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Alan Kay

Contrordine: il matrimonio non garantisce la stabilità

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matrimonio“Il matrimonio è la tomba dell’amore”, si dice. Ma per quanto riguarda i figli invece? Ci si chiede sempre se, visti i cambiamenti odierni della società, un bambino possa crescere meglio in una famiglia costituita da una coppia legalmente sposata. Oggi la tendenza è quella di non unirsi in matrimonio, soprattutto per evitare, eventualmente, un futuro di sofferenze ai figli quando si decide di divorziare. Questa tendenza, secondo l’inglese Marriage Foundation, think tank di Cambridge fondata e presieduta da Sir Paul Coleridge, crea una relazione poco chiara e ambigua tra i genitori, che si riversa sui figli, i quali risentono di una conseguente mancanza di stabilità.

Secondo le statistiche, la percentuale di bambini nati all’interno di una famiglia i cui genitori sono sposati è diminuita dall’88 al 53 per cento dagli anni Ottanta. Le coppie che sono andate incontro ad un divorzio sono aumentate del 44 per cento. Quello però che non si tende a riferire, è che i bambini crescono bene in qualsiasi ambiente felice e amorevole e questo può includere qualsiasi tipo di coppia, da quella formata da persone non sposate ma che convivono, a genitori single, da genitori adottivi a coppie omosessuali. Le famiglie in cui i bambini sono più a rischio, dove possono sentirsi maggiormente insicuri o poco stabili sono proprio quelle in cui i genitori continuano a stare insieme per paura del divorzio, forzando le situazioni (e loro stessi) e non creando così un ambiente sereno. Il problema che una coppia oggi dovrebbe porsi non è quello di sposarsi o meno per il bene dei figli (già nati o futuri), ma quello di creare una situazione familiare sana, di crescere i figli pensando ai bisogni dei bambini (e non di loro stessi). Questo è quello che, secondo la Marriage Foundation, serve ad un bambino per crescere bene.

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