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Alan Kay

Con la deflazione in Italia, anche il costo del gelato è al ribasso

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Le riforme non si strillano, si fanno. Anche perché se avessimo dovuto dar retta a tutti gli strilloni che si sono succeduti nella politica del nostro Paese, cosa che in parte abbiamo anche fatto e probabilmente stiamo ancora facendo, oggi l’Italia sarebbe la nazione decisamente più all’avanguardia al mondo. I fatti sono assai diversi: mentre il nostro Presidente del Consiglio mangia un gelato a favore di camera, dimostrando il suo essere sprezzante del giudizio dei giornali stranieri cui tanto era legato fino alla luna di miele, il Paese va in deflazione. Significa che il prezzo dei prodotti diminuisce. In sé, vista la bolla dei costi con l’avvento dell’euro, potrebbe non essere considerato un male, se non fosse il sintomo che più di qualcosa non va. Nello specifico potrebbe causare un’ulteriore diminuzione dei consumi, per tutti coloro che vedendo l’abbassamento dei prezzi attendono ulteriori ribassi, oltre alla perdita ancora maggiore dei posti di lavoro, materia nella quale l’Italia ormai è prima in Europa con il suo 40% di disoccupazione giovanile.

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Personalmente poi, parlando di riforme penso che non sia il Senato il problema, ma il lavoro, che va in buona parte riformato, così come promesso con il jobs act. Ripartendo da quella croce keynesiana che in molti abbiamo studiato all’università, rispetto alla domanda l’offerta risulta il topolino della montagna che neanche vede luce. Semplicemente non c’è. Non c’è l’offerta di posti di lavoro, non essendoci soldi da investire da parte del pubblico e dei privati, non sono incentivate le aziende straniere, che non intendono più investire in Italia per la mancanza evidente di una giustizia giusta ed efficace, e cosa ancora peggiore, non abbiamo ormai credibilità rispetto ad una riduzione reale della spesa pubblica, che per la cronaca è pari ad 800 billion di euro.

Proprio rispetto a quest’ultima entra a gamba tesa l’onorevole Marianna Madia, per intenderci la ministra che ancora deputato si presentò di fronte all’ex ministro dello Sviluppo economico Zanonato convinta di parlare con quello del Lavoro nel precedente governo Letta. Bene, la neo ministra Madia mette in atto — attraverso una circolare — misure rigidissime per colpire la pubblica amministrazione, in particolare i suoi dipendenti, contro permessi e distacchi, convinta che questo sia il modo per razionalizzare e ridurre la spesa pubblica.

Andrebbe spiegato alla gentile ministra quanto il settore pubblico vada sì rivisto nella sua interezza, ma concependo riforme che colpiscano ciò che effettivamente pesa sulle spalle dello Stato: risulta assolutamente velleitario pensare che con circolari simili si possa rilanciare il Paese o evitare reprimende da parte dell’Unione Europea. Personalmente al di là dei proclami, continuo a vedere poca concretezza nell’azione politica di un governo che doveva essere quello del fare e dell’innovazione, ma che fino ad oggi ha scambiato la vita reale con un mondo virtuale fatto di tweet, profili aggiornati con foto dei cortili dei palazzi del potere romano e secchiate d’acqua, a fronte di proposte concrete. E anche qui, lasciatemi dire: vuoi gettarti addosso dell’acqua per una nobile causa? Fallo, ma invece di lanciare nomination, chiama il tuo ministro della Salute e fagli promettere di trovare entro il prossimo consiglio dei ministri un milione di euro per la ricerca. Diciamo che l’avrei trovato un tantino più efficace. Ma soprattutto presidente, s’iscriva a un corso serale di lingue, perché per rappresentare una nuova generazione sarebbe decisamente più utile che non fare gag con un gelato in mano!

Giampiero Marrazzo

L'Autore

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