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Abraham Lincoln

Francia. Avanza ancora Le Pen: “All’Eliseo? Sfido Sarko'”

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Il più giovane senatore della storia di Francia è anche il primo senatore della storia del Front National. Si chiama David Rachline, ha appena 26 anni, ed è anche uno dei sindaci frontisti che rappresentano quel cordone di amministratori rampanti e radicali targati “Bleu Marine” che hanno preceduto di poco il 25% di consenso che il partito guidato da Marine Le Pen ha raggiunto alle elezioni Europee. Rachline, a sua volta, è solo di qualche anno più “anziano” di Marion Le Pen, che è la più giovane deputata di sempre dell’Assemblea Nazionale, anche lei targata Fn. Da questo intreccio di storie si capisce bene come – per completare l’appuntamento con la storia – mancherebbe solo il tassello più grande: quell’Eliseo che nel 2017 vedrà come sfidante proprio Marine Le Pen, che con i suoi 49 anni si candiderà a essere se non il più giovane presidente della Repubblica francese (la precederebbe di qualche mese Giscard D’estaigne che di anni ne aveva 48) di certo la prima donna.

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David Rachline, il più giovane senatore di Francia. Eletto nelle liste del Front National

Ciò che riuscì, con tanto di allarme democratico, al padre Jean-Marie Le Pen dopo l’exploit del 2002, e che costrinse la sinistra del Ps a convergere sul gollista Jacques Chirac, potrebbe riaccadere questa volta con la figlia che – secondo i sondaggi – dovrebbe vedersela a un eventuale secondo turno ancora una volta con un candidato dell’Ump: uno tra il rientrante Nicolas Sarkozy, Francois Fillon o Alain Juppé. E sebbene i sondaggi la danno perdente con i candidati dell’Ump, l’effetto choc per la politica francese non è da poco: anche perché l’appeal della destra nazionalista incarnata da Le Pen continua a fare presa su un elettorato sempre più trasversale e in due anni – con l’Ump animato da uno scontro tra correnti – può succedere di tutto.

I perché di un’ascesa e un assillo: dimostrare di essere capace di governare

Incassata la sconfitta della mancata formazione dell’Eurogruppo con la Lega ed altri movimenti eurocritici (che significa anche milioni di euro di fondi perduti), la leader del partito sovranista non si è persa d’animo e non ha cambiato obiettivo: sfidare i socialisti al governo e i neogollisti per l’Eliseo. Una consapevolezza, questa, che continua a montare proprio grazie alle performance discutibili di Francois Hollande e del suo governo da una parte e da un Ump, il partito di centrodestra, che non riesce a interpretare appieno il ruolo di alternativa di sistema.

“Les résultats des élections sénatoriales dépassent nos espérances et illustrent la formidable dynamique du courant patriote”. Formidabile dinamica della corrente patriottica: questo il commento di Marine Le Pen, sobrio e coerente con una strategia di comunicazione che passa, da un lato, con la perseverante campagna di dediabolisation del Front National (portata avanti non senza qualche polemica vivace con il padre Jean-Marie, più attento a preservare l’animus pugnandi della sua creatura) che Le Monde ha riassunto così: “Dare ogni garanzia di rispettabilità, apparire non come quella che fa tremare il sistema, ma installare nello spirito dei francesi l’idea che è nella capacità di governare”.

Dall’altra parte la Le Pen – proprio per evidenziare la nascita di un Fn 2.0 – continua a puntare molto sulla sua sovraesposizione mediatica, sulla linea “green” del movimento (con l’innesto di tanti outsider all’interno del post-ideologico Rassemblement Bleu Marine) e su un uso professionale dei social network. Ciò che non muta, nonostante lo stile, sono i temi di protesta: l’immigrazione, il protezionismo e il contrasto all’euro di impronta tedesca. Ma soprattutto – ha sottolineato un osservatore inedito come l’ex segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti – a fare breccia tra l’elettorato giovanile, gli operai e le periferie francesi è stato anche lo spostamento dell’asse da un liberalismo datato (che faceva del Fn un partito simile ai soggetti dell’estrema destra del centro-nord Europa) a un’impronta sociale che ha scavalcato la dicotomia destra-sinistra: “Il conflitto si è spostato – ha analizzato Bertinotti -. Non è più tra destra e sinistra ma tra alto e basso. Su questo ha ragione Marine Le Pen che deve il suo successo alla comprensione di questo cambiamento”.

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In vista delle elezioni per l’Eliseo lo scontro potrebbe essere tra Marine Le Pen e l’ex presidente Nicolas Sarkozy

“Datemi da sfidare Sarkozy”

Per il momento, con l’ingresso dei primi due senatori del Fn nella sua storia (l’altro eletto è Stephane Ravier), Marine Le Pen si gode un’altra vittoria dal forte valore simbolico: perché l’ingresso nella Camera Alta significa che non ci sono più luoghi dove il suo partito non sia ammesso. Un viatico per quella “normalizzazione” che non procede, come abbiamo visto, con cambi di direzione programmatici o “annacquamenti” ma con uno svecchiamento delle strategie di comunicazione e di intercettazione del disagio popolare.

E in vista dell’appuntamento più importante per la democrazia transalpina madame Le Pen ha espresso la sua personale preferenza sullo sfidante nella corsa all’Eliseo: proprio l’ex presidente Nicolas Sarkozy. “Io spero che torni – ha spiegato -. È l’avversario ideale: ha un bilancio pessimo, proporrà le stesse soluzioni di Hollande, e se tornerà i francesi si ricorderanno delle ragioni per cui l’hanno cacciato”. Scontato, a suo avviso, il fatto che per i socialisti non ci sarà scampo: “Centrodestra e sinistra portano avanti la stessa politica; sono entrambi i rivenditori al dettaglio di un unico grossista, l’Unione Europea; la Francia invece ha bisogno di me”.

Antonio Rapisarda

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