Ecco qual è il problema del futuro:
quando lo guardi cambia perché lo hai guardato.

Lee Tamahori

#Unlibroèunlibro: l’Aie scende in campo per i diritti dell’Ebook

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Il libro e l’ebook appaiono come due pianeti distanti che viaggiano su due rotte completamente differenti, nonostante abbiano in comune ciò che li tiene in vita, la loro stessa ragione d’essere: le storie. In Italia l’ebook non riesce a spiccare il volo, tra un’Iva penalizzante che lo ingabbia e un pubblico diffidente. C’è chi però non ci sta e ingaggia una battaglia perché finalmente i due supporti conquistino lo stesso piano. A questo scopo nasce #unlibroèunlibro.

Da Francoforte i dati scoraggianti sul mondo dell’editoria

campagna #unlibroèunlibro

campagna #unlibroèunlibro

I dati dell’Aie, l’Associazione Italiana Editori, presentati alla Fiera del Libro di Francoforte, sono ancora più scoraggianti di quanto ci si aspettasse. A Francoforte infatti il presidente Marco Polillo ha affermato sconsolato che persino il numero di lettori portoghesi ha superato quello degli italiani, e che dietro dell’Italia resta solo la Grecia. Se infatti nel 2013 erano il 57% degli italiani a non aver letto nemmeno un libro, nel 2014 si è riusciti a fare di meglio; nei diciotto mesi che comprendono il 2013 e la prima parte del 2014, i lettori sono diminuiti ancora del 6,1%, ma anche le pubblicazioni sono diminuite, sfiorando il -4,1%, se ne vendono ancora meno, 2,3%, con un prezzo di copertina che è calato del 5,1%. Persino gli editori hanno subito un drastico ridimensionamento, ne sono rimasti 4534, e di questi solo poco più di mille hanno superato la soglia dei 10 libri pubblicati durante l’anno. In un paese fatto di cultura, in cui questa rappresentava la bandiera da sventolare in alto sempre più in alto e con orgoglio, la sconfitta brucia ancora di più. Una sconfitta che però in minima parte è stata mitigata dai dati sul digitale.

Il mercato digitale è in crescita

Nel 2013 gli ebook rappresentavano solo il 3% delle vendite complessive, ma nel 2014 si stima che si arriverà al 5%, se non al 7%. Il mercato digitale continua a crescere, anche in termini di titoli disponibili, dai 30.382 del 2013, ai 40.800 nel 2014. I fatturati però sono ancora troppo bassi: si arriva a malapena ai 40 milioni di euro.

Non basta: l’Italia arranca

Non bastano però i dati incoraggianti delle vendite digitali a cambiare la situazione. L’Italia resta indietro e arranca lentamente sulla strada del digitale, faticando anche solo a considerarne l’idea. Tra i “fanatici dell’odore della carta”, i “il libro devo poterlo toccare” e gli “anti-tecnologia incalliti”, il digitale cresce con una lentezza da tartaruga zoppa. Peggio che in (quasi) tutti gli altri paesi del mondo. Questo in una realtà, poi, che costringe sempre più a scendere a patti con le nuove tecnologie che stanno cambiando rapidamente i processi distributivi (gli store online sono diventati fondamentali per le vendite), e di comunicazione (la rete si è trasformata ormai nel megafono sempre acceso delle case editrici, lo strumento più facile per coinvolgere i lettori), ma soprattutto lo stesso prodotto, divenuto oggi più versatile che mai.

La campagna #unlibroèunlibro

In parte perciò sorprende l’inaspettata crescita del digitale, e lancia dei segnali positivi, seppur piccoli, dimostrando che finalmente il fenomeno non si può più ignorare. L’iniziativa della stessa Aie di #unlibroèunlibro, è un chiaro avvertimento che qualcosa sta cambiando. La campagna, già presente su Twitter e Facebook ma che presto avrà anche un suo sito internet dedicato, chiama a raccolta tutto il mondo del libro: editori, lettori, biblioteche e professionisti del settore. Spera però che anche, e soprattutto, il Governo italiano si faccia portavoce di questa battaglia culturale necessaria, per riconoscere una volta per tutte il valore culturale dell’ebook. Divenendo così specchio di questi tempi e delle attuali esigenze, e avviando una nuova era in cui il digitale potrà essere libero di volare, o almeno di competere ad armi pari.

Gli obiettivi dell’iniziativa

Gli obiettivi di quest’iniziativa tutta italiana sono di dimostrare che una storia è una storia, indipendentemente dal supporto di lettura, di favorire la diffusione del libro grazie alle nuove tecnologie e di sensibilizzare i Paesi europei. Ma soprattutto la campagna protesta contro l’Iva esagerata dell’ebook che lo sta uccidendo, addirittura al 22% contro il 4% dei libri cartacei, e si batte perché venga ridotta e regolarizzata. L’Iva dovrebbe essere la stessa sia per i libri che per gli ebook, e questa differenza di trattamento penalizza enormemente la diffusione del digitale in Italia, limitandone le potenzialità di crescita. Una problematica perlopiù ignorata, visti gli inizi burrascosi delle vendite digitali. Oggi però, con questi nuovi dati alla mano, gli ebook sembrano rappresentare l’unica luce in fondo al tunnel. Una possibilità di rinascita.

Ebook, forse l’unica soluzione

Forse, in un mondo in cui tablet e smartphone la fanno sempre più da padroni, gli ebook potrebbero persino arrivare ad arginare il calo delle vendite, diventare una soluzione alternativa realmente praticabile. E allora la battaglia per ridurre l’Iva risulta ancora più giusta, una strada da battere con più attenzione e impegno possibile. Perché sì. Qualsiasi supporto lo ospiti, un libro resta un libro.

 

Ilaria Pasqua

 

 

 

-Su Facebook: https://www.facebook.com/unlibroeunlibro

L'Autore

1 commento

  1. Sono sostanzialmente d’accordo con la tesi espressa in questo articolo, sono anni che domando provocatoriamente: “E’ più importante il contenuto o il contenitore?”, ovviamente ricevo in cambio epiteti del tipo “ecco il solito reazionario”, “anticonformista a tutti i costi”, eccetera.
    Sono altresì d’accordo sul fatto che l’imposta debba essere la stessa, se non altro proprio per la domanda di cui sopra.
    Non sono però convinto che sia una questione di prezzo, ma di cultura. Chi ama leggere compra i libri. Questo è un fatto. Penso che la scuola su questo argomento, come su molti altri, debba fare un grosso mea culpa; non credo sia un caso che proprio oggi si registri il calo non solo di vendite, ma anche di lettori: la generazione di 40-cinquantenni di oggi sono quelli che a scuola non sono stati “invogliati” a leggere, ma obbligati. Siamo cresciuti leggendo (chi più chi meno), ma senza la consapevolezza necessaria a capire ciò che avevamo in mano. Ci hanno obbligato a leggere cose che “era necessario/importante leggere”, ma senza spiegarci perché. Insomma il grosso gap di oggi è sostanzialmente culturale; contestualmente non vedo, nella scuola moderna, i presupposti per colmare questo distanza.
    Per concludere, un’altra provocazione: a chi le parla del profumo della carta e tutte le altre fantastiche sensazioni del libro “analogico”, provi a rispondere dicendo che se Guttemberg avesse inventato l’iPad ai suoi tempi, oggi saremmo qui a tessere le lodi degli eBook e dell’editoria elettronica…
    Saluti
    Paolo

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