«Lei sogna di ..far tredici? » Ma lo farà sicuro!

Gianni Rodari

Buon senso, Cherie

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Se dunque siamo tutti Charlie, forse non si avrà il coraggio di ammetterlo ma nel cuore di qualcuno (e non solo nel mio che in quanto neo mamma sono emotivamente più vulnerabile del solito) potrebbe cominciare ad affacciarsi qualche nuova preoccupazione. Non voglio esattamente affrontare un dibattito su satira, libertà e l’opportunità di quelle vignette – almeno non in questa rubrica – ma una cosa sul senso del limite la voglio dire.

uomo-sul-divanoCapire il punto di non ritorno, oltre il quale il modo con cui le proprie idee vengono espresse può ferire pesantemente la sensibilità della persona con cui si vuole dialogare è una questione da non sottovalutare, per chi ha una responsabilità pubblica così come in un tranquillo manage familiare. Ne parlavo proprio ieri con mio marito, litigandoci un po’. “Ci vorrebbe buon senso, Cherie”, gli ho detto io togliendo contestualmente di mano al bambino il bicchiere di Coca-Cola che gli stava placidamente facendo assaggiare. “Stai calma, è solo un goccio”, mi ha risposto lui dandomi subito dell’integralista esaltata, invasata e fuori di testa. Così la discussione ha immediatamente travalicato i confini internazionali e i fatti di cronaca per approdare su questioni più casalinghe e profane, come i rapporti di coppia.

T’immagini, allora gli ho chiesto apparecchiando svogliatamente la tavola, t’immagini se qualche giornale straniero mettesse urbi et orbi puntualmente in ridicolo il maschio italiano, ritraendolo in copertina, ad esempio sdraiato mezzo nudo in divano, con un termometro gigante tra le chiappe e una smorfia di godimento sul viso, il mocciolo al naso, la tv accesa su una partita di calcio tra due fuoriclasse come Holly e Benji, una bavetta al collo e una mamma oramai anziana che imboccando l’adorato figliolo amorevolmente gli dice: “tesoro con quasi trentasette di febbre hai bisogno di cure”, allora – Cheri – t’immagini, ho ripetuto, ridendo? Ho finito di sistemare la tavola, servendo la cena. Me ne stavo in piedi, in attesa di un cenno, pronta per una nuova stoccata da mettere a frutto con la mia lingua appuntita. Ho atteso un pochino, ma non ha risposto, per lo meno non a parole. E mentre lui si limitava a curvare le labbra in quel suo irresistibile sorriso sbilenco e io ne decifravo le sfumature di disappunto sul viso il mio pensiero è andato a tutti quei maschi frustrati, prepotenti, inadeguati ai tempi (e a cui non rimane altro che la violenza) e contemporaneamente a tutte le donne libere, indipendenti e forse un po’ troppo forti, l’Italia ne è piena. Quasi due mondi in conflitto, come un Islam e Occidente cristiano. Non e’ facile, ma a quest’ultimo, cosi come al genere femminile, non farebbe male aprire gli occhi su quella parte dell’universo rimasta indietro e incoraggiare (evitando ogni forma di istigazione) la sua oramai improrogabile trasformazione.

Fiorella Corrado

L'Autore

2 commenti

  1. Vanna D'Amato il

    La realtà è un uccello che non ha memoria, devi indovinare da che parte va- Questo era Gaber, sulla complessità, e mi viene in mente quando provo a pensare a quello che mi piace e a quello che un po’ mi disturba nell’articolo. Accostare la questione islam/occidente a quella maschio/ femmina è intrigante, ma mi inquieta il pensiero che in tale questione qualcuno sia destinato a una “improrogabile trasformazione”. Non mi piace un mondo in cui qualcuno potrebbe chiedermi di trasformarmi da cristiano in musulmano, da credente in ateo, da confessionale in laico, da omosessuale in eterosessuale e viceversa, perché questo suppone comunque un predominio di qualcuno su un altro. Le donne hanno lottato per essere riconosciute come soggetti di pari valore e dignità, nella loro soggettività specifica di donne, nella loro diversità, e questo ha innestato un cambiamento nei rapporti tra i sessi che alla lunga può solo essere di arricchimento per ambo le parti. Così credo che lavorare e lottare per la dignità dell’essere umano, di qualsiasi credo o colore, significhi lavorare per la vita, non contro di essa, per salvaguardare quel patrimonio di felicità che è stato dato a tutti, come diceva Benigni qualche sera fa.

    Poi ci sono i tagliatori di teste, quelli che ammazzano le donne, quelli che si fanno saltare in aria, gli integralisti e i fanatici di qualsiasi ideologia: quelli nei quali la porzione di aggressività e follia che convive con la parte sana in ogni essere umano è andata oltre la linea di equilibrio che consente la vita. Questi sono quelli che bisogna isolare, sono gli uomini da lasciare, le organizzazioni politiche da neutralizzare. Quando questo non si riesce a fare, vuol dire che ci sono parti in gioco che traggono vantaggio dalla situazione di follia.

  2. Adriana Nolè il

    Concordo perfettamente con il commento che mi precede tanto che mi appare come scritto di mia mano. Voglio comunque aggiungere qualche breve riflessione: quando un evento tragico come quello di Parigi entra a far parte degli argomenti di cui parlare nel quotidiano con familiari, parenti e amici, si corre il rischio della disinformazione e della divulgazione massiccia di stereotipi, luoghi comuni e visioni completamente alterate della realtà storica, del passato che genera il presente per l’imprescindibile concatenamento della storia dell’umanità. Tutti si sentono esperti e critici obbiettivi di avvenimenti , che nella loro tragicità hanno invece origini ben più lontane; si fa sfoggio di opinioni e valutazioni come se ognuno fosse in possesso, e sempre a portata di mano, degli strumenti indispensabili della critica storica , in questo caso quindi della conoscenza della storia, ( non quella a livello manualistico.) Personalmente sostengo che solo quando saremo liberi da pregiudizi, quando finiremo di farci imbonire da produttori di idee, quando finiremo di crederci i custodi di verità assolute , quando sentiremo l’esigenza di conoscere e rispettare l’altro e l’altrove, solo allora potremo avanzare ,anche se solo di un millimetro alla volta, verso un mondo più vivibile e sicuro

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