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Pietro Barilla

Diminuire la chemioterapia per avere risultati migliori

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chemioterapiaAvere il cancro comporta tutta una serie di cambiamenti nel corpo, che subisce danni permanenti dovuti anche alla cura. Ma da oggi un nuovo tipo di chemioterapia, meno aggressiva, può migliorare la vita di migliaia di pazienti. I ricercatori del Cancer Research UK della Manchester University hanno lavorato su come ‘ammorbidire’ i tumori prima del trattamento, rendendoli quindi più sensibili ai farmaci, facendo sì che le medicine risultino più efficaci, salvando più vite e migliorando le condizioni di vita del paziente. Se i farmaci hanno maggiori effetti, vengono somministrati in minor quantità, diminuendo così anche il rischio di effetti collaterali. Gli studiosi della Manchester University si sono concentrati su una famiglia di farmaci per la chemioterapia chiamati taxani, usati per trattare diversi tipi di tumori, inclusi quelli al seno, alle ovaie e alla prostata. Giornalmente utilizzati, questi farmaci su alcuni pazienti non funzionano e non si è ancora compresa la motivazione.

Lo studio ha mostrato che una proteina, la Bcl-xL, aiuta le cellule a sopravvivere alla chemioterapia, e che alcuni tipi di cancro producono tale proteina in quantità maggiore rispetto ad altri. Per contrastare l’effetto distruttivo che i comuni farmaci che bloccano la produzione di cellule cancerose hanno sul corpo, i ricercatori hanno scoperto che serve somministrare i taxani combinati tra loro e non singolarmente. Nel 70 per cento delle donne con un tumore ovarico a cui erano stati somministrati i taxani, molti soggetti non rispono più alle cure e i due terzi dei pazienti muore nell’arco di dieci anni dalla diagnosi. La nuova combinazione di farmaci può invece rendere il tumore più reattivo alle cure, permettendo alla chemioterapia di funzionare appieno. Fortunatamente, i farmaci che aiutano la produzione di Bcl-xL sono già in fase di sperimentazione clinica. Entreranno in campo quando la chemioterapia non risulterà efficace, facendo la differenza. Certo, la ricerca è ancora agli inizi, ma si ripongono grandi speranze in questo nuovo studio.

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