Ecco qual è il problema del futuro:
quando lo guardi cambia perché lo hai guardato.

Lee Tamahori

“La donna delle stelle” e Missione Futura: parte stasera la prima donna italiana nello spazio

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Samantha Cristoforetti sarà la prima donna italiana ad approdare nello spazio. Dopo un’inglese e una francese, sarà proprio lei, il prossimo 23 novembre, a partire a bordo della navicella Soyuz TMA-15M – per la missione che avrà inizio dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan – e a vivere per sei mesi nella Stazione Spaziale Internazionale. E c’è un’altra prima volta. Il backstage di questa partenza, la preparazione e tutto il percorso che un’astronauta deve affrontare prima dello spaziale viaggio è stato ripreso, in anteprima assoluta, da una troupe Morol -Endemol. A dirigerla Gianluca Cerasola, autore e produttore cinematografico e televisivo, che FUTURO QUOTIDIANO ha intervistato in esclusiva mondiale per farsi raccontare questa esperienza durata un anno e culminata con la realizzazione del docufilm La Donna delle Stelle-Missione Futura. Un documentario che verrà trasmesso per la prima volta sabato 22 novembre, su Raitre, allo speciale Fuori che tempo che fa-Futura,  presentato da Fabio Fazio, e che verrà poi presentato al prossimo Festival di Venezia, quando Samantha Cristoforetti sarà tornata sulla Terra.

Com’è nata l’idea del docufilm “La Donna delle Stelle-Missione Futura”?

Samantha Cristoforetti donna nello spazio

addestramento Samantha Cristoforetti

Abbiamo seguito la notizia della prima donna italiana che sarebbe andata sullo spazio, Samantha Cristoforetti appunto, e da lì è partito tutto. Dopo aver fatto le dovute richieste alla Nasa, l’Esa e alle altre sedi spaziali che avremmo dovuto visitare, siamo riusciti a seguire per un anno l’addestramento di Samantha in giro per il mondo.

Quali sedi spaziali avete visitato per seguire l’addestramento della Cristoforetti?

Dai vari centri italiani, siamo poi volati in Texas, all’interno della Nasa, nel Johnson Space Center di Houston, per poi tornare in Europa e visitare la Star City di Mosca, quella che forse più delle altre mi ha affascinato, e infine la sede dello European Astronaut Centre di Colonia, in Germania.

Parlando di addestramento, come ci si prepara ad un viaggio nello spazio?

L’addestramento è molto duro e l’iter è lungo. In primis, occorre fare una domanda, che nel caso dell’astronauta italiana era rivolta all’Agenzia Spaziale Europea. C’è poi una rigida selezione tra circa 8mila candidati che vengono scelti sulla base della propria preparazione fisica, psicologica (che forse è l’aspetto più importante), e sulla base della propria preparazione tecnica e culturale. L’addestramento consta poi di diverse fasi che durano circa due anni. Quelle tecniche e meccaniche sono sicuramente le più numerose. Gli astronauti devono infatti imparare a conoscere quella complessa macchina che andrà poi a ospitarli nello spazio e nella quale vengono fatti numerosi esperimenti internazionali.

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Nell’anno in cui ha seguito l’astronauta, qual è stato l’addestramento più difficile a cui ha assistito, quello che le è rimasto maggiormente impresso?

Probabilmente la prova in piscina. Un’enorme vasca d’acqua al cui interno è riprodotta una base spaziale sottomarina a grandezza naturale dove gli astronauti devono superare test molto difficili. Samantha è infatti dovuta rimanere sottt’acqua per circa sei ore, dato che proprio quella è la situazione ottimale in cui si può riprodurre l’assenza di gravità.

Secondo lei questo percorso è ancora più difficile per una donna?

Nasa, Texas samantha cristofanetti donna italiana nello spazio

Nasa, Texas

A livello fisico sicuramente sì. Dal punto di vista psicologico invece credo che le donne abbiano una marcia in più; sono più resistenti, o almeno Samantha ha dato una grande prova di forza esteriore ma soprattutto psicologica.

Quali sono gli aggettivi che utilizzerebbe per descriverla?

La definirei sicuramente tenace, ambiziosa, intelligente, capace e a volte un po’ rigida. Questo forse è l’unico suo difetto.

E’ stato difficile fare le riprese di questo documento-film?

Diciamo che non è stata un’impresa facile. Solo in tre abbiamo infatti avuto l’autorizzazione ad accedere ai vari centri spaziali. Questo ha reso complicata la realizzazione delle riprese. Se aggiungiamo il fatto che potevamo portare solo poche attrezzature e le ristrettezze dei tempi a nostra disposizione si può capire la difficoltà della situazione. Nonostante questo è stata un’esperienza che ricorderò per tutta la vita e sono fiero del fatto che l’Italia sia finalmente riuscita a battere tutti gli altri Paesi, soprattutto gli Stati Uniti, in quanto abbiamo realizzato un reportage unico nel suo genere.

Cosa ricorderà di più di questa esperienza “spaziale”?

Credo tutto. È stato un percorso lungo e molto affascinante che ci ha permesso di visitare dei luoghi che solo poche persone hanno la fortuna di vedere. Mi ha affascinato poi tutto il percorso che questi astronauti attraversano prima ancora di approdare nello spazio. E se parliamo delle diverse basi spaziali, nonostante la bellezza di quella americana, credo che a stupirmi di più sia stata la Star City di Mosca. Una ex città militare e segreta che colpisce per la forte contrapposizione tra la struttura esterna, che richiama qualcosa di antico, che ormai non esiste più, e l’ultra modernità invece di quello che si può ammirare una volta varcata la porta d’ingresso.

Sara Pizzei

L'Autore

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