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Gianni Rodari

Francesco Rosi. Il cineasta condottiero

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Ci ha lasciati da poco, ma l’arte è immortale e di Francesco Rosi rimane l’immortale cinema. Per ricordarlo dal 9 febbraio verranno proiettati nelle sale cinematografiche italiane due suoi film restaurati Salvatore Giuliano e Le mani sulla città (a Bologna il 4 febbraio è iniziata l’intera retrospettiva al cinema Lumière), uno spaccato della storia sociale politica italiana dell’epoca, che si ripercuote comunque sul nostro presente. “Un vero omaggio a chi ha contribuito a dare valore all’Italia, a “un cineasta condottiero – come scriveva Fellini – che riverbera il nostro mestiere di una dignità particolare, da crociato, vivendo il film come un’eroica impresa dove si richiedono volontà, ardimento, onestà, spirito di sacrificio”. “I suoi film – scrive il critico cinematografico Michel Ciment – stretti come pugni, tesi come molle, gettano di colpo in faccia allo spettatore il segreto che racchiudono.”

cineteca francesco rosi

I film di Francesco Rosi restaurati

I due film in questione, Salvatore Giuliano e Le mani sulla città, sono rispettivamente del 1961 e 1963, film mai invecchiati, non solo nello spirito e negli ideali che li anima, ma anche perché fortunatamente c’è chi li mantiene in vita grazie ad un’opera meticolosa e piena di passione: il restauro delle pellicole. Il primo ambientato nella Sicilia più profonda ha sete di giustizia (Il film favorì l’istituzione della Commissione nazionale d’inchiesta sulla mafia); l’altro in una Napoli mangiata dalla corruzione, grida onestà.

 

Salvatore Giuliano francesco rosi

Dal film Salvatore Giuliano

Salvatore Giuliano

Di Salvatore Giuliano, Rosi stesso dirà: “Il mio scopo era di interessarmi alla Sicilia, ai valori umani, alla tragedia umana scaturita dai rapporti tra Giuliano e gli altri siciliani, tra Giuliano e i carabinieri, tra Giuliano e la vera politica italiana di quell’epoca. Il primo dei misteri italiani, l’uccisione di Salvatore Giuliano, e la prima strage politica, Portella della Ginestra, sono ancora in parte rimasti misteri”; “M’interessava che quella vicenda potesse emanare un calore umano universale”. Del restauro se n’è occupata la Cineteca di Bologna, con il laboratorio L’Immagine Ritrovata (che ha condotto anche il restauro de Il caso Mattei presentato per il Leone d’Oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2012 e di Lucky Luciano proiettato nel 2013 al Festival di Cannes), The Film Foundation e il contributo di Hollywood Foreign Press Association, ed è stato completato nel maggio del 2013. Importante è stata l’assidua collaborazione dello stesso regista, la sua testimonianza diretta, fondamentale per controllare la luce, i contrasti, la luminosità. Si è partiti dal negativo camera originale, scansionato alla risoluzione di 4K; la correzione digitale del colore è stata effettuata con cura particolare avendo come riferimento una copia d’epoca e il suono originale sottoposto a restauro digitale usando la colonna ottica 35mm originale. Nelle parti aggredite dalla sindrome dell’aceto è stata utilizzata anche una copia positiva.

Le mani sulla città

Il film successivo Le mani sulla città nacque, come disse lo stesso Rosi per “continuare il discorso sul potere iniziato con Salvatore Giuliano. Mettere in evidenza quelle che erano le collusioni tra i vari poteri, tra potere economico e potere politico, rendere chiaro come una città fosse regolata da questo rapporto, da questo intrico di interessi che mescolavano in maniera molto oscura, e anche molto chiara, la politica con l’economia”. Il suo restauro è arrivato in un momento giusto e propizio, per festeggiare nel 2013 i 50 anni dell’anniversario del Leone d’oro del 1963. La cineteca nazionale aveva già da tempo voglia di occuparsi di questo film, per la sua particolare importanza e sua forte risonanza ancora oggi. Lo ha progettato, curato e finanziato con la collaborazione di Société Cinématographique Lyre e Galatea; sono partiti dai negativi originari e due duplicati positivi in buono stato di conservazione, e il negativo di scena è stato acquisito in digitale a 2k.cscLe lavorazioni sono state realizzate presso il laboratorio Cinema Communications Service/Eurolab di Roma con la supervisione della Cineteca Nazionale (in particolare del responsabile per la conservazione e il restauro Mario Musumeci che ha seguito attentamente tutto il lavoro). Un restauro eseguito in modo esemplare; quando Francesco Rosi andò a Venezia a guardarlo ne rimase molto contento. Una “parabola lampante sulla politica come arte della presa di potere”. “Il film non è nato da una storia, è nato da un desiderio razionale di raccontare un conflitto drammatico tra forze politiche diverse, che cercavano la strada per collaborare e per contrastarsi, è nato da un’indignazione tutta razionale e tutta civile contro la distruzione delle coscienze oltre che del volto di una città” – dice sempre Rosi- “Volevo costruire un film su un tema ben preciso: i compromessi del potere economico e politico in una città che cambia fisicamente. Un tale cambiamento fisico corrisponde al mutamento umano. Nella speculazione edilizia non sono negativi unicamente la distruzione di una città e l’aspetto caotico che ne deriva, ma anche la distruzione di una cultura a vantaggio di un’altra ove l’uomo non ha più posto. Si cambia l’uomo, sì.”Rivedere oggi questi film nella sale, non solo arricchisce la consapevolezza della società in cui viviamo e la conoscenza della storia che ci ha accompagnato fino ad ora, ma, ci fa comprendere come le “opere giuste”, sono anche “poemi cinematografici”.
Stefania Miccolis

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