Sogni, promesse volano... Ma poi cosa accadrà?

Gianni Rodari

Cina. Inizia l’era della 习近平- 思想 ovvero dello Xi-Ismo

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Si è concluso oggi il 19° Congresso del Partito Comunista Cinese. Un evento che ha luogo due volte ogni dieci anni e che è finalizzato a fissare gli obiettivi politici nazionali del partito e a scegliere la sua leadership.  Sebbene le attese degli osservatori si siano concentrate per ora soprattutto sulla scelta dei nuovi membri del Comitato Permanente del Politburo,  sarà nelle prossime settimane che verranno svelati gli importanti sviluppi e cambiamenti che si sono davvero prodotti ai vertici del Pcc e il modo in cui essi influiranno sulla linea della politica intera ed estera del grande gigante asiatico. “L’economia cinese non chiuderà le porte al mondo”, con queste parole il  presidente XI Jinping, tra gli applausi dei 2.280 delegati delle province,  il 17 ottobre aveva dato il via ai lavori  che si sono conclusi oggi con la sua riconferma, all’unanimità – non c’è stato nessun (Mei You) voto contrario- a segretario del Partito per un secondo mandato di cinque anni: “Il popolo e la nazione cinesi hanno un luminoso futuro davanti. In questo grande momento, ci sentiamo più fiduciosi e orgogliosi e,allo stesso tempo, avvertiamo un forte senso di responsabilità” Lo ha detto Xi Jinping, segretario generale del Partito comunista cinese e presidente della Repubblica popolare, chiudendo i lavori del 19/mo congresso del Pcc. Tra gli applausi, i leader si sono scambiati le prime strette di mano.

 

 

Cheng Li, Senior Fellow e direttore del John L. Thornton China Center at Brookings, racconta come

funziona la gerarchia del Pcc  visit http://www.brookings.edu/19thPartyCon….

 

 

I sette del Politburo

Il Comitato permanente del Politburo, presentato a ranghi completi alla stampa nazionale ed estera, mantiene la composizione a sette membri. Oltre a Xi, resta il premier Li Keqiang, mentre entrano Li Zhanshu, Wang Yang, Wang Huning, Zhao Leji e Han Zheng (capo Pcc Shanghai). Mancano rappresentanti della sesta generazione e quindi, secondo gli osservatori, il potenziale “delfino” destinato a prendere tra cinque anni la guida del Partito e dello Stato. In tantissimi sono gli analisti a scommettere che il presidente punta a rompere con la tradizione seguita dopo la rivoluzione culturale e a rimanere segretario generale a vita.

Xi equiparato a  Mao

Il  “Pensiero di Xi sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era” – lo Xi Jinping Sixiang, 习近平- 思想 , come è già stato ribattezzato, entrerà  a far parte delle linee guida della Costituzione del Partito comunista. Un privilegio toccato finora solo al Grande Timoniere. Un’altra parola, non pensiero, ma teoria, si utilizzò infatti per  Deng Xiaoping (Teoria del socialismo con caratteristiche cinesi) e Jiang Zemin (Teoria delle tre rappresentatività).

Strutturato in 14 punti principali, che vanno dalla leadership del Partito all’approfondimento delle riforme, alla promozione di una comunità di destino condiviso con il resto del mondo, il pensiero del presidente segretario affidato a un testo, che ha richiesto oltre un anno di lavoro e centinaia di revisioni, ispirerà tutte le decisioni dei prossimi anni. Anni che saranno tutt’altro che facili, avvertono alcuni analisti.

Le fragilità della Cina 

Oggi la Cina è una potenza che può confrontarsi con gli Stati Uniti (che sono in declino)  e che ha fatto il grande sorpasso del Pil. Ma è una potenza con delle importanti fragilità: 1) è un paese che è cresciuto grazie all’estero, grazie al suo export a basso costo, ma che oggi comincia a dover fare i conti con un deciso aumento del costo del lavoro; 2)è caratterizzata da forti disparità regionali, con zone -quelle della costa- molto ricche e con redditi superiori alla media e zone molto povere; 3) negli ultimi 20 anni il 20% della popolazione  ricca è diventata più ricca e l’80% povera è diventata più povera.

Lo strumento dell’anticorruzione

Fragilità per superare le quali occorrerà apportare importanti cambiamenti all’attuale modello di sviluppo, che non potrà più essere incentrato sull’export, che con l’aumento dei costi di produzione, difficilmente resterà ancorato all’attuale crescita annua del 10%, ma dovrà puntare al mercato interno. L’aumento dei salari ai lavoratori, 70% della popolazione,  che sarà un punto di approdo inevitabile,  avrà ripercussioni, spiegano gli osservatori economici, su tutti i settori, dall’agricoltura, all’industria e all’ambiente. Per gestire queste nuove dinamiche Xi ha chiaro che per fare le riforme alle quali punta deve avere pieni poteri e nessun ostacolo sul suo cammino. Deve fare come fece Mao, porre fine alla cogestione. E lo sta già facendo attraverso il potente  strumento delle campagna anti-terrorismo e anti-corruzione  e attraverso il suo amico e braccio armato, Wang Qishan, il Grande Giustiziere di Pechino, soprannominato shashoujian, che più o meno significa il  bastone che uccide. La commissione da lui presieduta ha messo sotto inchiesta in tutto il paese 1,3 milioni tra membri e funzionari di partito e dello stato, accusati di prendere tangenti e mazzette. Sbarazzarsi dei possibili avversari per concentrare su di sé ogni potere, sarà di fatto il primo obiettivo. E si sa che chi ha il potere lo usa e che quando c’è un uomo solo al comando le conseguenze possono essere devastanti per tutti.

Il tempo del soft power

Questo lo scenario interno. Ma anche la politica estera sarà funzionale agli scopi di Xi  e già si sta assistendo a un sostanziale cambiamento di rotta, da questo punto di vista, rispetto al passato. Nella convinzione che bisogna trovare nuovi mercati,  sta diventando sempre più orientata dagli interessi economici. La vecchia strada della non ingerenza e del rifiuto dei conflitti è al tramonto, mentre levita la spesa militare e levitano gli investimenti nell’industria pesante. La Russia allo stato attuale possiede meno della metà degli armamenti della Cina, che sempre più mira a diventare egemone in un continente affollato di paesi egemonici: Giappone, Russia, India e gli Stati Uniti che non rinunciano al loro ruolo di grandi guardiani grazie all’alleanza con Tokyo e con la Corea del Sud e le tensioni tensioni nel Mar Cinese meridionale per le isole che la Cina si contende con Vietnam, Filippine e Malesia.

Il ritorno al culto del leader 

Ma mira a diventare egemone in maniera diversa rispetto al passato e questo lo sta mettendo in luce proprio la crisi nordcoreana in atto: Pechino, aspirante potenza planetaria, sta imparando il softpower, sta cercando  cioè di aumentare la propria capacità di influenza per conquistare il mondo, non con le armi, ma con la comunicazione di un’ immagine nuova e diversa rispetto al passato. E questo si riflette nel nuovo linguaggio attraverso il quale la Cina di Xi si racconta. Il presidente segretario sta largamente contribuendo a questa nuova narrazione presentabile e accettabile. L’oscuro Xi, di cui si sapeva solo che fosse il figlio di un ex compagno d’armi di Mao e di Deng, è diventato un maestro di pensiero. Non si contano i saggi scritti da lui o su di lui, le storie agiografiche della sua giovinezza, quando fu inviato a lavorare in campagna durante la rivoluzione culturale. Ne traboccano le librerie cinesi. Le sue gigantografie sono presenti ovunque, come lo erano quelle di Basher Assad in Siria, prima della guerra civile.  E così i suoi slogan che sono ripetuti i maniera martellante dai media nazionali: il sogno cinese, il grande rinnovamento della nazione cinese, Cina campione del libero mercato, le nuove vie della seta, le nuove ferrovie, one belt one road. Sta generando intorno a lui un pericoloso culto della personalità: Xi incarna, sempre di più, ogni giorno che passa, l’immagine dell’ uomo forte e solo al comando, con tutte le ripercussioni sulle libertà individuali e collettive. Una storia già vista.

Scheda 

Tutti i poteri di Xi Jinping 习近平

  • General Secretary of the Chinese Communist Party (CCP) (2012–present)
  • President of the People’s Republic of China (PRC) (2013–present)
  • Chairman of the Central Military Commission (CMC) (2012–present)
  • Chairman of the National Security Committee (2013–present)
  • Head of the Central Leading Group for Comprehensively Deepening Reforms (2013–present)
  • Head of the Central Leading Group for Foreign Affairs and National Security (2013–present)
  • Head of the Central Leading Group for Taiwan Affairs (2012–present)
  • Head of the Central Leading Group for Financial and Economic Work (2013–present)
  • Head of the Central Leading Group for Network Security and Information Technology (2014–present)
  • Head of the CMC Central Leading Group for Deepening Reforms of National Defense and the Military (2014–present)
  • Commander in Chief of the Joint Operations Command Center of the People’s Liberation Army (PLA) (2016–present)
  • Chairman of the Central Military and Civilian Integration Development Committee (2017–present)
  • Member of the Politburo Standing Committee (PSC) (2007–present)
  • Full member of the Central Committee of the CCP (2002–present)

 

Cheng Li, Senior Fellow and Director of the John L. Thornton China Center at Brookings, describes the hierarchy of the Chinese Communist Party and discusses the surprisingly high rate of turnover in its top leadership. For more research and analysis on the 19th Party Congress, visit http://www.brookings.edu/19thPartyCon….

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