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Gianni Rodari

Il bullismo omofobico, la nuova emergenza adolescenziale

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bullismoL’adolescenza è tipicamente l’età più fragile, a livello psicologico. Questo periodo di transizione, dallo stato di bambino a quello di giovane adulto, prevede una costante evoluzione e continue trasformazioni che spesso, dall’esterno, vengono scambiate per volubilità, instabilità, squilibrio. In questo momento della vita gli interrogativi e i dubbi su di sé, le trasformazioni del proprio corpo, i conflitti con i genitori rappresentano dei momenti di passaggio che possono non costituire una patologia. I rapidi e consistenti cambiamenti causano una fase di disequilibrio in cui tutto viene rimesso in discussione. In adolescenza il ragazzo o la ragazza sono spettatori consapevoli delle mutazioni che li riguardano e sono perciò impegnati in un difficile processo di attribuzione di senso a quello che sta loro accadendo, ogni critica come l’omofobia, viene vissuta come un giudizio generale. Si tratta di una forma di aggressione verso chi sembra “tradire” le norme e le aspettative sociali rispetto al genere, cioè a quello che viene “tradizionalmente” considerato maschile o femminile. Ci si sente esclusi per sempre, espulsi dal gruppo dei pari. E questo, unitamente a un problema di sofferenza di fondo, e in una fase di maturazione sessuale, può condurre a gesti di impulsività acuta.

Il tema dell’integrazione e del rispetto nei confronti degli omosessuali ciclicamente torna ad agitare la dialettica in svariati contesti, da quello politico a quello sociale. Bullismo e cyberbullismo omofobico sono un fenomeno allarmante e doloroso, troppi sono i ragazzi che si tolgono la vita proprio in seguito ad accuse di omofobia. Il bullismo omofobico, fenomeno convenzionalmente associato all’età scolare, può essere considerato l’equivalente dello stalking posto in essere dagli adulti. Lo stalking è reato mentre invece il bullismo, pur essendo caratterizzato da condotte lesive della dignità e dell’integrità psico-fisica di chi ne è vittima, difficilmente assume connotazioni di reato minorile. Si presentano pensieri ed immagini intrusive: i ricordi delle violenze e delle umiliazioni subite riaffiorano costantemente, involontariamente procurano ansia e depressione, sono allontanati dalla memoria cercando distrazione. Non di rado possiamo ritrovare nelle vittime un vero e proprio Disturbo da Stress Post-traumatico, rivelato dalla presenza di uno stato costante di allerta, nervosismo, scoppi d’ira. L’adolescente è affamato di verità, è l’erede del bambino teso incessantemente a elaborare teorie e farsene una ragione, alla ricerca spasmodica dei segreti sui misteri del mondo e della vita: i giovani più fragili sono molto esposti e vulnerabili al bullismo connotato di omofobia; omofobia che, al pari di tutte le altre forme di intolleranza e discriminazione, aumenta in maniera direttamente proporzionale alla crescita di sofferenza sociale.

Il bullismo omofobico è tipicamente maschile perché la realtà dell’omosessualità mina la costruzione dell’identità maschile nell’adolescente che è cresciuto in un ambiente che gli ha inculcato un bullismomodello di mascolinità rigido e fortemente stereotipato. Le vittime raramente denunciano e sono ad alto rischio di comportamenti autolesionistici e suicidari. Inevitabilmente i ragazzi e le ragazze offesi nella propria dignità di esseri umani cominciano un lento ed inesorabile viaggio verso l’isolamento sociale: far crescere i nostri figli non è semplice. Sono convinta che lo strumento più potente sia l’educazione, l’informazione, il dialogo e che le storie possano fare bene sia a chi le racconta, sia a chi le ascolta. L’omofobia si alimenta in vari modi; innanzitutto la società è spesso diffidente nei confronti delle diversità, fino al punto di considerarle pericolose. Tale mancanza di fiducia riguarda tutte le minoranze portatrici di valori nuovi o diversi, perché minacciano quelli convenzionali. Il concetto di omofobia è dato dall’unione dei termini greci òmo (uguale) e phóbos (paura), quindi un omofobo dovrebbe essere uno che teme o avversa quelli uguali a lui. Educhiamo prima noi e poi i nostri figli a rispettare le diversità, dimostrando che le differenze, ritenute in maniera erronea un limite e un difetto, possono invece produrre un complessivo arricchimento. Le differenze non devono quindi essere ridotte o eliminate altrimenti si assisterebbe ad un impoverimento della diversità e della ricchezza dei tipi umani e quindi di quelle caratteristiche così uniche che ognuno ha. L’amore può e deve prendere tutte le forme che gli si vuol dare, con il solo limite di rispettare chi si ama.

Caterina Grillone

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