Sogni, promesse volano... Ma poi cosa accadrà?

Gianni Rodari

Boom di rapporti commerciali tra Ue e Nord Africa. Ma il divario rimane

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Due dati in controtendenza chiariscono bene lo stato dei rapporti tra il Nord Africa e l’Europa: sono raddoppiati in vent’anni i rapporti commerciali tra l’Ue e i Paesi di Nord Africa e Medio Oriente, addirittura triplicati quelli con l’Italia. Ma i Paesi della riva sud ed est del Mediterraneo però rappresentano un mercato ancora di scarsa importanza per l’Europa. Questo è il frutto di un lavoro del Cnr che ha raccolto i dati nel “Rapporto sulle economie del Mediterraneo”.

Dietro il boom il divario

“L’interscambio tra Unione Europea e Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente è più che raddoppiato, passando da 70 miliardi di dollari nel 1995 a 227 nel 2012”, ha spiegato Eugenia Ferragina dell’Issm-Cnr. “Le esportazioni dell’Ue sono cresciute più velocemente verso Turchia e Algeria, dove la crescita è stata rispettivamente del 413 e 321%, Egitto e Marocco. L’export dell’Unione nell’area europea è ora concentrato in Turchia per il 42%, Algeria (12%), Israele (10%) e Marocco (10%). I segnali positivi riguardano anche la crescita dell’interscambio dell’Italia con questi Stati, che è triplicato in diciotto anni”.

Al di là dell’aspetto propriamente commerciale il problema è che, nonostante le condizioni economiche globali più favorevoli e i ritmi di crescita sostenuti di molte economie dell’area, il Sud del bacino rimane notevolmente meno sviluppato. “Il terzo dei circa 500 milioni di persone che vive nei Paesi del Nord dispone dei due terzi del Pil e dell’energia”, ha proseguiuto la ricercatrice, che ha curato il volume assieme a Paolo Malanima dell’Università Magna Grecia di Catanzaro. “Sintomo di tali divari, le spinte migratorie, che si sono intensificate specialmente dall’Africa sub-sahariana verso il Maghreb, come tappa intermedia verso l’Europa, alimentate dal deterioramento ambientale e dai conflitti che le ondate di siccità hanno accentuato, caso emblematico il Darfour”. L’Europa, in ogni caso, è ancora il principale partner di questi Paesi. “Dall’Ue proviene, infatti, oltre il 50% delle importazioni totali e intorno al 60% delle esportazioni dei Paesi della riva sud ed est del Mediterraneo (Psem), che però rappresentano per l’Unione un mercato ancora di scarsa importanza. Complessivamente i Psem nel 2012 contribuivano a meno del 2% degli scambi totali (import più export) dell’Ue con l’estero”, ha puntualizzato Ferragina.

PrimavereIl ruolo dell’Europa dopo le “primavere arabe”

Un grosso volume commerciale in un quadro che appare molto incerto, dunque, anche per la vulnerabilità dei Paesi della “primavera araba”. Un fenomeno, questo, che agisce inevitabilmente come freno: “L’instabilità macroeconomica e socio-politica rischia di essere un deterrente per gli investimenti e per la crescita anche negli anni futuri, a meno che non vengano attuate riforme significative delle politiche economiche e delle strategie di crescita”, ha concluso la ricercatrice. Il punto che emerge dallo studio richiama proprio l’Europa,e l’Italia in particolare, a una responsabilità politica rispetto a tutto il bacino: “E’ necessario che l’Europa concentri i suoi interventi presentandosi come un soggetto politico oltre che economico. Per l’Italia, poi, si tratta di gestire fenomeni complessi come la pressione migratoria, l’irrisolto conflitto arabo-israeliano, la richiesta di asilo di popolazioni in stato di guerra”.

Danilo Patti

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