Sogni, promesse volano... Ma poi cosa accadrà?

Gianni Rodari

LA #BELLEZZA (FEMMINILE) SALVERA’ IL MONDO (E L’ITALIA)

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La crisi non investe l’universo del make-up. FUTURO QUOTIDIANO ne parla con un’eccellenza italiana, Pablo Gil Cagnè.

Il make-up è, ad alti livelli, una vera e propria arte, ma anche  un business ed un vettore del “Made in Italy” di sicuro successo. Ne parliamo con Pablo, erede indiscusso del grande Gil Cagnè. Qual è il percorso che ti ha portato al successo?

Parafrasando proprio Gil, ‘la tecnica si insegna, la passioneno’. Il mio percorso nasce dalle esperienze dell’infanzia. Mia mamma aveva un grosso culto dell’estetica e dentro di me sono stampate le immagini di lei che si trucca di fronte alla toeletta. Fu eletta Miss Eleganza nel 1953. Era una donna a cui piaceva il Bello, in tutte le sue sfaccettature. Mi hanno ispirato oggetti come l’immancabile rossetto rosso, tipico degli anni ’50, o ancora l’eyeliner e la profumatissima cipria Coty che ricordo spennellava sul viso e sul seno. Quando ho iniziato a lavorare nel campo del trucco i miei erano titubanti: credevano nelle mie capacità, ma insistevano affinché pensassi prima allo studio. Mio padre insegnava lettere ai sordomuti e per lui la formazione era fondamentale. Terminata l’università, però, gli dissi che volevo approfondire lo studio dell’estetica e lui mi appoggiò. Il corso che decisi di intraprendere, nel 1993, costava molto e i soldi me li prestò proprio mio padre. Devo tutto a quell’uomo, soprattutto quando mi disse “va dove ti porta il cuore”. Giunto alla scuola di Gil Cagné ebbi il cosiddetto timor panico; lui era il grande idolo che seguivo nelle riviste, in televisione. Avevo comprato tutti i suoi video, che custodisco gelosamente tutt’oggi. Temevo quest’uomo affascinante, con l’inconfondibile accento francese, il classico vip. Ricordo ancora che lui mi fece un’intervista lunghissima sulle motivazioni che mi spingevano. Così iniziò tutto.

Il mastiere dunque ti è stato tramandato da un artista apprezzato persino da Andy Warhol. Che differenze rispetto agli anni del tuo esordio?

pablo gil cagnèOggi è tutto più commerciale, veloce. Ricordo che con Gil restavamo fino a mezzanotte a studiare il trucco per una sfilata. Ora il make-up dura 45 minuti al massimo, lo stilista non ti dedica più molto tempo e quindi bisogna entrare autonomamente nel -concept- della sfilata e, in poco tempo, proporre qualcosa di valido. Non esistono più lo studio, l’amore e la dedizione di un tempo.

In questo momento di crisi cosa è cambiato nel settore? Gli analisti economici sostengono che il  “Business del bello” sia addirittura cresciuto. E’ vero, secondo te?

La crisi c’è e ci combattiamo. Ma siccome siamo degli ottimisti per natura abbiamo attuato la politica delle ‘formichine d’inverno’, cercando di mettere da parte tutte le nostre risorse. Abbiamo inaugurato da pochissimo una nuova Accademia del make-up in via Cola di Rienzo, con ulteriori servizi rispetto a quelli che già prestavamo. Ormai il make-up, infatti, non può prescindere della medicina estetica, oltre al trucco permanente. Questo perché la donna italiana non rinuncia completamente alla cura di sé stessa. Magari centellina le occasioni, ma non abbandona completamente le sue abitudini. Noi da parte nostra abbiamo cercato di essere più elastici nelle condizioni di pagamento.

Tu sei l’art director di un’industria del trucco che ha una tradizione storica con Gil Cagnè. Qual è il valore “sommo” che cercate di tramandare continuando questa attività?

La filosofia che lui ci ha tramandato è lo smantellamento del ‘trucco maschera’. Il trucco va vissuto proprio come una sorta di seconda pelle. Quindi noi realizziamo un make-up che non tenga solo conto delle tendenze e dei colori (che nelle varie stagioni si alternano), ma soprattutto si concentri sulla cura della pelle e, quindi, pensi alla salute della donna. Con una particolare attenzione alle componenti dei prodotti e guardando all’innovazione e alla tecnologia. Spesso vado anch’io nei laboratori a cercare i prodotti benefici.

La salute, dunque, al centro della filosofia della vostra nuova accademia?

Certo. Quando una donna si trucca, protegge anche la pelle. Soprattutto chi vive nelle grandi città come Roma o Milano è in costante contatto con un ambiente molto inquinato. Perciò il trucco, in questo senso, è uno scudo contro i fattori esterni inquinanti. Ormai in tutti i nostri fondotinta ci sono i filtri solari, fisici e chimici. Inoltre i pigmenti sono a base minerale. Ho cercato di stare molto attento al prodotto e alle materie prime, tutte eco-certificate.

Che espansione avete all’estero?

Sono tornato da poco da Hong Kong e ho avuto modo di ‘relazionarmi’ al meglio con il mondo asiatico. La cosiddetta ‘Cindia’ (Cina e India) è la realtà di maggiore espansione. La nostra linea make-up sta riscuotendo un grande successo: abbiamo aperto 95 saloni. Siamo molto soddisfatti dei risultati che mostrano come le eccellenze del ‘Made in Italy’ siano riconosciute ed apprezzate all’estero.

Quindi, il vostro, è un settore che all’estero “regge”?

Certamente. E quello che mi fa soffrire in questo momento è la consapevolezza del fatto che noi siamo un popolo di grandi risorse, dalla cultura e arte inarrivabili. Il ‘Made in Italy’ è molto apprezzato all’estero, molto più che qui da noi. Recentemente sono stato in Russia e anche lì siamo venerati. Ormai all’estero si sta affievolendo la tendenza della copia, del plagio. Molti vengono a studiare per cercare di apprendere il più possibile i nostri linguaggi creativi, per poi farli propri. Bisogna stare molto attenti.

Voi organizzate tantissimi corsi per formare i futuri truccatori Gil Cagnè. Sono frequentati anche da stranieri?

Questa nuova Accademia vuole essere un punto di incontro di più esperienze: abbiamo aperto alla fotografia, alla televisione. Faremo dei corsi specifici fotografici e ripresa televisiva, nonché dei corsi di comunicazione. Ho molti allievi che vengono dall’estero. Proprio recentemente ho avuto una classe di ragazze di Mosca che volevano approfondire la tecnica del trucco italiana. Ma ho ricevuto colombiane,croate, slovacche e ora sono in attesa di un gruppo da Hong Kong. Il trucco è una forma espressiva, un’arte, privo di barriere linguistiche.

Qual è il futuro del make-up?

L’innovazione nell’industria del make-up è concentrata tutta sulla nanotecnologia per quanto riguarda le texture. I prodotti sono microincapsulati e nel momento in cui vengono applicati sul viso hanno un rilascio. Altro aspetto del futuro è la praticità. La donna di oggi non ha più i tempi di prima, essendo tutto più veloce: lavora, ha i figli, cucina, spesso non è molto aiutata dal compagno. I tempi per la cura di sé stessa si riducono. Ecco perché studiamo packaging e applicatori che riducano sensibilmente i tempi di applicazione del prodotto. Ad esempio offrendo un fondotinta contenuto all’interno di un pennello o il correttore addirittura in un rullo che stende le rughette sotto gli occhi. Si tende alla maggiore performance possibile.

E il futuro di Pablo?

La società di oggi ti fa vivere molto più nel presente e non ti proietta troppo nel futuro. Ma io sono un sognatore e cerco sempre di raggiungere degli obiettivi nuovi. Non bisogna risparmiarsi. Non mi fermo a quello che conosco e continuerò a formarmi sempre. Mi piacerebbe sicuramente tornare negli Usa e aprire qualcosa lì. Voglio far conoscere in America una linea non ancora nota. Il sogno americano, insomma!.

Carla Cace

L'Autore

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