Sogni, promesse volano... Ma poi cosa accadrà?

Gianni Rodari

Un flop la strategia di Renzi di rubare voti a destra. Sinistra ritrovi se stessa

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renziConosco persone che non voterebbero mai il Pd e che mai si fiderebbero del loro leader, chiunque esso sia. Per costoro il Pd è sempre “la sinistra” –come continua ancora a ripetere ossessivamente un po’ comicamente Berlusconi –; i suoi uomini sono gli eredi di Togliatti e Berlinguer (e questa non è una connotazione positiva) e la sua storia è sempre quella legata per un lungo corso al comunismo realizzato. Queste persone sono state brave in passato a sottoporre il Pci prima, e poi tutte le sue successive incarnazioni, ad “esami di democraticità”, di atlantismo, di fedeltà agli Usa e al “campo occidentale”. E il Pci prima, e quindi oggi anche il Pd, questi esami li ha sempre superati, addirittura andando oltre la meta assegnatagli, dimostrandosi più bravo dei suoi precettori, dei suggeritori “nel suo interesse”, di coloro che hanno sostenuto che “il liberismo è di sinistra” e che quindi hanno spinto una classe politica “comunista” ad abbandonare tutte le proprie roccaforti politiche e ideali. Ma non è bastato. Si sa, “gli esami non finiscono mai”. E così non è stato sufficiente andare a visitare Wall Street, stringere la mano ai finanzieri della City, farsi vedere a braccetto con Marchionne, scagliarsi contro i sindacati e vedere ormai nella residua e spelacchiata classe operaia il nemico della “crescita” e dello “sviluppo”. Il cuore e la pancia della destra è sempre di destra e batte a destra; mai si lascerà abbindolare dai “sinistri” che hanno cambiato casacca.

Se si vuole una politica di destra (o di centro), perché non rivolgersi a chi ha il marchio di fabbrica registrato, a coloro che l’hanno meglio incarnata e che ce l’hanno nel Dna? La “destra razionale”, moderata, europea, che sottopone le proprie convinzioni alla prova delle argomentazioni e che può essere falsificata nelle proprie idee dalle scelte politiche, dalle prove concrete di governo, dalla ragionevolezza delle proposte sui vari infiammati fronti della politica nazionale, questa destra esiste solo nella immaginazione di pochi editorialisti politici, di alcuni maestrini del pensiero laico e illuminista. È quasi del tutto assente dallo scenario politico. Così è risultata una pia illusione l’idea nutrita dal Pd e dalla sua leadership di “sfondare al centro” e di catturare i voti della destra disillusa da Berlusconi. V’è sempre un capopopolo pronto a prenderne le veci e che attirerà le attenzioni del suo elettorato; oggi è Salvini, che le dà soddisfazione in tutte le sue pulsioni più radicate, inconfessate e pubblicamente scomode. Questa “destra eterna” è disposta nel segreto dell’urna a votare per lo sterminio dei rom, per l’annegamento dei migranti o qualunque altra misura di egoismo smisurato, di particolarismo indicibile, di provincialismo poco elegante. Non c’è da stupirsi; è già storicamente avvenuto: quando il popolo tedesco si è “distratto” e non ha scorto le implicazioni di certe dichiarazioni hitleriane o quanto stava accadendo sotto i suoi occhi con ebrei, zingari e comunisti. È il popolo dei “volenterosi carnefici di Hitler”, come è stato definito dallo storico Daniel Jonah Goldhagen, che ha documentato questo fenomeno; volontari che non hanno codice genetico o peculiarità etnico-nazionali e che possono sempre sorgere quando le condizioni siano favorevoli. In Italia ci siamo vicini. renzi

E allora al posto dello “sfondamento a destra” si è avuto la perdita della sinistra, rapidamente e precipitosamente fuggita o nell’astensionismo o – quando posta alle strette nel ballottaggio – nell’unica alternativa possibile del grillismo. E così la destra – e di conseguenza anche il M5S – ha trovato forza e spazio, a dimostrazione che la “sinistra” può vincere non se imita la destra, nella speranza di catturarne i voti, ma se rimotiva quella parte del suo elettorato che si è allontanato dalla politica. Non c’è niente da fare: l’animus italico non è di sinistra ed è difficile una politica che riesca ad esercitare su di esso una “egemonia” come concepita da Gramsci. Si tratta di recuperare quanto più possibile tra i disaffezionati alla politica, di grattare il barile del popolo progressista, di dare una nuova speranza a giovani e vecchi che ormai sono “disperati” e vedono nel futuro il reiterarsi del passato, senza una luce che li possa attrarre e interessare. Per fare ciò non è soltanto necessario dire “parole di sinistra” o andare a braccetto con gli operai; è soprattutto imprescindibile ritrovare i motivi di fondo che hanno in passato reso “distinguibile” il progetto della sinistra da quello della destra e – tra questi – quell’atteggiamento di prossimità con la società civile e i ceti popolari che ha sempre caratterizzato il miglior Pci, nonché quell’ethos collettivo che non può tollerare fenomeni del tipo “Mafia Capitale”. Il carisma da solo non basta, l’affabulazione mostra in breve i propri limiti di strumento tattico per una stagione e per momenti circoscritti. O almeno non basta per l’ex “popolo comunista”. Coraggio Mr Renzi, c’è ancora del lavoro da fare.

Francesco Coniglione

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