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Rainer Maria Rilke

Ebola: 68 billion di dollari. Ecco i costi del virus per l’Africa

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Ma quanto costa l’ ebola? Quanto è costata finora? Non solo in termini di vite umane, 1,427 secondo l’ultimo aggiornamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma economici. A cinque mesi dai primi casi accertati è possibile cominciare a fare un bilancio. A partire dal settore turistico. Molte compagnie aeree – internazionali e locali – hanno interrotto voli provenienti e verso i Paesi dell’Africa occidentale dove si combatte con il virus: Guinea, Liberia e Sierra Leone innanzitutto. E con i casi registrati in Nigeria e, ultimo fra tutti, nella Repubblica Democratica del Congo, non sono escluse altre misure analoghe. Il turismo e i viaggi rappresentano una voce chiave dell’economia africana e secondo alcune stime dell’African Development Bank, il continente potrebbe perdere 67.8 billion di dollari e 879mila posti di lavoro solo dal turismo se la paura continua a crescere “incontrollata”.

In Guinea crescita economica subirà una flessione dal 4.5% al 3.5%

La World Bank stima che, solo in Guinea, dove i primi casi si sono verificati a partire da marzo, la crescita economica subirà quest’anno una flessione dal 4.5% al 3.5%. Altri costi, che hanno a che fare con la vita di tutti i giorni, possono aumentare. I trattamenti ospedalieri, le cure mediche, i medicinali. Persino il cibo, in un gioco sporco nelle mani di persone senza scrupoli che usano la paura del contagio sfruttando l’ignoranza. E tra le perdite, ancora, vanno messe in conto quelle di interi settori alimentari strettamente locali. Come quello del consumo di carne di animali selvatici. Una delle cause della diffusione del virus è stata associata al consumo e al contatto con tale tipo di carne, considerata però una prelibatezza. Piccole antilopi, roditori, grasscutter, maialini, scimmie e anche pipistrelli. Un commercio lucrativo che sta già facendo notare flessioni.

E poi ci sono le aziende, le ambasciate, i piccoli investitori. Le Ong. Molte, tra queste ultime, hanno rimpatriato il loro staff. I Peace Corps americani, l’Agenzia degli aiuti giapponese per esempio. Anche alcune compagnie che operano nelle miniere hanno ritirato i loro operai e tecnici. Una compagnia americana ha ritirato i suoi impiegati dalla Liberia. Una compagnia petrolifera canadese ha sospeso le attività di estrazione e le Filippine hanno fatto sapere che sono sul punto di richiamare a casa più di cento uomini delle Nazioni Unite, in Liberia nella missione di peace-keeping.

Il virus ha messo in ginocchio il turismo in Ghana

Ma i danni economici provocati dall’ebola interessano anche Paesi dove finora non si è mai verificato un caso accertato. Solo timori e falsi allarmi. In Ghana la situazione è molto critica. Il settore turistico, nel 2012, ha generato 1.7 billion di euro per un totale di 993,600 turisti internazionali e lavoro per 359,000 addetti, ha sottolineato Elizabeth Ofosu-Adjare, ministro del Turismo, Cultura e Arti Creative. Del resto il Ghana in questi anni aveva sempre confermato l’incremento esponenziale dei visitatori, 1.3 billion nel 2013. Oggi però la situazione è totalmente diversa. Parchi, spiagge, forti, resort i visitatori stranieri si contano sulle dita delle mani. E anche i piccoli scambi commerciali via mare con i Paesi europei e dagli Stati Uniti hanno subito una flessione.

Grande attesa per riunione Ecowas

L’atmosfera tra gli operatori turistici è di estremo sconforto mentre grande speranza è rivolta all’incontro dei capi di Stato e di Governo dell’Ecowas che dovrebbe essere ospitato proprio ad Accra nei prossimi giorni. Alla riunione prenderanno parte anche alti esponenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Mentre l’ambasciatore americano in Ghana, Gene Cretz, ha assicurato che il presidente Obama provvederà tutto il supporto necessario per fermare il diffondersi del virus. Intanto il Cada, Centre for African Democratic Affairs, uno dei più accreditati think tank in Ghana ha rilasciato un’analisi degli effetti dell’ebola. “I costi economici delle epidemie sono spesso molto più estesi rispetto al numero delle vittime. L’epidemia di Sars nel 2003 ha prodotto – secondo le stime – 50 billion di danni all’economia globale, nonostante le persone infettate siano state solo 8mila, e 800 i morti”. “Questo avviene – continua l’analisi del Cada – perché panico e confusione possono essere distruttive quanto la stessa malattia. Studi relativi a epidemie che si sono verificate nel passato hanno mostrato che malattie letali, per le quali non esiste una cura, tendono a provocare reazioni esagerate. Questo è vero anche se il rischio di trasmissione è basso, come nel caso dell’ebola”.

Antonella Sinopoli

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