La mutilazione per cui la vita perdette quello che non ebbe mai,
il futuro, rende la vita più semplice,
ma anche tanto priva di senso.

Italo Svevo

Arriverà anche da noi l’educazione sessuale nelle scuole?

0

Vi è mai capitato di rientrare a casa dopo aver preso i bimbi a scuola e ricevere da loro una domanda del tipo : “ Che cos’è un preservativo?” “ Che cosa significa vagina?”E non avere la minima idea di cosa poter rispondere? Bene, se vi è successo siete nella media dei genitori italiani che preferirebbero eludere queste domande con qualsiasi tipo di qualunquistica risposta! Nonostante tutto, non sono sempre i genitori a dover spiegare come funziona il sesso ai figli, il discorso che c’è stato fatto quando eravamo adolescenti del tipo: “Siediti ti devo parlare, adesso stai diventando grande e ti spiego come funzionano le cose…” nel 2015 è fortemente anacronistico. A tutto questo imbarazzo, indecisione e difficoltà di comportamento ci si potrebbe ovviare se i bambini prima e gli adolescenti poi fossero abituati ad avere a scuola una materia in più: l’educazione sessuale.

L’educazione sessuale a scuola

Educazione SessualeForse, con la diffusione dell’informazione e della cultura, si potrebbe evitare che il web diventi un genitore palliativo al quale andare a chiedere spiegazioni, un mondo dove molto spesso la malasanità e la mala informazione regnano sovrane. Se allarghiamo gli orizzonti e guardiamo ai Paesi confinanti, si apre un mondo di cultura ed informazione dove la materia dell’educazione sessuale è protagonista. Il primo paese è stato la Svezia, che nel 1955 fu il primo Stato europeo a renderne obbligatorio l’insegnamento in tutte le scuole. Poi ancora in Danimarca, già dal 1970 è materia obbligatoria,tutti i docenti possono farne oggetto di lezione quando lo desiderano; è ammesso invitare prostitute e persone che si occupano di malattie sessualmente trasmissibili per parlare delle proprie esperienze. I genitori non possono esonerare i figli da queste materie. Ed ancora in Olanda si incomincia precocemente con un programma rivolto ai bimbi tra i quattro e i dodici anni che prevede cinquanta ore di lezione sui temi più diversi come la nudità, il corpo umano, le differenze tra uomo e donna. Mentre in Francia già dal 1973 fu creato il Conseil Supérieur de l’Information Sexuelle, tra i cui obiettivi la promozione dell’educazione sessuale tra i giovani e la formazione dei docenti. In Austria la Sexualerziehung è obbligatoria dal 1970, ogni istituto elabora un proprio programma seguendo le linee guida del ministero dell’Istruzione. Si comincia dalla scuola elementare. Caratteristica è la collaborazione tra i docenti e i genitori, che vengono coinvolti nelle lezioni.

E l’Italia?

Alla luce di questa panoramica sarebbe quasi scontato immaginarsi che anche l’Italia sia adeguata agli standard europei. E invece nonostante la continua richiesta di formazione, non esiste una legge specifica, solo un continuo di proposte di legge che si alternano a partire dal 1902 quando il ministro dell’Istruzione, Nunzio Nasi, rispondeva ad un’interrogazione in materia. Guarda caso, noi italiani, che avremmo potuto essere innovativi anche in questo ancora oggi siamo privi di una specifica tutela. Viene da chiedersi come mai? Forse perché viviamo in un paese bigotto e conservatore, dove l’idea di insegnare la sessualità ai bambini corrisponde al pensiero che li stimolerà a diventare sessualmente attivi, meglio tacere ed abbassare gli occhi come si faceva una volta, evitando di prendere in considerazione i dati nazionali : adolescenti che ancora oggi non sono informati sulla prevenzione, la contraccezione, il rischio di malattie sessuali, aumento delle gravidanze in età adolescenziale, stupri di gruppo, evirazioni e sesso promiscuo con insegnanti, abusi sessuali che nella maggior parte dei casi avvengono nelle mura domestiche, infibulazioni, pratiche sessuali antiche orientali che vengono eseguite senza alcun tipo di norma igienica e sanitaria. Perche i nostri bambini e adolescenti dovrebbero esserne a conoscenza? Per evitare di diventare adulti che hanno ricevuto all’interno della famiglia prima, e dai coetanei e dai media poi, messaggi sbagliati distorti, non espliciti, non detti. Tutto ciò che riguarda l’informazione, la cultura e la diffusione del sapere è ciò che ci distingue da una massa omogenea e uniforme, proprio per questo facciamo il possibile per rendere liberi i nostri figli da paure e pregiudizi, almeno nel campo della sessualità.

Valentina De Maio

 

L'Autore

Lascia un commento