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Alan Kay

Africa sempre più spina nel fianco della Francia

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Barkhane, nuova campagna militare francese

sahelIl suo nome è ‘Barkhane’, come quello di una duna mobile che giace nel vento, ma non c’entra nulla il deserto perché stiamo parlando della nuova campagna militare francese in Africa. Un’operazione che va a sostituirsi alla precedente ‘Serval’, attivata nel 2013 contro gli islamisti del Mali, e che ha come obiettivo il rafforzamento della sicurezza contro il terrorismo, la liberazione del Mali e dello spazio del Sahel, la striscia di territorio che si estende dal deserto del Sahara a quello del Sudan e dall’Oceano Atlantico al Mar Rosso.

Francois Hollande nei territoti del Sahel

Barkhane 2La Francia sta rivedendo la sua politica nel continente. E dopo l’era Sarkozy, l’interesse di Parigi per le ex colonie, sia da un punto di vista economico che da un punto di vista di influenza strategica, è tornato a crescere. Da una parte per non perdere le proprie posizioni, minacciate dall’avanzata cinese, che è forte e aggressiva anche sul mercato africano, dall’altra per riprendere il controllo sul territorio. Questo il senso della missione compiuta dal  presidente Francois Hollande in Niger, Costa d’Avorio e Ciad, dove è stato dal 17 al 19 luglio, per siglare una serie di accordi mirati a riorganizzare e potenziare la struttura antiterroristica che era stata creata in Mali e che ora sovrintenderà cinque Paesi del Sahel: Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger. Un contingente permanente di 3000 uomini con base in Ciad, a N’Djamena, di cui un migliaio in Mali, 1.200 in Ciad e i restanti divisi tra Burkina Faso, Costa D’Avorio e Niger.

Impresa tutt’altro che facile, a causa dei ripetuti attacchi di violenza, degenerati lo scorso 14 luglio, proprio poco prima della visita di Hollande, con la morte dell’ennesimo soldato francese, ucciso nel nord del Mali. Questo lo scenario che non ha scoraggiato i francesi che, cambiando il nome alla missione, hanno cercato di renderla anche più flessibile ed estesa, per battere i terroristi che spadroneggiano nel  Sahel.

Svolta italiana nel territorio africano 
E non è un caso se dopo Hollande  in Africa sia  andato il premier italiano. Si è conclusa proprio ieri la missione di Matteo Renzi in Mozambico, Angola e Congo per rafforzare la cooperazione e le relazioni economiche con queste tre nazioni  che stanno conoscendo uno sviluppo senza precedenti.  Due situazioni differenti quelle  dinanzi alle quali si trovano i due paesi europei e che rivelano un rovesciamento di schemi che vede ora l’Italia in vantaggio rispetto alla Francia. Quest’ultima infatti da una posizione di dominio storicamente detenuta nei territori sub sahariani si è ritrovata all’improvviso a vedere minato il suo primato. E  anzi a dover dispiegare mezzi e risorse per far fronte al terrorismo che dilaga nell’area e conservare la sua tradizionale influenza. Ben diversa la posizione dell’Italia, che non ha questi problemi e può puntare a rafforzare la sua presenza economica in un’area che, rispetto al Sahel, sta conoscendo una forte crescita e dove sono già presenti alcune delle sue aziende.

Difficile situazione in CAR
Ma il Sahel non è l’unica spina nel fianco francese. Un altra zona calda che in Africa  sta dando problemi a Parigi è la Repubblica CentroAfricana. Qui, osserva l’Economist, la presenza francese ha dovuto declinare ai vecchi interessi e trasformarsi  in una missione umanitaria che ha evitato un vero proprio genocidio tra gruppi musulmani e cristiani armati, ma anche il rischio di perdere il controllo di un paese ricco di minerali e sull’orlo del collasso a causa di continui conflitti regionali .

Sara Pizzei

 

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