"Tutto è fatto per il futuro, andate avanti con coraggio".

Pietro Barilla

Erdogan. Un uomo solo al comando

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Dopo le elezioni di domenica 24 giugno che lo hanno visto trionfare sul suo rivale Muharrem Ince – 53% contro il 31% delle preferenze- Recep Tayyip Erdogan si prepara a guidare la Turchia per altri cinque anni con ben più ampi poteri di prima. Il referendum, da lui voluto, indetto e vinto lo scorso anno, ha infatti indebolito il parlamento e cancellato la figura del premier, realizzando la sua ambizione di sempre: quella di essere di essere un uomo solo al comando, che potrà nominare vicepresidenti, ministri e alti funzionari, intervenire nel sistema legale del paese, imporre lo stato di emergenza.
Erdogan, che ha ricoperto l’incarico di primo ministro per 11 anni prima di essere eleletto presidente nel 2014, grazie alla nuova costituzione, potrà ricandidarsi per un terzo mandato alla fine di quello attuale nel 2023, quando la Turchia celebrerà i cento anni dalla nascita e  il suo fondatore Ataturk.
Ma dovrà fare i conti con una forte opposizione all’interno. La sua vittoria non è stata schiacciante: Erdogan è riuscito a conquistarsi poco più della metà degli elettori e, secondo i suoi avversari ma anche istituzioni internazionali e analisti indipendenti, anche con mezzi poco trasparenti.  Ciò significa che un ulteriore giro di vite, dopo la chiusura dei giornali “nemici”, gli arresti e l’esilio di migliaia di intellettuali critici nei confronti del regime e di oppositori, sarà inevitabile:
il paese è in stato di emergenza dal fallito golpe del luglio 2016, 107 mila funzionari publici e militari  da allora sono stati licenziati, 50 mila sono finiti dietro le sbarre e sono in attesa di processo.
Non solo: Erdogan, che deve la sua fortuna politica al grande rilancio del paese, dovrà fare i conti anche con una serie di nuovi problemi a cominciare da quelli economici: l’inflazione è all’11% e il presidente ha imposto alla banca centrale – di cui si accinge a limitare l’indipendenza- di non alzare i tassi di interesse. Poi c’è il terrorismo curdo, jihadista e dello stato islamico, che è un’altra questione chiave
The biggest issue for voters was the economy. Inflation stands at about 11%, though the economy has grown substantially in recent years
Il risultato del voto

Il partito di Erdogan Akp con il 53% dei voti controlla la maggioranza dei seggi in Parlamento: 343.

Il partito di opposizione Chp e i suoi alleati si sono conquistati il 33% delle preferene: 190 seggi.

Il partito pro-Curdi  Hdp è tornato in Parlamento con 67 seggi. .

 

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