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Il miglior modo per predire il futuro è inventarlo.

Alan Kay

Gli uomini che credono nelle donne

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pubblicità progressoCi sono uomini che credono nelle donne? Moltissimi, ma fanno notizia solo quelli che discriminano e che, già che ci stanno, si liberano efferatamente di una compagna che non li vuole più. Oggi, invece, parliamo della prima categoria. Un uomo che crede nelle donne è certamente Alberto Contri, docente di Comunicazione sociale alla Iulm, l’Università privata di Lingue e Comunicazione di Milano, una carriera densa di bei traguardi come manager, amministratore delegato e presidente di importanti multinazionali di Comunicazione e Pubblicità; altra tappa, i quattro anni nella trincea del CdA della Rai. Perché dico che Alberto Contri crede nelle donne? Perché già in casa ha l’esempio di una donna eccellente, la sorella Fernanda, prima donna ad essere nominata Giudice Costituzionale. E poi, nella sua qualità di Presidente della Fondazione ‘Pubblicità Progresso’, Alberto ha voluto, fortemente voluto, dedicare una campagna istituzionale biennale proprio al tema della Parità e contro le discriminazioni femminili.

La campagna si articola in varie declinazioni. Voglio parlarvi di due di esse che mi paiono particolarmente stimolanti. Innanzitutto, ‘The Gender Game’, una sorta di immenso Monopoli in cui studenti, uomini e donne reali, si sfidano a ruoli scambiati. L’idea è di un pool di allievi dell’Università di Padova (Emma Bassan, Elena Bocconcello, Antonio Marchesin, Ilaria Ragona ed Elisa Tumiato) che ha così vinto la sezione Unconventional del concorso promosso dalla Fondazione Pubblicità Progresso ‘On the move 2014’ per divulgare il tema della campagna. Anche se ‘per simulazione’ – e quante lacrime, dolore, frustrazioni si assommano se le situazioni descritte ‘per gioco’ si verificano davvero – ‘The Gender Game’ fa provare agli uomini cosa vuol dire  perdere il lavoro perché aspetti un bambino oppure pulire il pavimento col bebé al collo. Ovvero, nella sfida del multitasking, troppo spesso gli uomini si dimostrano il sesso debole ed il gioco ideato dagli studenti ne dà la prova concreta.

Il sogno di Alberto Contri è quello di replicare pubblicamente in varie città italiane una sfida di ‘The Gender Game’, quasi un moderno ‘Giochi senza frontiere’. Maliziosamente suggerisco che, quando il Ministro Dario Franceschini avrà coronato il suo sogno di  ripristinare l’arena del Colosseo, la sessione romana possa svolgersi proprio là. I pregiudizi sono radicati profondamente e Contri e quelli di ‘Pubblicità Progresso’ ne hanno avuto la prova quando hanno promosso la campagna sociale ‘Punto su di te’, sperimentando una vera e propria delusione sul livello basso che ancor oggi costituisce il comportamento trogloditico di certi uomini ‘spiritosi’.

Immaginate una sventagliata di grandi cartelloni affissi alle fermate dei bus, in cui era fotografato il viso di una donna – solo il viso, nessuna modella scosciata e seduttiva -, con un fumetto di una frase incompleta. Ad esempio: ‘A casa vorrei…’; ‘In ufficio vorrei…’; ‘Alle istituzioni chiedo…’. Il pubblico era invitato a completare la frase. Ebbene: non ce n’era uno, di completamento, che non potesse essere non essere imputato di frase oscena in luogo pubblico, conati di volgarità. Insomma, latenti o palesi, i pregiudizi resistono nel ventunesimo secolo, quasi come nel Medioevo… A fronte di quest’esperienza, la Fondazione ‘Pubblicità Progresso’  ha creato il sito www.puntosudite.it, dove è possibile trovare la campagna antisessista, molti esempi di campagne e spot stranieri, indirizzi e news utili per le donne, ma, soprattutto, vi è la possibilità, cliccando su ‘Intervieni’, di denunciare all’Istituto di Autodisciplina e bloccare una pubblicità che offende la dignità femminile. Inoltre, sul sito è possibile consultare una rassegna stampa quotidiana sugli articoli che riguardano la parità o le gender news.

Annamaria Barbato Ricci

L'Autore

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