Che ognuno avrà il futuro che si conquisterà.

Gianni Rodari

Brasile. Una credit card da spendere in cultura

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L’offerta culturale in Brasile è ampia, diffusa nelle grandi città, scarsa nelle zone interne del paese. Ma quello che vogliamo guardare è l’aspetto economico di questa industria. Avremo modo di parlare di cultura da diversi angoli visuali più in là. La prima cosa da fare è cambiare ottica rispetto al sistema culturale che conosciamo. In Brasile non esiste il concetto di impresa culturale privata, salvo alcune eccezioni nel teatro, e i finanziamenti sono pubblici attraverso un sistema che cercheremo di descrivere.

Il Brasile è una repubblica federale e il governo federale, attraverso il ministero della cultura, è  il primo finanziatore di cultura. Poi ci sono i singoli Stati che a loro volta sono soggetti finanziatori e ancora le prefeiture ( i comuni ) attraverso le secreterias ( i nostri assessorati ). Poi le Banche che di anno in anno predispongono programmi e risorse per progetti culturali e infine le imprese pubbliche e private.

Questo ultimo sistema ha alla base leggi e norme ( la più vasta è la c.d. Ley Ruanè) che istituiscono un sistema di sgravi finanziari che consentono alle imprese che investono in cultura di detrarre queste somme dal pagamento delle imposte, in realtà un indiretto finanziamento pubblico, un vantaggio per la cultura in generale e per le imprese che invece di pagare imposte investono sulla cultura e sulla propria immagine. In questo quadro normativo la figura dell’imprenditore privato è sconosciuta, quello che qui viene chiamato produttore culturale è in realtà un organizzatore che si muove nel complicato sistema burocratico per approntare risorse sulla base di progetti culturali.

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Un’altra legge fondamentale è la “Bolsa Cultura”: i cittadini hanno una dotazione annua, attraverso una sorta di carta di credito, di circa 75 reais da spendere in cultura. Un sistema quindi complesso, perlopiù basato su interventi finanziari diretti o indiretti che produce un’ intensa attività culturale.

L’offerta culturale in generale è assai attenta alle tradizioni del paese, alle tradizioni culturali popolari locali, alle culture che popolano il paese, dalla cultura negra a quella indio, ma poco aperta a offerte culturali oltreoceano. Solo nel cinema e nelle grandi città esiste una vasta scelta di cinema americano commerciale. Il resto è cultura di élite, molto apprezzata ma meno vasta. Le università, pubbliche e private, offrono corsi di laurea nelle materie culturali: laurea in cinema, in teatro e così via.

Pregi, difetti e opportunità.

Questo sistema ha il pregio di favorire una vasta produzione culturale e di favorire, attraverso politiche sostanzialmente fiscali, l’intervento delle imprese a sostegno della cultura e della sua diffusione. Il difetto principale è quello di una eccessiva burocratizzazione delle procedure per ottenere i finanziamenti ai progetti e la quasi totale esclusione di soggetti stranieri che hanno difficile entrata in questo sistema. Un mio amico regista brasiliano, che lavora molto negli Usa, mi diceva : “L’analisi dei progetti viene fatta da funzionari che spesso non sanno nulla di cultura. Può capitare che un pessimo progetto culturale ma burocraticamente perfetto venga approvato e che un’ottima idea venga bocciata per un mero e irrilevante errore di natura documentale”. Ho visto con i miei occhi un ottimo progetto cinematografico respinto perché mancante del numero di fax nella domanda.

Oltre al produttore un’altra figura fondamentale è quella del “facenderos” che si occupa del reperimento della numerosa documentazione richiesta e del quale non si può fare a meno. Questo della eccessiva burocratizzazione è d’altra parte un difetto generale del Brasile. Altro limite è quello dell’eccessivo protezionismo culturale. Una impresa privata straniera non può di fatto operare se non insieme a un’ impresa brasiliana che il più delle volte non guarda con favore culture d’oltreoceano.

In sostanza non si può negare l’impegno economico-finanziario dei governi brasiliani e del governo centrale ma in un quadro di un sistema molto chiuso e assai complicato.

Quello che più volte i più attenti operatori culturali hanno sottolineato è che manca un disegno strutturale che favorisca la produzione e la diffusa conoscenza culturale. Mentre nelle grandi città  esistono diverse e sufficienti opportunità, i piccoli centri sono sprovvisti di tutto. Faccio un esempio: Cascavel è una cittadina a circa 60Km da Fortaleza e con una popolazione di circa 100.000 abitanti e se a questa aggiungiamo le piccole località balneari limitrofe a Cascavel arriviamo a una popolazione di circa 150.000 abitanti. Ebbene , in questo territorio non esiste un cinema, un teatro, una biblioteca e un giovane che vuole vedere un film deve fare due ore di corriera. L’idea di questi operatori culturali è che sarebbe molto più produttivo, a parità di investimenti pubblici, limitare gli interventi a pioggia e costruire strutture culturali sul territorio. È una discussione aperta e che vedrà il prossimo governo impegnato a compiere scelte.

Le opportunità non mancherebbero per imprese italiane che volessero investire in Brasile. Soprattutto nel nord del paese. Un clima costante che consente di lavorare in esterno tutto l’anno, costo della vita in generale che è più o meno un terzo di quello europeo, costo molto basso del lavoro ( uno stipendio medio nel nordest è di circa 1.200 reais mensili, più o meno 400 euro), costo altrettanto basso dei servizi e una offerta di location naturali straordinaria.

Quello che manca sono le strutture tecniche e la mano d’opera specializzata. Se un amministratore pubblico con una visione in prospettiva capisse tutto questo con poco si potrebbero approntare quelle misure che consentirebbero a imprese straniere di venire nel nord del paese, investire, guadagnare e lavorare. E non ultimo formare lavoratori specializzati.

Questa è una prospettiva e una sfida che sarebbe vincente, anche qui la parola è ai giovani e al futuro.

Alessandro Battisti

L'Autore

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