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Gianni Rodari

Economia umanista, il successo (in Spagna) di Alberto Ureta

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MADRID – Se non è un caso letterario, poco ci manca. L’ultimo lavoro del saggista Alberto Ureta, pubblicato da Editorial Creación, sta offrendo alla Spagna una originalità di lettura dei processi economici che non si conosceva da tempo.

Originale è, prima di tutto, l’autore. Discendente della blasonata famiglia Ureta del Perù, nipote del più noto poeta peruviano, suo omonimo, Alberto Ureta ha vissuto in questa vita, tre vite: la prima come avvocato d’affari internazionale, la seconda come pianista classico, la terza, intrapresa nell’ultimo lustro, riassume la competenza in materia economica con la sensibilità umanistica e una innata propensione per l’armonia, che ne ha fatto un apprezzato divulgatore di filosofia economica.

Alberto Ureta, coverIl lavoro di cui si parla nei circoli madrileni che contano, appartiene a quest’ultima sfera. Ureta ha dato alle stampe un articolato e dotto Discorso per un Metodo Economico che colpisce schiere di lettori insoddisfatti dal tradizionale dualismo tra keynesiani e neoliberisti. La terza via che traccia va nel senso di una nuova ricetta per la distribuzione della ricchezza. E’ il tema che tormenta l’autore nella sua opera, e che accompagna il lettore in una erudita sequenza di glosse e di provocazioni.

Nel Paese dove Cervantes dirigeva il suo Don Chisciotte contro i mulini a vento, e in cui oggi Pablo Iglesias declina il gentismo come atto di sfiducia verso un sistema strutturalmente corrotto, è ineffabile la proposta di ripensamento radicale che Ureta pone alla base del suo trattato. La sua radicalità sorprende però anche parecchio. E risveglia a suon di schiaffoni il torpore che inebetisce il dibattito sul futuro delle economie europee.

L’umanesimo e la creatività, intesa come capacità creativa dell’uomo – anche di produrre ricchezza -, sono posti alla base del sistema redistributivo ideale. Però in questo sistema l’uomo deve riconoscere la gerarchia – in primis, la primazìa dei creativi – e rimandare il tema dell’arricchimento individuale al momento in cui si sarà risolta l’esigenza imprescindibile di garantire a ciascuno la dignità dell’accesso alle risorse. Le parole merito, talento, ingegno assumono nella visione economica di Ureta un valore oggettivo. E i modelli del passato, il marxismo e il capitalismo, vengono smontati e condannati senza appello. Hanno prodotto un controllo sulla capacità individuale di conferire valore creativo al mondo, tramite due forme distinte ed opposte, ma ugualmente dannose, di oppressione umana. Gli eccessi del mercatismo, dove la necessità di vendere prodotti è sproporzionata rispetto alla reale esigenza di assorbimento, ispirano al filosofo dell’economia riflessioni sulla perdita di qualità umana, nella società di oggi. “L’eccesso di concorrenza porta ad una lotta commerciale estrema e ad una distorsione delle attitudini delle persone. Non si pensa alla qualità creativa ma alla rapidità con cui si lavora per poter vendere velocemente, dimenticando che le opere importanti nella storia dell’umanità hanno invece richiesto tempi lunghi”, scrive Ureta.

Il richiamo ad una struttura economica meglio pensata, realmente redistributrice sulla base di regole condivise e di esigenze socialmente più giuste, passa per l’abbattimento dell’idea della Mano Invisibile di Adam Smith. La redistribuzione della ricchezza, della proprietà, degli strumenti per guidare il consenso popolare avviene per riconoscimento di meriti intellettuali e più in generale per iniziativa individuale, sotto la guida di un Governo nazionale che gestisce le risorse e stabilisce con i suoi cittadini un patto economico, per il quale la proprietà privata è sempre garantita, a condizione di porsi in armonia con il sistema-Paese.

Se l’autore si confrontasse con il pubblico italiano, forse si chiederebbe cosa è rimasto del Socialismo liberale di Carlo Rosselli, e cosa rimane dell’utopistica, illuminata “società di produttori” di Piero Gobetti ai tempi del web, della globalizzazione e della grande crisi mondiale del mercato. Ma è un confronto rimandato: il saggio di Alberto Ureta, di cui si succedono le ristampe e del quale in Spagna è previsto un nuovo titolo nel 2015, in Italia rimane ancora inedito. Nel Paese che vede avvicinarsi il fantasma del default, invece, sarebbe forse utile avere qualche strumento di riflessione in più per capire come reindirizzare la politica economica, nell’anno difficile che si sta per aprire.

 

Aldo Torchiaro

 

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