«Lei sogna di ..far tredici? » Ma lo farà sicuro!

Gianni Rodari

AAA Cercasi Facebook, ma solo per reputazione e autostima

0

Reputazione, please! È questa la parola magica per tutti gli utenti di un social network. Solo Facebook ne conta a livello mondiale un miliardo e 230 milioni, la metà dei quali interagiscono quotidianamente attraverso di esso. E per tutti la reputazione è qualcosa da conservare, consolidare ed ampliare, perché tra coloro che bazzicano sul proprio profilo personale non ci sono solo gli amici stretti, ma c’è il mondo. E allora contegno, mi raccomando. Peccato che dalle parti di Mark Zuckerberg & C si stesse immaginando qualcosa di diverso, con queste masse di utenti a fare da amplificatori commerciali per prodotti, servizi e quant’altro da recensire sulla piattaforma del social network più potente al mondo.

 

Web-reputationGli utenti paurosi della propria ‘social reputation’

La brutta notizia arriva dal Journal of Consumer Psicology. Gli utenti dei social sarebbero meno propensi di quanto si sarebbe immaginato a raccomandare prodotti o servizi sui propri profili per paura di qualche smacco alla propria social reputation. Per Facebook la maggior parte delle revenue viene dalle campagne di advertising e molte società clienti vorrebbero capire come sfruttare al meglio quella enorme massa di consumatori che ogni giorno ne popola la bacheca di messaggi, link, foto, video e altri contenuti. Ma i ricercatori delle università inglesi e americane che hanno partecipato allo studio hanno spezzato senza mezzi termini i sogni di gloria di questi fini pensatori commerciali.

Il popolo social ancora legato alla comunicazione verbale

Il popolo dei social, insomma, non è per niente disposto ad esprimersi pubblicamente su prodotti o servizi. Manifesta le sue opinioni in questo senso solo nel dialogo face-to-face e ciò è dovuto al fatto che tra i contatti, friends o followers che siano, spesso ci sono persone non esattamente ‘vicine’ di cui non si è in grado di valutare la reazione verso certi tipi di post. “I social media, come Facebook, hanno rivoluzionato completamente la nostra maniera di condividere informazioni e di comunicare”, spiega a FUTURO QUOTIDIANO Andreas Eisingerich, co-autore del report. “Tuttavia, la nostra ricerca mette bene in chiaro che quando si tratta di raccomandare un prodotto o un servizio gli utenti dei social preferiscono non esporsi eccessivamente. In questi casi la comunicazione verbale, insomma, avrebbe la meglio e le aziende dovranno tenere conto di questo semplice ma non banale risultato”.

I social, strumenti contro la mancanza di autostima  

Effettivamente bazzicando sui social accade raramente di trovare utenti che commentano una macchina, piuttosto che una bibita o un tavolo da cucina. Per quelle cose ci sono i profili pubblici della varie aziende che commercializzano questi oggetti. Diverso è invece se andiamo a cercare commenti che esprimono preferenze verso cantanti o film. I ricercatori hanno sottoposto un campione di 407 partecipanti al loro lavoro di analisi e la conclusione a cui sono arrivati è stata bene o male sorprendente. I social, sarebbe questa la conclusione a cui potremmo arrivare, starebbero fallendo nella loro missione originaria, quella di facilitare la condivisione di informazioni tra i loro utenti. Coloro che utilizzano questi strumenti con assiduità lo farebbero per un problema di mancanza di autostima e per cercare feed back positivi e rassicuranti rispetto alle loro scelte e opinioni personali.

Facebook & friends, una moda passeggera?

Da questo studio Facebook & friends non ne escono bene. Come tutti i fenomeni web, adesso sono di moda, ma nel giro di qualche anno potrebbero essere sostituiti da altri siti web o, chissà, da nuove forme di incontro in presenza. Se l’utente medio di un social si pone problemi di reputazione nei commenti sui prodotti, tanto più dovrebbe farlo pubblicando opinioni personali di carattere politico, sociale o religioso. La ricerca di autostima non è mai un buon segnale, tradisce una solitudine a cui nessun social potrà mai dare adeguata risposta. E se le opinioni personali non contano ci sarebbe da chiedersi quale sia l’effettivo contenuto di quella immensa massa di post che quotidianamente scorrono sulle bacheche di ognuno di noi. Facebook permettendo, si intende!

Marco Bennici

L'Autore

Lascia un commento