"Tutto è fatto per il futuro, andate avanti con coraggio".

Pietro Barilla

Grazie all’Aamod rivive a Roma il cinema Palestinese

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Logo AAMOD con scrittaCiò che manca agli appassionati di cinema è poter vedere film di tutti i paesi del mondo, conoscere la cinematografia di quei luoghi per lo più sconosciuti, perché lontani, e vivere o sognare, preoccuparsi e arrabbiarsi attraverso le immagini dei film. In Italia, ma anche in Europa, è molto difficile che arrivino film da tutto il mondo, se non quelli che hanno raggiunto una qualche eco nei festival. Ma capita che vi siano istituzioni, archivi o fondazioni mossi da profondi valori che siano culturali, politici, di lotta, che siano solo di sensibilità più sviluppata o di forte curiosità e interesse per un determinato popolo o una determinata situazione politica e che cerchino in qualche modo di aiutare a sensibilizzare anche il pubblico che ne è ignaro o ne ha poca conoscenza, proprio per comprendere meglio il mondo che ci circonda e per coinvolgerci. Mi riferisco in questo caso all’Aamod, l’Archivio audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, che organizza dal febbraio 2013 il Cineforum Palestina.

Questo significa che il cinema palestinese arriva anche qui, grazie inoltre a una attenta selezione di film di Monica Maurer, regista che da quarant’anni lavora sulla Palestina e che ha girato nove film sul problema palestinese. Lei chiama il suo un “lavoro politico e cinematografico”, e vanta una lunga attività da quando cominciò da metà degli anni ‘70 fino al 1982 a Beirut con l’Istituto di cinema palestinese. Molti dei suoi film sono stati distribuiti in vari paesi e Maurer è ben conosciuta nell’ambiente di lotta sia politica che culturale. Il tema prioritario è sempre stato di preservare la memoria collettiva audiovisiva ed è per questo che ha lasciato sempre una copia dei suoi film all’Aamod, per custodirli e diffonderli. I suoi rapporti con l’Archivio risalgono sempre agli anni ’70, quando ancora non esisteva, ma l’Unitelefilm, la casa di produzione del Pci, che produceva pellicole soprattutto di lotta politica e sociale, e Maurer lavorava per la televisione tedesca con film sulla contro informazione e sui Cine-giornali Liberi di Zavattini.

Dopo aver lavorato per tantissimi anni con il cinema palestinese, ha accumulato le conoscenze con i suoi registi e con il suo mondo cinematografico; ora all’Archivio, ogni primo giovedì del mese dal febbraio 2013 viene proiettato un film palestinese o un documentario o un film a soggetto. “Quando sono stata eletta nel consiglio di amministrazione dell’Archivio – sottolinea Monica Maurer – era convinzione fosse importantissimo creare iniziative per coinvolgere sempre più persone, perché fosse un archivio vivo e non solo di conservazione, con una assidua divulgazione del patrimonio che possiede e dei temi che si trattano. Nel mio caso il tema includeva la Palestina”. E così insieme alla Rete romana di Solidarietà con il popolo palestinese che ingloba una decina di organizzazioni, fra cui l’Associazione per la Pace e “Ponte per”, si è costruita una rete proprio per puntare sulla diffusione oltre che sulla salvaguardia di memoria storica. L’Aamod che ha sempre dato molta attenzione alla Palestina e conserva film di valore storico come “La lunga marcia del ritorno” di Ugo Adilardi del 1969, o “Al-Fatah” di Luigi Perelli, sempre del ‘69, ha accolto subito la proposta e il progetto di Maurer: “Dopo una discussione su quali fossero i criteri di selezione, salvo eccezioni per situazione di attualità urgente, come per esempio la guerra a Gaza, noi facciamo conoscere la cinematografia palestinese che è molto ampia e diversificata e scegliamo film di livello cinematografico consistente, che di solito non escono nei circuiti cinematografici”. Questo cinema è seguito da un pubblico attento e affezionato, ma potrebbe avere molto più proseliti. La cerchia di persone è cresciuta di volta in volta; sono arrivati alle sessanta, ottanta persone, un pubblico molto variegato e trasversale, giovani o anziani, di tutte le professioni, studenti, ricercatori o professori universitari, ambasciatori, giornalisti, intellettuali, personalità politiche. Molti di loro hanno conosciuto l’archivio così, ed ora è diventato un appuntamento fisso ogni primo giovedì del mese. Purtroppo ciò che riduce considerevolmente le proposte cinematografiche è la sottotitolazione in italiano; comunque i film proiettati all’Aamod vengono scelti in base a date storiche, eventi o situazioni particolari. “Il primo anno, per la diffusione sono andata in giro a portare i film in librerie e università. Un lavoro da militante” – continua Maurer. Si tratta comunque di un progetto no budget, e i registi non possono essere presenti a meno che non siano di passaggio, ma di solito si fa una introduzione o c’è un dibattito alla fine della proiezione con coloro – un ricercatore o critico cinematografico, o professore – che hanno un legame con il tema del film. Da un anno vi è anche un collegamento skype con il regista, il produttore o un protagonista attore.

Inoltre molte sono le collaborazioni con università, associazioni e festival che hanno ospitato piccole finestre “Cineforum Palestina” in rassegne e convegni: il Festival del Cinema Europeo di Lecce; l’Università Roma Tre; la Casa internazionale delle Donne; una iniziativa a Venezia e Mestre “Il cinema senza diritti”, il London Palestine Film Festival, Al Ard (la terra), Film Festival di Cagliari arrivato alla XIII edizione. Con quest’ultimo, di cui Monica Maurer è cofondatrice e madrina, la storia della Palestina è portata fra i giovani nelle scuole, “Palestina in cattedra”; anche a Roma si è tentato di fare un‘esperienza nelle scuole, ma la cosa non ha una continuità. Ma il Cineforum Palestina è comunque parte di un progetto molto più ampio, quello di creare insieme all’Arci di Milano, al Festival Al Aard (ormai alla decima edizione) di Cagliari, all’Associazione Sardegna-Palestina, e all’Associazione Italo-Palestinese di Firenze un database/sito web accessibile a tutti coloro che lavorano sulla questione palestinese attraverso il cinema.

Stefania Miccolis

L'Autore

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