Ecco qual è il problema del futuro:
quando lo guardi cambia perché lo hai guardato.

Lee Tamahori

Addio a Maurizio Scaparro, maestro del teatro italiano. Fu tra i fondatori del Franco Cuomo International Award

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Addio a Maurizio Scaparro, maestro del teatro italiano. Mi mancherá moltissimo, mi mancheranno i nostri incontri, le nostre chiacchierate nella sua bella casa romana a due passi dal Pantheon. Mi mancheranno la sua ironia, la sua curiositá. Era un piacere ascoltarlo, perché era un uomo coltissimo, che sapeva comunicare con leggiadria. Maurizio mancherá enormemente anche al Premio Franco Cuomo, che con me e il professor Franz Ciminieri, scomparso nel 2020, ha contribuito a fondare e di cui per otto edizioni è stato colonna portante, insieme ad altri importanti intellettuali che fanno parte della giuria: la giornalista del Corriere Emilia Costantini, il professore  e critico d’arte Otello Lottini, lo storico Paolo Acanfora, il giornalista Samir Al Qaryouti, la politica e attivista Grazia Francescato, il presidente dell’Associazione Per il Meglio della Puglia, Piero Gambale, che lo ricorderanno sempre con commozione.

Maurizio e Franco erano legati da un’antica e profonda amicizia cominciata nella redazione dell’ Avanti! e poi proseguita attraverso importanti collaborazioni. Scaparro era direttore della Stabile di Bolzano quando nel 1972 invitó Cuomo e Maricla Boggio a mettere in scena  “Passione 1514”, un dramma scritto a quattro mani, che ricostruiva in forma di sacra rappresentazione il processo che si era realmente tenuto a Bolzano – con conseguente tortura e rogo finale – di una giovane ritenuta strega, il cui supplizio “autentico” si sovrappone, in un feroce inseguirsi di immagini parallele, a quello “recitato” del Cristo. Uno spettacolo, che ebbe un grandissimo successo di pubblico e una grande risonanza mediatica, ma che suscitó anche accese polemiche e tentativi di censura da parte degli ambienti cattolici locali, tanto piú che il debutto fu nel periodo pasquale.

Poi ci fu l’avventura del Cyrano. Era il 1977 e Scaparro voleva portare in palcoscenico il celebre testo di Edmond Rostand, ma non nella versione italiana in versi martelliani di Mario Giobbe risalente al 1897. Cosí chiamó Cuomo, di cui conosceva e apprezzava la raffinatezza linguistica della scrittura per affidargli la traduzione in prosa della celebre commedia francese.  E fu cosí che il Cyrano dopo un quarto di secolo tornó sulle scene italiane diretto da Scaparro  in chiave completamente nuova: autentica poesia liberata dalla metrica e senza ridondanze retoriche. Il debutto fu al Teatro Popolare di Roma, con Pino Micol nel ruolo di protagonista. Un’operazione culturale che culmino’ in un grandissimo successo. Lo spettacolo nella nuova versione italiana fu portato persino in Francia, terra di Rostand, riscuotendo anche a Parigi incredibili consensi.

Nel 1983 ritroviamo nuovamente insieme Scaparro e Cuomo. Scaparro aveva scoperto un’ inedita versione del “Caligola” di Camus del 1941. E volle che ne fosse Franco il traduttore. Il testo fu il  frutto di un intenso lavoro che coinvolse anche Catherine, la figlia del grande scrittore francese, con la quale trascorremmo serate indimenticabili. Lo spettacolo debutto’ in prima mondiale al Teatro Argentina di Roma il 24 novembre 1983.

E ancora. Mel 1990 fu la volta del Miles Gloriosus, andato in scena nel’autunno del 1990. Anche per questo testo Scaparro si rivolse a Cuomo, che ormai aveva abbandonato il teatro per inseguire una nuova vocazione, quella per il romanzo. Dopo di allora le loro vite continuarono a incrociarsi assiduamente ma solo per diletto.  E Maurizio è rimasto sempre idealmente vicino a Franco, fino all’ultima edizione del premio cui demmo vita insieme nel 2014. E di questo gli saró sempre grata.

Scheda

Maurizio Scaparro era nato il 2 settembre del 1932. Ed è  morto il 17 febbraio 2023 nella sua casa al centro di Roma. Grande innovatore contribuí nel dopoguerra alla nascita del teatro pubblico italiano e alla sua internazionalizzazione. Ha esordito come critico teatrale sull’Avanti ! e sulle riviste di settore «Maschere» e «Teatro Nuovo». E’ stato direttore del Teatro Stabile di Bologna e dello Stabile di Bolzano. Nel 1983 venne nominato directeur adjoint del Theatre de l’Europe a Parigi al fianco di Strehler, e subito dopo direttore del Teatro di Roma (1983-1990); poi ancora, divenne  commissario straordinario dell’Eti, direttore dell’Olimpico di Vicenza, direttore del Teatro Eliseo di Roma (1997-2001), della Biennale Teatro di Venezia, di nuovo  nella capitale francese del ”Theatre des Italiens” e infine della sezione spettacoli dell’Expò di Siviglia del 1992. Socialista, fu inserito da Craxi fra i membri dell’Assemblea nazionale del PsI nel 1987. Nella sua carriera non ha mai smesso di lavorare come regista firmando più di 60 spettacoli di successo. Il suo debutto avvenne nel 1965 al Festival dei Due Mondi di Spoleto con “La Venexiana”. Negli anni ’80 ha partecipato alla regia per il “Don Chisciotte” opera che diverrà anche un film per la televisione. Ha messo in scena spettacoli idnimenticabili dal “Cyrano” con Pino Micol ed Evelina Nazzari (figlia di Amedeo), a l’«Amleto», alla “Lunga notte di Medea” con Irene Papas, al “Il fu Mattia Pascal”, “Vita di Galileo”, “Il teatro comico” goldoniano con la Moriconi, un’inedita versione de “Il Caligola” di Camus, “Memorie di Adriano” della Yourcenar con Giorgio Albertazzi.  Scaparro ha lavorato a lungo anche con Peppe Barra, con Mario Scaccia per “Chiccignola” su Petrolini, con Massimo Ranieri per “Pulcinella” (da un soggetto di Rossellini) valorizzando molti talenti della scena: con Ranieri allestì anche uno spettacolo fastoso dal titolo “Excelsior”. E ancora l’amato e malinconico Goldoni di “Una delle ultime sere di Carnevale” (su questo autore e le sue Memorie ha scritto un libro) e il classico di Miller sull’America infelice della “Morte di un commesso viaggiatore”. Lavorò molto anche per la tv allestendo testi di Wesker, Odets, Shaw, Flaubert e Pirandello e tra gli ultimi lavori in teatro “La coscienza di Zeno” di Svevo con Pambieri e “La pianista perfetta” di Manfridi.

 

 

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