La mutilazione per cui la vita perdette quello che non ebbe mai,
il futuro, rende la vita più semplice,
ma anche tanto priva di senso.

Italo Svevo

Al-Sisi. Nuova era tra luci e ombre nella terra dei faraoni

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Dall’elezione di Abdel Fattah Al- Sisi a presidente della Repubblica l’Egitto sembra stia recuperando il suo antico ruolo di player strategico nella regione. Il paese, che ha vissuto tre anni di grandissima instabilità sociale e politica, sta cercando di cambiare rotta e di accreditarsi come partner affidabile agli occhi dell’Occidente. Ma è proprio così?  FUTURO QUOTIDIANO, alla vigilia della visita in Italia di al-Sisi, ha intervistato Giuseppe Acconcia giornalista esperto di Medio Oriente e autore di “Egitto. Democrazia militare”  proprio per capire se sono più le luci o le ombre quelle che prevalgono nella terra dei Faraoni.

Dopo anni di instabilità politica e sociale al-Sisi sembra che stia facendo riacquisire all’Egitto un ruolo di player internazionale. Qual è la sua percezione, vivendo direttamente in questo territorio?

al-sisi e putin

al-sisi

La recente visita di al-Sisi negli Stati Uniti e la prossima in Italia, dove il Presidente egiziano arriverà il 24 e 25 novembre, mostrano come il ruolo dell’ex generale come stabilizzatore e modernizzatore in Medio Oriente stia ottenendo pieno sostegno internazionale. Ci sono però molte ombre che ruotano intorno all’Egitto.

Cioè?

L’Egitto di al-Sisi e il suo modello di Stato contro il terrorismo hanno acquisito una funzione geopolitica centrale, rafforzata anche dal sostegno accordato al Presidente egiziano dal presidente russo Vladimir Putin e degli Stati Uniti Barack Obama. Anche l’ex ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini e il premier Matteo Renzi nella loro visita al Cairo dell’agosto scorso hanno direttamente riconosciuto la legittimità del nuovo corso in Egitto. Ci sono però ancora molte ombre. La violazione dei diritti umani ne è un esempio. È un caso di cui anche le Nazioni Unite hanno parlato e che dimostra quanto lavoro ci sia ancora da fare.

Qual è la situazione della censura nel territorio egiziano?

La recente vicenda del giornalista franco-egiziano, Alain Gresh, vicedirettore di Le Monde Diplomatique, mostra come ci siano ancora molti limiti alla libertà di stampa. Parliamo infatti del caso di un giornalista denunciato da una donna e interrogato poi per ore dalla polizia per aver parlato di politica in un caffè del Cairo.

E quella delle donne? È stato un vantaggio la sconfitta dei Fratelli Musulmani?

Non posso dare un giudizio definitivo a tal proposito. La condizione delle donne è ancora molto difficile e complessa. Permangono molti casi di molestie e violenze, soprattutto nel corso delle proteste. È sicuramente una situazione in divenire e che occorre affrontare.

Parlando invece del rapporto tra Italia ed Egitto, come sta cambiando la politica italiana nei confronti di questo Paese?

al-Sisi e Renzi

Parliamo di una relazione stabile, che dura ormai da tempo. Il primo contatto tra Renzi e al-Sisi, avvenuto questa estate, e il fatto che il Presidente egiziano arriverà tra pochi giorni nel nostro Paese ha aperto la strada ad un nuovo e più intenso rapporto. È importante però che Renzi, oltre a rionoscere il ruolo di al-Sisi, lo critichi apertamente per la violazione dei diritti umani presente nel territorio egiziano. Vediamo cosa uccederà nei prossimi giorni.

Cambieranno quindi anche i rapporti commerciali tra questi due Stati?

Sicuramente ci sarà un consolidamento dei rapporti commerciali bilaterali, già floridi durante la presidente di Hosni Mubarak. Il ritorno della stabilità apparente sta riportando anche il turismo in Egitto. E ciò di sicuro avvantaggerà il gran numero di imprenditori italiani che hanno fatto dell’Egitto la loro principale base lavorativa.

 

Per concludere, cosa ha portato l’avvento di al-Sisi al potere?

Al-Sisi ha tentato di riportare stabilità nel Paese. Anche i cristiani lo hanno percepito sostenendo il colpo di stato del 3 luglio 2013. Tuttavia, l’avvento al potere dell’ex generale ha bloccato la transizione democratica al via dopo le rivolte di piazza Tahrir del 2011. C’è insomma ancora molta strada da fare.

Anita Zeipi

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