterature Comparate dell’Università Roma III, Adriana Pannitteri, giornalista e volto noto del Tg1, Paolo Acanfora, docente di Storia Contemporanea e relazioni internazionali allo Iulm, Franz Ciminieri, presidente dell’Ancisilink, l’associazione che ha organizzato l’evento. Moderatore Giampiero Marrazzo. Hanno letto due stralci del libro, suscitando grande emozione, due studenti del liceo classico Ennio Quirino Visconti, Filippo Cocca (I E) e Anna Providenti (I D).

 

Dieci sono le storie – rigorosamente fedeli alle fonti – raccontate in quello che è in tutto e per tutto un manuale del Risorgimento, corredato da un’ampia cronologia degli eventi, ma scritto, ha sottolineato il professor Lottini, con “toni, parole e emozioni della nostra epoca”, nato per narrare ai ragazzi di oggi gesta e eroismi di quelli di ieri: si va da Michele Morelli alle tre giardiniere di Milano passando per Ciro Menotti, la donna del tricolore Rosa Testi Rangoni, don Enrico Tazzoli, Andrea Aguyar, l’eroe 12enne Righetto, la principessa Cristina Trivulzio Barbiano di Belgiojoso, fino ad arrivare alla ‘scandalosa’ Enrichetta di Lorenzo, alla giornalista inglese Jessie White. Narratore d’eccezione e filo conduttore delle storie è Alexandre Dumas padre, non solo autore di immensi capolavori come ‘Il Conte di Montecristo’, ma anche grande estimatore di Garibaldi, testimone oculare della Battaglia di Calatafimi, fondatore e direttore del giornale garibaldino L’Indipendente.

 

“Siamo abituati a pensare al Risorgimento come a una vicenda che ha riguardato persone adulte e consapevoli, che avevano già un preciso obiettivo di vita”, hanno spiegato gli autori Iacovino e Giannotti. “Questo è vero – ha osservato Marcello Giannotti- ma fino a un certo punto. I protagonisti principali, Mazzini, Cavour e Garibaldi, i grandi eroi che incarnano nella memoria collettiva italiana quel periodo storico, appartengono a questa categoria. Ma il motore trainante, che per 50 anni, dal 1820 al 1870, ha acceso la scintilla della speranza, della ribellione, del sogno di un’Italia migliore e unita, basata sui diritti fondamentali dell’uomo, era prevalentemente giovanile”.

“Un’operazione originale”, che può servire ad avvicinare i giovani alla storia. Così  lo storico Acanfora ha definito il libro, sottolineando l’approccio nuovo al Risorgimento, senza quella retorica di cui il fascismo l’ammantò. Anche le figure femminili, che in questo libro sono rievocate –ha detto- non risentono di quella storiografia femminista anni Settanta che ha fatto il suo tempo. Non sono ideologizzate, ma vivono e si muovono come donne vere, che amano e combattono per i loro sogni, per i loro ideali, per la libertà.

“Il nostro Risorgimento – ha sottolineato Velia Iacovino- è stato un momento importante non solo per l’Italia ma per l’Europa tutta. Non è noioso o retorico come ce lo ha purtroppo tramandato in eredità il Fascismo , che lo epurò dei grandi veri valori di cui era portatore, strumentalizzandolo a fini meramente nazionalistici. Il Risorgimento, soprattutto in quell’arco di tempo che va dal 1821 al  1860, vigilia della spedizione dei Mille,  fu catalizzatore di grandi e nuovi ideali. In quel momento l’Italia, che ancora non era nata, divenne una sorta di laboratorio politico che attrasse l’attenzione e la curiosità di intellettuali, scrittori, artisti e giornalisti, che da ogni parte d’Europa e non solo, vennero qui per osservare da vicino, e in alcuni casi partecipare direttamente, a quello che stava avvenendo. Non fu un fatto solo italiano. Ma fu una straordinaria avventura internazionale, che segnò la coscienza di nuova generazione di diritti anche rispetto alla straordinaria stagione delle rivoluzioni francese e americana. L’idea di libertà si ampliò a tutti, e così l’idea di uguaglianza ,e anche l’idea di fraternità fece un salto di qualità politico davvero importante trasformandosi in qualcosa di più, evolvendosi in solidarietà. Nacque così l’idea di welfare, prese forma una nuova categoria di diritti, politici e sociali. Il diritto al voto per tutti, il rispetto della dignità e dell’inviolabilità della persona, il diritto al lavoro, finalmente sottratto alla sfruttamento, il diritto alla salute, all’istruzione. E’ per tutto questo si batterono con passione straordinaria e con coraggio, senza avere paura di mettere a repentaglio le loro vite, le giovani donne, i giovani uomini e ragazzi, che qui raccontiamo”.  “Quest’anno, fra qualche giorno – ha anche ricordato l’autrice- la nostra Repubblica compirà 70 anni. La nostra Repubblica nacque dalle ceneri di una guerra terribile e del fascismo, dal sangue di chi si oppose alla tirannide, nacque nel segno di quei valori, per i quali un secolo prima quei ragazzi e di quelle ragazze avevano combattuto.  La  nostra stessa costituzione, che resta tra le più belle al mondo, si è ispirata a ai principi e agli ideali del  Risorgimento. Alla costituzione della Repubblica Romana del 1849, di Saffi, Mazzini e Armellini. Lo dicono senza remore gli stessi padri della nostra assemblea costituente, lo scrive nella relazione che accompagna l’elaborato della nostra Carta Costituzionale, il presidente della Commissione dei 75 Meuccio Ruini. La Costituzione del 1849 era di una straordinaria modernità  Riconosceva pari diritti alle donne, anche quello di voto, quasi un secolo prima del 2 giugno del 1946 e abrogava la pena di morte. Ci sembra doveroso dunque, restituire a quel periodo fondante della nostra storia, la luce che merita, sottrarlo al grigiore della retorica”.

 

Di grande spessore l’intervento del professor Ciminieri, che insieme alla giornalista Adriana Pannitteri, ha sottolineato quanto sia importante avvicinare i giovani di oggi a storie come quelle raccontate in questo libro. L’Istat, proprio in questi giorni, ha ricordato Pannitteri, ci ha fornito il ritratto dei nostri nuovi giovani : una generazione che resta più a lungo a casa con i genitori – studi sempre più lunghi, precariato e difficoltà di trovare lavoro – e posticipa le classiche tappe dell’età adulta, come matrimonio, convivenza, figli, ma non è fatta da bamboccioni. Una generazione, ha rimarcato il professor Ciminieri, che  comunque ha bisogno di esempi e di grandi ideali. Esempi e grandi ideali che questo libro, dal titolo provocatorio, ci racconta e trasmette con forza.

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