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Gianni Rodari

Bolivia, gli sciuscià under 14 saranno regolarizzati

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I nuovi sciuscià nascono in Bolivia.  Da ora in poi ogni bambino, a partire dai 12 anni d’età e non più 14, potrà essere inserito nel mercato del lavoro dello stato sudamericano. Lo stabilisce il nuovo Codice dei minori boliviano che con questadecisione riaccende i riflettori su un dato preoccupante: sono 850 mila qui i minorenni lavoratori,  una fetta importante della forza lavoro del paese, di cui 88% coinvolti nelle peggiori forme di sfruttamento.

sfruttamento minorile

Il mercato del lavoro boliviano si apre ora a 12 anni 

Come può una Costituzione, approvata con il referendum del 2006, che sostiene i diritti delle parti più umili della società e delle etnie precolombiane dimenticate, inciampare in uno dei capisaldi dei diritti umani? Una contraddizione questa che delinea però la situazione in cui versa lo stato dell’America Latina. Un paese il cui Parlamento ha di recente approvato il nuovo Codice dei minori che abbassa a 12 anni l’età consentita per diventare lavoratori. L’età legale rimangono i 14 anni ma dai 12 ai 14 è possibile svolgere alcune attività per conto di terzi con l’approvazione delle famiglie e delle istituzioni incaricate. Per i lavori che riguardano invece la fascia d’età tra i 14 e i 18 occorre un’autorizzazione del Ministero del Lavoro, per un’attività inoltre che non deve superare le 6 ore giornaliere.
“Attraverso questa regolamentazione – commenta a Futuro Quotidiano Carlotta Bellini, responsabile Child Protection per Save the Children e intervenuta per fare più chiarezza su una questione di cui i giornali di tutto il mondo stanno scrivendo – si è cercato per lo meno di dare alcune garanzie e si è chiesto di avere un monitoraggio del lavoro minorile con dei dati aggiornati costantemente. L’obiettivo è quello così di ridurre le peggiori forme di lavoro dei bambini e di sfruttamento entro il 2019”.

Il paradosso del paese boliviano

E sono proprio i minori ad aver accolto positivamente le nuove disposizioni del Codice. Esiste un’organizzazione sindacale dell’infanzia che lavora, la “Unatsbo”, che per mesi si è battuta per raggiungere tale traguardo. Lo scorso 17 dicembre infatti centinaia di bambini e numerosi altri membri diquesta organizzazione hanno sfilato in corteo nella città di La Paz, sede del governo boliviano, per sostenere il loro diritto a poter lavorare, andando contro paradossalmente al diritto allo studio e alla salute, capisaldi del Codice dell’infanzia e adolescenza.
Una circostanza che la maggior parte delle persone definirebbe inconcepibile ma che accende le luci su una realtà che sta facendo i conti con un grave problema culturale prima ancora che politico. Per un paese povero come la Bolivia infatti il lavoro minorile rappresenta un’importante risorsa economica. E sono spesso le famiglie, soprattutto quelle più povere, a spingere i propri figli al lavoro, facendo arrivare così a 850 mila il numero dei bambini-lavoratori in questo paese, di cui l’88% coinvolti nelle peggiori forme di lavoro.

sfruttamento minorile

“Child Labour”- “Child Work”

Edilizia, lavoro in miniere e pastorizia, sono i settori che più degli altri si avvalgono del prezioso e illegale contributo di minori che spesso non superano i 7 anni di età. Ma accanto a questo tipo di lavoro però, definito “Child Labour”, ovvero sfruttamento, ne esiste un altro, il “Child Work”, mansioni cioè che permettono ai bambini e adolescenti di non abbandonare la scuola e contemporaneamente di contribuire alle esigenze familiari.
“Ci sono anche delle forme positive di lavoro minorile – prosegue la Bellini – e questo accade con quelle attività svolte per contribuire al proprio reddito e a quello della famiglia e purché si tratti di un lavoro dignitoso e che possa dare un futuro ai minori. Quello che occorre evitare sono ovviamente forme di sfruttamento e i peggiori lavori minorili, come la prostituzione e il lavoro forzato”.

168 milioni, i lavoratori-bambini nel mondo  

E sul tasso di sfruttamento mondiale che riguarda i bambini lavoratori i dati non sono affatto rassicuranti. Secondo l’Organizzazione Nazionale del Lavoro il numero dei lavoratori minorenni arriva a un livello di 168 milioni, di cui 85 coinvolti in forme di lavoro dannoso. I paesi maggiormente interessati sono l’Asia e il Pacifico, dove arrivano quasi a 78 milioni i bambini inseriti nel mercato del lavoro. In Africa la condizione peggiore è quella dei minori della fascia sudsahariana con 59 milioni di bambini. E la Bolivia, lasciando parlare i numeri, non è da meno.

Anita Zeipi

L'Autore

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