"Tutto è fatto per il futuro, andate avanti con coraggio".

Pietro Barilla

DIRITTO ALLA #CASA. NEL 2025 EMERGENZA ABITATIVA PER MILIONI DI FAMIGLIE NEL MONDO

0

Avere una casa è un diritto. Uno tra i diritti fondamentali stabilito anche nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. E nelle Costituzioni. Anche potersela permettere è un diritto. E, per gli Stati, è una responsabilità creare condizioni politiche, economiche ed ambientali affinché questo diritto venga garantito e soddisfatto. E invece ci sono segnali che si continua ad andare in un’altra direzione.

Urbanizzazione e lo studio del McKinsey Global Institute

Secondo uno studio pubblicato dal McKinsey Global Institute (Mgi), se l’urbanizzazione continuerà con questi ritmi e a colpi di deregulation, se l’emigrazione verso le città non sarà sostenuta da politiche sociali e la crescita economica continuerà ad essere fondata sulla disuguaglianza, nel 2025 440 milioni di famiglie nel mondo – almeno 1.6 miliardi di persone – vivranno in case affollate, inadeguate dal punto di vista sanitario e strutturale e non potranno neanche permettersi di pagarle. Al momento ci sono 330 milioni di famiglie in contesti urbani più o meno in queste condizioni. Il problema non riguarda certo solo i cosiddetti Paesi in via di sviluppo – si calcola che circa 200 milioni di famiglie al mondo vivano in baraccopoli – ma anche i Paesi ricchi. Infatti, più di 60 milioni di famiglie negli Stati Uniti, Europa, Giappone, sono in crisi e hanno difficoltà a pagare il costo degli alloggi. E se si continua così, dunque, tra poco più di un decennio 106 milioni di famiglie si aggiungeranno a quelle che già oggi non possono permettersi una casa vera o con standard soddisfacenti. Vorrebbe dire che una famiglia su tre non potrebbe permettersi e non vivrebbe in case decenti.
In termini economici vuol dire che il divario equivale a 650 miliardi di euro all’anno, ovvero l’1 per cento del Pil globale, mentre in alcune città dove il mercato delle case è ancor meno accessibile si calcola il 10 per cento del Pil.

La strada da percorrere

È stato calcolato che sostituire gli alloggi al di sotto degli standard e costruirne di nuovi entro il 2025, occorrerebbe un investimento che va dai 9.000 agli 11.000 miliardi di dollari. Una cifra spropositata anche se si mettessero insieme finanziamenti pubblici e privati. Ma la questione non può essere procrastinata se non si vuole andare incontro a vere e proprie crisi sociali. Con cui, in realtà, già si convive da tempo.
Lo studio condotto dall’Istituto con sede a New York, ha identificato quattro strade per affrontare il problema: sbloccare il diritto di locazione delle terre e abbassarne i costi, ridurre i costi di costruzione, incrementare le operazioni di manutenzione degli alloggi esistenti, ridurre i costi finanziari per gli acquirenti. Agire in queste quattro direzioni – dicono gli esperti – ridurrebbe i costi della fornitura di alloggi dal 20 al 50 per cento. Del resto realizzare strutture che acquirenti o affittuari possono permettersi di pagare rappresenta un’opportunità, al momento trascurata, per imprenditori, finanziatori, investitori. Costruire entro il 2025 alloggi per 106 milioni di famiglie, tra le meno agiate del mondo, che vivono nei contesti urbani, potrebbe significare un investimento da 200-250 miliardi all’anno e mettere in conto la crescita dei mutui. Si renderebbero necessari emissioni di mutui per circa 400 miliardi di dollari che equivarrebbe ad una crescita globale dei mutui di almeno il 7 per cento.

I mercati e le nuove opportunità

I più grandi mercati per nuove costruzioni per famiglie a reddito basso, sono stati individuati nei seguenti Paesi: Cina, Russia, India, Brasile e Nigeria. L’affitto della casa incide solitamente tra il 30 e il 40 per cento delle spese di una famiglia e spesso questa spesa non risponde a sistemazioni adeguate. Una casa decente oggi rappresenta per i Governi una sfida e per il settore privato un’opportunità. Leggi e investimenti dovrebbero incontrare le necessità reali di popolazioni urbane che crescono di anno in anno. Colmare il gap di quelle 440 milioni di famiglie entro il 2025 non può che essere un impegno globale. In gioco ci sono tensioni sociali, epidemie, crisi economiche…La casa in questo senso è dunque l’espressione della riuscita o del fallimento delle politiche dei Governi locali e delle istituzioni internazionali.

Antonella Sinopoli

L'Autore

Lascia un commento