Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi,
molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

30 anni fa Gorbaciov. E con lui tutto cambiò

0

Era il marzo 1985 quando Mikhail Gorbaciov venne eletto all’unanimità nuovo segretario generale del Pcus. A soli 54 anni ricopriva la carica più alta nella gerarchia del partito e del Paese. Un innovatore, un progressista, che aveva viaggiato all’estero e che con occhi nuovi desiderava un profondo cambiamento politico e sociale per il Paese. Fu l’uomo che cambiò radicalmente gli equilibri geopolitici, colui che modificò le sorti del proprio Paese e del mondo intero. La sua politica avvierà numerosi processi di riforme: la Glasnost (libertà di parola, trasparenza politica), la Perestrojka (ristrutturazione economica) e l’Uskorenie (accelerazione dello sviluppo economico) sono state il fenomeno per cui tutto cambiò.

In una intervista rilasciata al giornale Rbth, Gorbaciov ha detto: “agli inizi degli anni 80 la nostra nazione attraversava una fase difficile del suo sviluppo, il sistema di gestione centralizzata del potere soffocava l’iniziativa dei singoli, imbavagliando l’economia e punendo gravemente chiunque intraprendesse qualunque iniziativa privata. Eravamo molto indietro nel settore industriale ed in quello agricolo rispetto ai paesi avanzati. La nostra economia era militarizzata e sopportava sempre con maggiore fatica il peso della corsa agli armamenti. Posso affermare che avevamo deciso di avviare una politica di riforme per consentire alle persone di avere una vita migliore e una maggiore libertà. La gente avvertiva sempre più l’urgenza di una trasformazione rapida. Inizialmente questi cambiamenti sembravano incontrare il consenso quasi unanime della gente comune e della leadership politica ma, ben presto i separatisti chiesero di demolire il sistema dalle fondamenta e i conservatori, che rimanevano ancorati al passato, temendo cambiamenti reali, non volevano perdere i privilegi acquisiti ed organizzarono il putsch dell’agosto del 1991 che indebolì le mie funzioni di Presidente del Paese ed aprì la strada a quelle forze radicali che alcuni mesi dopo avrebbero distrutto l’Unione Sovietica.’’

La disgregazione dell’Unione Sovietica

unionesovieticaLa storia racconta che Boris Eltsin, presidente della Russia, l’8 dicembre del 1991 preparò in gran segreto l’incontro dove i leader di Russia, Ucraina e Bielorussia decretarono lo scioglimento dell’Unione Sovietica. Il peso della disgregazione dell’Unione Sovietica è stato il prezzo pagato da Gorbaciov nell’ottica di una apertura per la costruzione di un mondo nuovo, equo e più giusto. Nonostante la sua politica abbia permesso gli incontri Usa e Urss per l’eliminazione dall’Europa dei missili a breve gittata, il trattato Salt e Salt 1, che prevedeva la limitazione e la riduzione di un terzo delle testate nucleari delle due parti , il ritiro da parte della Russia delle truppe dall’Afganistan (inviate quasi dieci anni prima), l’abbandono da parte di Fidel Castro dell’Angola, le elezioni della Polonia che portano al governo i cattolici di Solidarnosc e alla presidenza della Repubblica Lech Walesa ed infine la notte tra il 9 e il 10 novembre 1989, la caduta del muro di Berlino che suggellò il superamento della divisione del Vecchio continente in due blocchi contrapposti, la fine della Guerra Fredda e del rischio di un conflitto nucleare, il suo popolo lo considera il traditore che ha svenduto la potenza della grande Russia all’occidente.

Il Premio Nobel per la Pace

Il 15 ottobre del 1990 grazie alla fama di riformatore e leader mondiale politico a Mikhail Gorbaciov viene assegnato il Premio Nobel per la Pace. Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, l’Italia riconobbe il 23 dicembre del 1991 alla Federazione Russa il pieno diritto di successore dell’Unione Sovietica. L’Italia ha sempre mantenuto ottimi rapporti di amicizia e di cooperazione bilaterale con l’Urss prima e con la Federazione Russa poi, ed è il secondo più importante partner commerciale della Federazione Russa nell’Unione Europea (dopo la Germania) e il terzo nel mondo (dopo la Germania e la Cina).

Il fascino dell’Italia

Mikhail Gorbaciov

Mikhail Gorbaciov

Il commercio tra Italia e Russia negli ultimi 10 anni è esploso, in un solo anno, nel 2011 si è avuto un incremento dell’interscambio del 21,4% con un volume totale di circa 28 miliardi di euro e con una espansione delle vendite italiane del 10% circa nel 2013 con un disavanzo tra ed export ed import che ha permesso la formula ” made in Italy per pagare la bolletta”. La Federazione Russa è il principale fornitore di energia per l’Italia con un volume del 15% per le importazioni di petrolio e del 30% di gas. Imprese italiane come Eni, Enel, Saipem, Finmeccanica, Alenia, Pirelli, Danieli, Gruppo Mercegaglia, Ferrero, Indesit, Cremonini, CoeClerici, Marazzi, Barbaro, Fiat Crysler, Iveco, Candy, Ariston, de Longhi, Tecnit, Astaldi, gruppo Lucchini, Isab Raffinerie, Gancia, hanno investito significativamente nel mercato russo cedendo importanti quote di mercato o parte dei pacchetti azionari. Negli ultimi anni il settore agro-alimentare rappresentato dalle nostre eccellenze come Inalca-Cremonini, Zueg, Ferrero, Colussi e De Cecco ha avuto una crescita inarrestabile; il settore immobiliare in Toscana, in Costa Smeralda e sui laghi ha visto grandi investimenti da parte dei magnate russi che si è tradotto in un forte incremento del turismo, della vendita di prodotti nautici e dei beni di consumo di lusso.

Il convinto sostegno dato dall’Italia al percorso di avvicinamento della Russia all’Unione Europea, alla Nato, all’Organizzazione Mondiale del Commercio e all’Ocse è ispirato alla convinzione che sia necessario dare una lettura equilibrata e realistica al rapporto fra i Paesi occidentali e la Russia. L’Italia poteva diventare per la Federazione Russa il ponte di collegamento tra Washington e Mosca, il perno Europeo per la stipula di accordi cooperazione scientifica e tecnologica ed in materia di lotta alla criminalità transnazionale. Ma ora, con il problema Crimea e delle sanzioni, la situazione è cambiata: stiamo precipitando di nuovo nella guerra fredda? Se non si applica la prudenza della diplomazia si può incorrere a velocità supersonica nella tragedia di una guerra distruttiva, dove tutti avranno da perdere. I protagonisti dovrebbero comportarsi responsabilmente ed individuare le strade per evitare un conflitto dove potrebbero non esserci vincitori.

Simona Agostini

L'Autore

Lascia un commento