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Pietro Barilla

Finirà mai il conflitto israelo-palestinese? Un nuovo saggio focalizza i termini del problema

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israele 1“Israele, il killer che piange”. Un titolo forte, volutamente ai limiti del provocatorio: e che, tuttavia, non cela alcun sentimento o proprosito antisemita. E’ il titolo del saggio, edito Aracne di Ernesto Marzano – economista, già dirigente delle Partecipazioni statali e di varie aziende private – che è stato presentato nella sala centrale della storica Biblioteca Angelica, al centro di Roma (moderatore, il giornalista Emiliano Federico Caruso). Un saggio che ripercorre la storia quasi settantennale del conflitto israelo-palestinese. Un conflitto iniziato formalmente nel maggio 1948, quando il neonato (per decisione a maggioranza delle Nazioni Unite) Stato d’Israele proclamava la sua indipendenza, e i vicini Paesi arabi reagivano attaccandolo, ma che affonda le sue radici in millenni di odio religioso-ideologico tra le due parti.

“Eppure – ha ricordato, intervenendo, Salameh Ashour, presidente della Comunità palestinese di Roma e del Lazio – per secoli e secoli, dalla dominazione araba a quella ottomana, e poi ancora sino ai primi anni ’20 del Novecento, arabi ed ebrei eran tranquillamente convissuti in Palestina, in un clima anzi d’interscambio, religioso, culturale, economico”. Cosa determinò il passaggio, invece, a uno stato di conflitti intermittenti (quasi dieci, dal ’48 al 2014), giunti, a volte, a far quasi da detonatore a possibili conflitti mondiali? “Il fatto essenziale- ha ricordato Mario Canino, docente emerito universitario e dei Licei – che la nascita d’Israele fu decisa, nelPresentazione ISRAELE, IL KILLER CHE PIANGE ’47- ’48, da un’Onu già allora strumento, in sostanza, delle superpotenze: le quali, Inghilterra in testa, non si preoccuparono di tutelare , accanto ai diritti acquisiti dal movimento sionista (che sin dal 1880 circa aveva iniziato una graduale penetrazione demografica ed economica in Palestina), i preesistenti diritti degli arabi palestinesi”.

“Va detto anche – ha precisato Fabrizio Federici, giornalista collaboratore di questa testata- che nel ’46-’47, il primo piano di spartizione della Palestina formulato dalla Commissione Peel (creata dall’ Onu proprio per formulare una soluzione al problema) era addirittura piu’ favorevole agli arabi:i quali, quindi, rifiutando radicalmente qualsiasi ipotesi di divisione del territorio con gli ebrei, s’assunsero in parte la responsabilità dei futuri conflitti”. Il libro di Ernesto Marzano si spinge anche a un esame critico della stessa storia e cultura ebraiche, dalla Bibbia in poi: “ma sempre – ha precisato l’Autore – con scopi costruttivi, per sollecitare, in definitiva, i fratelli ebrei a riflettere sugli errori che anch’essi, come qualsiasi popolo o individuo, possono commettere”.

israeleL’attore Giacomo Ricci, regista e interprete teatrale già collaboratore di Carmelo Bene, ha letto un capitolo del libro, dedicato all’episodio biblico di Cozbi Nefer (Numeri, 25), ragazza moabita innamoratasi d’un giovane ebreo e, per questo, uccisa, insieme al suo uomo, dai connazionali integralisti di quest’ultimo. “Con l’attuale dirigenza politica di Israele, ossessionata dal tema della sicurezza”, han concluso Marzano e Ashour, ” non ci sono molte speranze d’una ripresa costruttiva delle trattative di pace, con l’obbiettivo “Due popoli, due Stati”: interrottesi drammaticamente in quel 1995 segnato dall’assassinio del premier pacifista israeliano Ytzhak Rabin. Non va dimenticato, tuttavia, che in Israele esiste – a livello almeno di fasce di popolazione piu’ colte e responsabili – un’ indubbia corrente d’opinione favorevole a una pace duratura col popolo palestinese: che, però, non riesce a diventare maggioritaria, a catalizzare le aspirazioni di tanta gente, contraria alla destra integralista dei partiti religiosi e dei coloni”.

Fabrizio Federici

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