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Alan Kay

Catalogna. Puigdemont dichiara l’indipendenza ma… la sospende

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Come si fa a dichiarare l’indipendenza e a proclamare anche  la Repubblica  e contemporaneamente a sospenderle? C’è riuscito Carles Puigdemont, presidente della Generalitat de Catalunya. L’attesissimo discorso, che non è stato certamente  un capolavoro di retorica, tenuto dal leader secessionista dinanzi al parlamento regionale per annunciare l’esito del risultato del Referendum del primo ottobre,  è suonato come un insulto  Così lo ha intepretato la piazza sgomenta di Barcellona, che ha risposto con il silenzio alle parole del suo leader. Così lo ha interpretato Madrid, che ha fatto sapere di respingere come inammissibili le parole di Puigdemont, chiudendo per ora anche le porte a un possibile negoziato.

Una brutta storia, davvero, questa storia spagnola. Una storia che è figlia dello spirito dei tempi, è figlia di populismo e violenza.

Da una parte la violenza inaspettatamente manifestata da uno stato che si autodefinisce una democrazia, che è membro dell’Unione europea e che si pensava avesse rinnegato ogni eredità franchista, ma che invece ha restituito i manganelli ai suoi poliziotti, dando loro licenza di  devastare seggi elettorali, sia pure illegali, e di impedire in ogni modo che i cittadini andassero liberamente a esprimere il proprio voto; uno stato che ha patrocinato campagne persecutorie, concedendo ai suoi giudici potere di spiccare mandati di arresto nei confronti di rappresentanti del popolo – 17  cariche pubbliche catalane sono in stato di detenzione- e di emettere altre ordinanze vessatorie, tra le quali pesantissime sanzioni finanziarie e sequestro di beni.

Dall’altra un movimento come quello per l’indipendenza catalana, che ha una grande storia alle spalle, che ha combattuto la dittatura e partecipato alla rinascita democratica della Spagna, ma che continua a inseguire un’utopia che oggi non ha più  gran senso. Dovremmo batterci per demolire le frontiere e gli steccati e invece ci mobilitiamo con grande fervore e insospettabile passione per costruire muri, preoccupati soltanto di rimanere ancorati al mercato. E’  un mercato e niente altro oggi  l’Unione Europea, come ben ci dimostrano le motivazioni per le quali scozzesi e catalani vogliono rimanere sul carro della Ue.

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