Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta.

Paul Valéry

Dalla domotica alla cura della persona, i vantaggi della connettività

0

Immaginiamo di poter programmare la lavatrice dal cellulare, svegliarsi prima in caso di traffico, ricevere un messaggio direttamente dal frigorifero che se piange avverte: “latte e uova in esaurimento”. Da anni l’“intelligenza” delle cose caratterizza alcuni settori, tra cui la domotica. Gli elettrodomestici possono essere programmati “in differita”, esiste il robot che lava, asciuga e lucida il pavimento in completa autonomia e pure il tagliaerba che fa da sé, fino a coprire 20mila mq di giardino. Bene, oggi tutto questo appare superato. Siamo in una fase successiva: dal “comando” sic et simpliciter si passa alla “programmazione”. L’input non viene più dall’utente ma da un automatismo intelligente. Succede così che se la mia sveglia suona alle ore sette, a prescindere dal traffico che incontrerò sulla strada, dallo sciopero dei mezzi, dal maltempo o dalle ore di sonno effettuate, ora quello stesso oggetto sarà capace di portare a sintesi queste informazioni e “decidere” di svegliarmi prima o dopo l’orario impostato. Sempre in modo automatico, ma intelligente e reso possibile da un algoritmo che intercetta le informazioni nel Big Data e le elabora tramite sensori che attivano l’oggetto/soggetto attuatore (in questo caso la sveglia).

È l’internet delle cose e ci siamo dentro

connettivitàAncora una volta è grazie alla rete che la rivoluzione di internet continuerà la sua corsa. Se la domotica esplode e a breve ci permetterà di programmare, anche da remoto, tutte le attività casalinghe, tablet e cellulari diventano dei veri e propri “telecomandi” a (lunga)distanza. Si moltiplicano switch e router; internet si allarga e ingloba tutto. In verità più cose che persone. Nel 2010 il numero dei dispositivi connessi ad internet aveva già superato la popolazione mondiale, situazione che ha favorito lo sviluppo di applicazioni per il rilevamento e la comunicazione tra “macchine”. A sostenere tale processo le nuove tecnologie e la loro integrazione. I Big Data e il cloud, la crescita dei sistemi di elaborazione delle informazioni, l’esplosione delle app, la banda larga, i costi sempre più accessibili favoriranno il processo già in corso, rendendo sempre più esplicito il dialogo tra oggetto fisico e ciò che è virtuale.

Al centro l’utilità all’utente

I sistemi di connessione favoriscono e favoriranno i servizi alla persona e la qualità della vita. In tutti i settori, anche i più specifici. Comunicazione, ambiente (edifici “intelligenti” e smart grid), occupazione (telelavoro), intrattenimento, istruzione e formazione, mobilità, commercio, monitoraggio (strutturale, sismico, ambientale). Addirittura il campo sanitario vedrà l’importanza dell’internet delle cose: un semplice orologio collegato a dei sensori potrebbe monitorare i parametri vitali di un individuo, inviare i report al medico o allertare i soccorsi in caso di necessità e in tempo reale.

Un potenziale valore economico di miliardi

Un report di Cisco, società leader nel settore delle tecnologie, dà la cifra: tra il 2013 e il 2022 l’internet delle cose genererà un potenziale profitto di oltre 14 miliardi di dollari per le aziende che vorranno investire su questa nuova frontiera dell’economia, un settore che sempre più corre sull’autostrada della rete. Ma per Rifkin la terza rivoluzione industriale si compirà realmente solo se sapremmo far interagire i settori della comunicazione, dei trasporti e dell’energia, generando, secondo il famoso economista, un nuovo paradigma economico: il Commons collaborativo. In cui la rete favorirà sempre di più la condivisione di oggetti, beni e servizi fino all’affermazione di un nuovo modello di “società a costo marginale zero”, titolo del suo nuovo libro. Una società che si annuncia più globale, democratica e sostenibile.

Erica Antonelli

L'Autore

Lascia un commento